Libri di P. Fontana (cur.)
Due casi di parricidio
Voltaire
Libro: Copertina morbida
editore: Manifestolibri
anno edizione: 2011
pagine: 93
I casi giudiziari sono stati spesso nella storia occasione di grandi battaglie civili e ideali. In queste pagine uno dei maggiori filosofi dei Lumi, proprio a partire da due clamorosi processi a sfondo religioso, sviluppa, smontando l'impianto accusatorio, la sua potente argomentazione contro il pregiudizio, il fanatismo, l'intolleranza. II caso con cui si cimenta Voltaire in questa sua appassionata arringa è quello di Paul Sirven, calvinista francese, accusato nel 1762 di avere ucciso la figlia, che invece si era suicidata per le persecuzioni subite dai cattolici, e condannato a morte in contumacia dal tribunale di Tolosa. Voltaire si batté per dimostrare la sua innocenza e nel 1769 riuscì a ottenere l'annullamento della sentenza. Come aveva fatto nel 1765 per Jean Calas, che nel frattempo era già stato giustiziato e alla cui memoria Voltaire dedicò la sua opera forse più famosa e influente, il Trattato sulla tolleranza, di cui questo testo, qui tradotto per la prima volta in italiano, costituisce un complemento e una prosecuzione.
Contro la pena di morte
Victor Hugo
Libro: Copertina morbida
editore: Abramo
anno edizione: 2003
pagine: 149
Apologia degli ebrei
Zalkind Hourwitz
Libro
editore: Medusa Edizioni
anno edizione: 2006
pagine: 80
Documento storico di particolare limpidezza e modernità, questo testo è una testimonianza di quanto la questione ebraica fosse un tema centrale nella cultura e nella politica europea all'alba della Rivoluzione Francese, all'alba cioè di tutto ciò che di "europeo" e di "moderno" riconosciamo al giorno d'oggi. Scritto nel fatidico 1789, come risposta a un'inchiesta accademica, questo testo affronta punto per punto tutti i pregiudizi che nonostante l'Illuminismo, e forse proprio a causa di questo, funestavano a quel tempo le opere e i giorni degli Ebrei di Francia e di altri Stati. Con tono asciutto, ma non privo di pathos e di indignazione, l'autore, un ebreo "illuminato" di origini aschkenazite, mira soprattutto a confutare la giudeofobia di matrice voltairiana, sorta in ambito colto, colpevole di aver trasformato gli ebrei nei capri espiatori della crisi dell'epoca. Ribadendo la necessità della tolleranza reciproca, al fine di vivere felici, anticipando in modo sorprendente quella che sarà la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, Hourwitz lancia una provocazione anche alla condizione attuale, che vede nell'intreccio di culture migranti una delle sue criticità più esposte.