Libri di Vincenza Perdichizzi
Testi e avantesti alfieriani
Vincenza Perdichizzi
Libro: Libro in brossura
editore: Fabrizio Serra Editore
anno edizione: 2018
pagine: 186
L’autrice ha raccolto qui una serie di contributi apparsi in riviste, in volumi collettivi e atti di convegno dal 2004 al 2018, accomunati dal soggetto alfieriano e dall’approccio genetico, in continuità con altre ricerche sull’apprendistato poetico di Vittorio Alfieri. I saggi sono stati emendati, aggiornati, ampliati e, in alcuni casi, consistentemente rielaborati rispetto alla prima versione. Alcuni si concentrano sull’opera teatrale dell’Alfieri, sui suoi rapporti con la tragedia antica e con quella francese del tempo e sul modello eroico da lui formulato. L’importanza del modello petrarchesco, in primis del Petrarca civile, gli studi sul Canzoniere, gli scritti e il dibattito sulla lingua e, infine, la "Vita", una delle più belle autobiografie del secolo, scritta a Parigi nel 1790, sono altri temi oggetto di studio.
Studi sul teatro di Sette e Ottocento
Vincenza Perdichizzi
Libro: Libro in brossura
editore: Fabrizio Serra Editore
anno edizione: 2018
pagine: 140
Nel volume l’autrice raccoglie una serie di contributi di argomento teatrale apparsi in atti di convegno e volumi collettivi dal 2003 al 2018. I saggi sono stati ampliati, emendati e aggiornati. Si va dagli studi sulle opere e i vari aspetti delle rappresentazioni teatrali di Carlo Gozzi e Vittorio Alfieri alla produzione sacra di Metastasio; dal confronto fra Alfieri e il suo predecessore Metastasio alla scoperta del teatro di età classica effettuata nel Settecento; per arrivare infine allo studio dell’opera di Giambattista Niccolini, autore vissuto in Toscana nella prima metà dell’Ottocento che alternò a composizioni originali di argomento patriottico traduzioni dell’opera di Eschilo e Euripide e che riversò contenuti pienamente romantici in schemi legati strettamente al neoclassicismo.
Estratti e traduzioni dalle tragedie senecane
Vittorio Alfieri
Libro: Libro in brossura
editore: Fabrizio Serra Editore
anno edizione: 2015
pagine: 196
A 26 anni, scoperta la vocazione poetica, Vittorio Alfieri partecipa all'agone tragico che impegnava i letterati italiani fin dall'inizio del secolo per colmare il vuoto avvertito nel genere più prestigioso, la tragedia, privo di modelli illustri e dunque incapace di competere con il teatro francese del Grand Siècle, paradigma su cui seguitava ad esemplarsi la tragedia classicista settecentesca. Rifiutando la lingua e la cultura francese, Alfieri si volge soprattutto ai classici per impadronirsi degli strumenti dell'officina poetica. La tragedia senecana costituisce dunque il principale "soccorso per la lettura teatrale", tanto da motivarlo a riprendere lo studio del latino. Gli estratti dalle tragedie di Seneca che qui si presentano (con ampia introduzione e commento) sono contenuti nel ms. Laurenziano Alfieri 4. Il manoscritto è composto da 102 cc., numerate a mano in alto a destra, e contiene scritti autografi eterogenei, cronologicamente distanziati. Le tragedie del corpus senecano riprodotte sono nell'ordine in cui si presentano: Thebais (ovvero Phoenissae, cc. 2-4), Medea (cc. 5-10), Thyestes (cc. 11-18), Oedipus (cc. 19-25r), Agamemnon (cc. 25v-33r), Troades (cc. 33-43r), Hippolytus (ovvero Phaedra, cc. 43v-51), Octavia (cc. 51v-56r).
Alfieri
Arnaldo Di Benedetto, Vincenza Perdichizzi
Libro: Libro in brossura
editore: Salerno Editrice
anno edizione: 2014
pagine: 315
Di formazione internazionale, Vittorio Alfieri fu uno dei massimi poeti e intellettuali europei della fine del XVIII secolo, e il suo valore fu ampiamente riconosciuto in Europa tra Sette e Ottocento. Goethe fece tradurre e rappresentare a due riprese il suo capolavoro: Saul (opera, scrisse Sismondi, "completamente diversa da tutte le altre tragedie d'Alfieri"). Puskin riecheggiò un luogo del "Filippo" in una sua lirica, e citò un passo di "Del Principe e delle Lettere" in una lettera scritta in difesa d'un decabrista. Byron e Landor videro in lui un modello di scrittura teatrale. "La Vita", ancora apprezzata da Aldous Huxley, è la più bella autobiografia scritta in lingua italiana nel Settecento: "piedestallo che il grande tragico predispose per farvi collocare la sua statua", scrisse Eugenio Montale. E un eccellente documento diaristico è il suo "Giornale". La sua carriera intellettuale e artistica e inseparabile dal contesto culturale e politico europeo: la svolta post-illuminista; l'innovativo, radicale, e al suo interno variamente orientato, neoclassicismo; gli scuotimenti politici che agitarono il Vecchio continente; la formazione delle ideologie nazionaliste. Se hanno perso attualità le sue scelte politiche, i suoi atteggiamenti profetici, la sua stessa poetica, resta viva la sua non facile poesia. Gli autori tratteggiano l'opera alfieriana senza tralasciare gli scritti minori.
L'apprendistato poetico di Vittori Alfieri. Cleopatraccia, traduzionaccie, estratti, postille
Vincenza Perdichizzi
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2013
pagine: 465
Dopo aver fissato nell'edizione Didot il corpus ufficiale delle sue tragedie, Alfieri scrive la propria autobiografia, incentrata sulla tardiva scoperta e sulla progressiva attuazione della vocazione poetica. L'opera si configura come un'epopea linguistica, il cui protagonista, originario di una regione culturalmente periferica e francofona come il Piemonte, supera le difficoltà iniziali per impossessarsi del toscano e degli strumenti dell'officina letteraria, stabilendo la sua dimora nella patria della tradizione poetica: Firenze. Seguendo le indicazioni della Vita, questo saggio esamina gli anni dell'apprendistato di Alfieri, analizzando i primi esperimenti tragici, "nati in veste spuria", e le traduzioni, le postille, gli estratti editi ed inediti, al fine di ricostruire le tappe del percorso che culmina nella Didot. Lo studio dei poeti del canone (Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso), spesso mediato dalla critica settecentesca, si accompagna a quello di modelli rimossi, come Marino, e di antimodelli, come Racine e Metastasio. Sulla composizione della biblioteca interiore di Alfieri, con i suoi scarti e le sue riscritture, agiscono le stesse istanze che permeano la sua produzione tragica, sospesa tra la solennità epica e il ripiegamento lirico, e il suo stile, esito di un difficile compromesso tra equilibrio classico e dismisura sublime.