Libri di Rossella Menna
Qualcosa di sé. Daria Deflorian e il suo teatro
Rossella Menna
Libro: Libro in brossura
editore: Luca Sossella Editore
anno edizione: 2023
pagine: 252
“Io non volevo il successo, ma la gloria” racconta con ironia Daria Deflorian. È l’ambizione smodata e coraggiosa di chi l’arte la scopre da sé e non per cultura famigliare. Di chi non la dà mai per scontata e la mette alla prova ogni giorno, perché ogni giorno deve valerne la pena. L’insopprimibile desiderio di stare al mondo secondo un principio poetico è il cuore della biografia di una maestra del teatro contemporaneo.
Tre film. Cinque drammaturgie dedicate al cinema
Daria Deflorian, Antonio Tagliarini
Libro: Libro in brossura
editore: Luca Sossella Editore
anno edizione: 2022
pagine: 222
Il libro raccoglie cinque testi teatrali ispirati agli spettacoli che Daria Deflorian e Antonio Tagliarini hanno dedicato ad alcune figure eccezionali dell’immaginario cinematografico: la giovane aspirante attrice di Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli; i due vecchi ballerini che finiscono in un reality televisivo protagonisti di Ginger e Fred di Federico Fellini; la sconvolgente figura di Giuliana, interpretata da Monica Vitti, nel capolavoro Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni. I testi non riprendono le sceneggiature, dialogano liberamente con i film mentre chiamano in causa il nostro presente. E riportano in vita figure intense e toccanti, antieroiche e sempre in bilico: Adriana, Giuliana, Pippo e Amelia raccontano l’Italia che fatica a comprendere e assorbire gli imperativi della modernizzazione. Con la leggerezza della scrittura viva del teatro, Deflorian e Tagliarini si portano molto vicini alle sofferenze e alle esitazioni di questi personaggi. Che sono le stesse di tutti noi.
Il cielo non è un fondale
Daria Deflorian, Antonio Tagliarini
Libro: Libro in brossura
editore: Cue Press
anno edizione: 2017
pagine: 55
I sogni, dice il filosofo George Didi-Huberman, ci lasciano soli. Nella solitudine dei nostri sogni gli altri, come attori su un palcoscenico, sono e non sono sé stessi. "Il cielo non è un fondale" parte da un sogno che è a sua volta generato da una canzone. È lì, tra il buio e il corpo della musica che inizia il vero, paradossale lavoro del teatro: sognare gli altri assieme a loro, in uno spazio scenico vuoto che si ingrandisce e si restringe, come l'architettura, a un tempo contratta e smisurata, della nostra mente. Antonio racconta di aver sognato Daria nei panni di una barbona e, pur avendola riconosciuta, di essere passato oltre; quel gesto innesca una ritmica di incontri e di misconoscimenti, di cadute e di incidenti, di parole e di canzoni, scandita da due sentimenti contraddittori: la paura di essere noi stessi l'altro e il desiderio di metterci, per una volta, al suo posto. Ma come conciliare la compassione e un'obesità dell'io che non resiste alla tentazione di sostituire a ogni storia la propria? Alla fine scopriamo, comicamente e tragicamente, l'impossibilità di trasformare la vita quotidiana in una mera idealità. Anche perché «va a finire sempre che la domenica la gente litiga».