Libri di Francesca Arena
Le parole fanno il solletico
Daniel Pennac, Stefano Bartezzaghi
Libro: Libro in brossura
editore: Salani
anno edizione: 2025
pagine: 176
Tutti sappiamo che ‘buttare un occhio' o ‘chiudere il becco' non significa necessariamente lanci di globi oculari che volano da una parte all'altra della stanza e che, anche volendo, non potremmo chiudere il becco, che sia con chiodi o supercolla, semplicemente perché non lo abbiamo. Sono ovviamente modi di dire. Ma cosa succederebbe se facessimo finta? Lollo, che ha sempre ‘la testa per aria' dovrebbe recuperarla dal soffitto con una scopa, e quando la zia Frignola (sì, si chiama proprio così, è proprio il suo nome di battesimo!) si scioglie in lacrime – e credetemi, succede spesso – tutta la famiglia dovrebbe accorrere con stracci, scopettoni e mocio e asciugare quella grande pozza dal pavimento... Tante storie surreali e divertentissime per ridere insieme alla famiglia più buffa del mondo, e per buttare – appunto – un occhio sui giochi che si possono fare con i modi di dire e la nostra lingua. Se poi chi ce le racconta sono un magistrale scrittore che si chiama Daniel Pennac e un genio delle parole come Stefano Bartezzaghi, non possiamo che farci coinvolgere dal loro gioco scanzonato, divertente e appassionante. Età di lettura: da 9 anni.
Berlino. The passenger. Per esploratori del mondo
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2019
pagine: 192
«Berlino è troppo grande per Berlino» è il curioso titolo di un libro del flàneur Hanns Zischler che scherza sulla bassa densità abitativa di questa città policentrica così estesa: una delle ragioni per cui la sensazione che suscita è quella di libertà e «spazio». Ma «Berlino è troppo grande per Berlino» anche in senso più ampio: come convivere e tenere viva la fiamma di un mito così ingombrante come «Berlino, città di tendenza»? Per capirlo è necessario un viaggio alle sue origini, gli anni Novanta, quando il tempo sembrava essersi fermato: cicatrici della guerra ovunque, stufe a carbone, palazzi fatiscenti, minimarket spartani, mai una casa che avesse l'ascensore e un citofono funzionante. Visitarla era un'esperienza allucinogena, un viaggio nel passato e nel futuro allo stesso tempo, quando una gioventù curiosa sembrava aver fatto proprio - ribaltandolo in positivo - il famoso aforisma di inizio Novecento di Karl Scheffler: «Berlino è condannata per sempre a diventare e mai a essere.» La ricerca della rovina abbandonata, la caccia al cimelio del mercatino, le feste illegali negli scantinati oggi non ci sono più. Quell'epoca di archeologia urbana è finita per sempre: quasi tutti i palazzi sono stati ristrutturati, le case occupate sgomberate e i negozi con il tipico arredamento Ddr hanno chiuso. Senza più ferite del passato il corpo della città è forse meno drammatico ma di certo è più forte, sano. Anche gli abitanti hanno perso qualcosa di quello struggimento, di quella vena romantica e autodistruttiva, e oggi c'è perfino chi viene a Berlino per lavorare e non solo per «creare» o semplicemente oziare. Ma Berlino rimane una città giovane, che non si attacca morbosamente a un passato «povero e sexy» e i cui unici feticci intoccabili sono una multiculturalità che non accetta compromessi e un futuro che è sempre tutto da scrivere. Anzi, per citare uno che la conosce bene, Berlino è e sempre sarà «potenziale puro».
Potevo essere Giorgia. Autocritica di una ragazza di sinistra
Francesca Arena
Libro: Libro in brossura
editore: Rizzoli Lizard
anno edizione: 2023
pagine: 144
Evelina è convinta di essere di sinistra: vota Pd, è antirazzista, sostiene la comunità lgbtqi+ e, in generale, crede di essere una cittadina esemplare. Una sera, però, grazie a un innocente gioco tra amici, scopre cosa pensa davvero di lei chi le sta intorno: è uguale a Giorgia Meloni. Perché rinfacciare un’accusa simile proprio a Evelina e non a quell’amica che sfila a tutte le manifestazioni, ma non è mai andata a votare? O a quella che vota comunista, ma si lamenta perché la scuola pubblica è piena di bambini stranieri? Da quell’istante, Evelina comincia a fare autocritica, accompagnata da un improbabile spirito guida: Giorgia Meloni. Parlando con il presidente del Consiglio, capisce che spesso i nostri ideali rispecchiano il modo in cui ci vediamo e non quello in cui ci comportiamo. Grazie a una confessione che ricorda I frustrati di Claire Bretécher e Passionella di Jules Feiffer, Francesca Arena offre un lucido ritratto dell’attuale classe dirigente e ride senza pietà della nostra disperata voglia di essere quello che non siamo.