Libri di Francesco Panarelli
Dante a Mezzogiorno. Il Regno di Sicilia nella Commedia
Francesco Panarelli
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2024
pagine: 111
A differenza di Petrarca e Boccaccio, Dante pare non si sia mai spinto a sud di Roma, ma durante l'esilio imparò presto a fare i conti con quanto accadeva nelle corti di Napoli e Palermo. La situazione politica del Regno di Sicilia, diviso tra Angioini e Aragonesi, ma con importanti richiami ai sovrani Altavilla e Svevi, è evocata già nel De vulgari eloquentia e torna più diffusamente nella Commedia. Il volume rilegge le tre cantiche per seguire il dipanarsi e le ragioni del rapporto di Dante con il Meridione d'Italia, con i due Regni che lo occupavano e soprattutto con le dinastie che governarono quei Regni. Il giudizio di Dante si espresse a chiare lettere in celebri terzine, che hanno contribuito a forgiare la secolare valutazione negativa sull'età angioina e sulle sue nefaste conseguenze per il destino del Mezzogiorno italiano e allo stesso tempo a rafforzare l'opinione positiva sui predecessori normanni. Re Roberto i d'Angiò, ad esempio, fu sì colui che coronò il sogno poetico di Francesco Petrarca, ma resta marchiato dalla sarcastica definizione dantesca di “re da sermone”, ovvero sovrano incapace e bigotto.
#farestoria. Una discussione intorno al mestiere di storico
Libro
editore: Edipuglia
anno edizione: 2024
pagine: 234
Canne nel Medioevo. Ricerche e prospettive di indagine
Libro: Libro in brossura
editore: Edipuglia
anno edizione: 2022
pagine: 214
Il volume offre una riflessione organica e multidisciplinare sulla vicenda della civitas medievale di Canne, dalle origini al suo lento declino. Della città vescovile resta oggi uno dei parchi archeologici più importanti d'Italia nel quale il complesso dialogo tra mito annibalico, patrimonio medievale e paesaggio costituiscono un elemento di fascino indiscutibile.
Mirificus Gerardus. Il santo patrono di Potenza fra storia e devozione
Gerardo Lasalvia, Francesco Panarelli, Valeria Verrastro
Libro: Libro rilegato
editore: Zaccara
anno edizione: 2020
pagine: 160
In vino civilitas. Vite e vino nella civiltà d'Europa, dall'antichità all'evo moderno: letteratura, storia, arte, scienza
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2020
pagine: 402
Vite e vino hanno segnato profondamente la storia umana sin dal loro apparire, a quanto pare iniziando il loro viaggio dalle lontane regioni del Nord-Est euroasiatico. Se la loro importanza può essere rivendicata per molte culture, tanto più può esserlo, però, per le regioni mediterranee, dalle quali il dono di Dioniso s'è diffuso per il mondo facendosi elemento di civilizzazione ed, anzi, finendo per caratterizzare la civiltà stessa: l'economia trova vigoroso impulso nella coltivazione della vite e nella produzione della preziosa bevanda, la scienza la studia fin dai suoi albori, spiegandone le virtù terapeutiche e i pericoli. Non manca il vino nelle offerte agli Dèi e ai morti, e poi nell'Eucaristia, mentre la vite che lo genera si fa simbolo di vita eterna: perciò, lunghissima è la teoria delle sue immagini nell'arte. I saggi contenuti nel volume coprono l'arco temporale compreso fra l'VIII a. C. e il XV s., ossia tra la Classicità e il Medioevo, non senza incursioni nella remota preistoria e nel Moderno, ed ancora nella scienza odierna: vi si trattano dunque interessanti problemi di microbiologia e di agronomia, accanto a temi e questioni nella civiltà materiale, schemi culturali, commerci, produzioni e 'promozione' dei territori, disfunzioni e terapie, usi e abusi, miti, occasioni simposiali e rituali, in un progetto interdisciplinare tutto incentrato sulla bevanda — o forse meglio sull'alimento — temibile e desiderabile, che, facendosi 'ponte' di sacertà tra paganesimo e cristianesimo, viaggia con i monaci per tutta Europa, insieme al Vangelo. Il volume riunisce saggi di: Gabriele Archetti (Università Cattolica del S. Cuore di Milano), Béatrice Bakhouche (Université Paul Valéry di Montpellier), Maria Antonietta Barbàra e Paola Colace Radici (ambedue dell'Università dí Messina), Pietro Dalena (Università della Calabria), Carlo Vittorio Di Giovine e Alessandro Dí Muro (Università di Basilicata), Anita Di Stefano (Università di Messina), Simona Gavinelli (Università Cattolica del S. Cuore di Milano), Luciano Landolfi (Università di Palermo), Antonio Lerra (Università di Basilicata), Antonio Macchione (Università della Calabria), Daniele Macris (Liceo Classico Maurolico di Messina), Fabiana Micca (Università di Basilicata), Livia Radici (Università di Lovanio), Elena Santagati e Rosa Santoro (ambedue dell'Università di Messina), Francesca Stroppa (Università Cattolica del S. Cuore di Milano), Renzo Tosi (Università dí Bologna). I saggi di Vitale Nuzzo e compagni, e Patrizia Romano e compagne (tutti dell'Università di Basilicata) propongono i risultati del lavoro di gruppi di ricerca, e così quello di Antonio Pugliese e Annamaria Pugliese (Università di Messina). Infine, Rosa Maria Lucifora è autrice di un saggio e curatrice del volume con Aldo Corcella e Francesco Panarelli (tutti dell'Università di Basilicata). Gli indici sono stati curati da Rosa Mauro e Fabiana Micca (ancora dell'Università di Basilicata).
Il Fondo Santa Lucia (1170-1494). Codice diplomatico di Matera, II
Francesco Panarelli
Libro: Libro in brossura
editore: Congedo
anno edizione: 2018
pagine: 136
Almeno dalla metà del XII secolo nei pressi di luoghi di culto nei Sassi di Matera dedicati alle martiri Lucia e Agata si raccolsero alcune donne ispirate dal desiderio di condurre vita religiosa, tra le quali emerse nel 1208 la figura dell’influente Mattia di Partinico, che, dopo aver riccamente dotato la comunità, ne divenne badessa. È molto probabile che la donna e la chiesa da lei prescelta avessero un legame ancora vivo con la famiglia dell’ammiraglio Maione di Bari, ucciso nel 1160. La comunità così consolidata, di ispirazione benedettina, utilizzò parte delle grotte e dei luoghi di culto disposti tra l’area di Casalnuovo, ove era la chiesa di S. Lucia alle Malve, e l’estremità della Civita, sino a trovare nel corso del XIV secolo una più acconcia sistemazione negli edifici ancora esistenti sul ciglio della gravina al termine dello sperone della Civita. Nel XVIII secolo con grande caparbietà le monache ottennero il trasferimento sul Piano, negli edifici che attualmente ospitano la sede materana dell’Istituto Centrale di Restauro.
Tra Oriente e Occidente. Istituzioni religiose a Barletta nel Medioevo (secoli XI-XV)
Libro: Libro in brossura
editore: Edipuglia
anno edizione: 2018
Il volume ospita gli atti del Convegno internazionale di studi svoltosi nella chiesa di San Domenico a Barletta in occasione dell'Anno Giubilare della Misericordia (2016). Gli Autori riflettono sulla vicenda della Chiesa di Barletta e sulla sua nascita, formazione e crescita durante i secoli finali del Medioevo: l'apporto delle grandi esperienze canonicali e militari di Terrasanta, la sistemazione e il radicamento dei grandi ordini monastici e conventuali maschili e femminili, il rapporto consolidatosi nel tempo con i canonici di San Giovanni in Laterano a Roma, la riottosità del clero, espressione di una solida élite militare e burocratica fortemente radicata sul territorio e largamente beneficiato dalla Corona siciliana, la particolarità della presenza di più sedi episcopali (tranese, cannese e nazarena) operanti in un unico contesto urbano. Attraverso un'attenta rilettura delle fonti, in molti casi inedite, si ricostruisce la vicenda di una chiesa cittadina dalle forti tensioni autonomistiche, mai fino in fondo realizzate.
Alle fonti della Basilicata medievale: edizioni, progetti, cantieri
Libro: Libro in brossura
editore: Adda
anno edizione: 2017
pagine: 344
Tornare a discutere della situazione delle fonti per lo studio della Basilicata medievale: questo è l’obiettivo delle relazioni presentate durante un Seminario di studi tenuto a Lagopesole nel marzo 2016 e qui raccolte in volume. Lo spettro tipologico proposto si apre anche alle fonti narrative, come pure a quelle sempre più ricche e promettenti di ambito artistico ed archeologico, in modo da fornire (e aggiornare) un quadro stimolante e a tratti anche provocatorio, mostrando limiti e potenzialità di un contesto di storia regionale che non può che avvantaggiarsi da una collocazione in una prospettiva di storia generale in grado di affrancarlo da un atteggiamento spesso acquiescente e passivo nei confronti della tradizione e del cliché di una regione immobile nel tempo. Da questo discende in parte la mancata pubblicazione dei fondi conservati in originale negli archivi lucani – sopravvissuti al concentramento, con imprevista distruzione, nell’Archivio di Stato di Napoli – e fuori regione, o di quanto in tempi diversi è stato trascritto da originali oggi perduti. Tanto più opportuna appare la ponderata riflessione sullo stato dell’arte qui proposta, pensata e programmata come solida base per un lavoro di edizione e scavo che presenta ancora notevoli margini di incremento.