Libri di Marino Barovier
1932-1942. Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia
Libro: Libro rilegato
editore: Marsilio Arte
anno edizione: 2025
pagine: 448
Nel 1932 la costruzione del padiglione Venezia dedicato alle arti decorative, nei Giardini della Biennale, rappresentò un momento di svolta per la storia del vetro di Murano che da questa data ebbe un proprio spazio espositivo all’interno della mostra internazionale d’arte. Le fornaci poterono avere così una vetrina privilegiata dove presentare periodicamente le loro creazioni più recenti o i modelli eseguiti per l’occasione. Il volume prende in esame le esposizioni che si susseguirono nel decennio 1932-42, dall’inaugurazione del padiglione Venezia fino alla XXIII Biennale, l’ultima prima della sua interruzione dovuta alla Seconda guerra mondiale. Dal suo inizio l’attività espositiva contribuì al rilancio di un settore come quello vetrario che aveva risentito pesantemente degli effetti della crisi economica internazionale e favorì il confronto tra le fornaci e tra queste e il mondo dell’arte. Furono anni di grande creatività e di sperimentazioni sulla materia e sui colori sia attraverso la rivisitazione di antiche tecniche, sia attraverso la messa a punto di nuove lavorazioni. Numerose furono le fornaci e le ditte che parteciparono in questi anni alla manifestazione veneziana, tra cui: AVEM, Barovier (poi Ferro Toso-Barovier e Barovier-Toso & C.), Barovier Seguso & Ferro (poi Seguso Vetri d’Arte), Cirillo Maschio, Moretti Ulderico & C., S.A.I.A.R. Ferro Toso & C., S.A.L.I.R., Salviati & C., Successori Andrea Rioda S.A., Aureliano Toso, Fratelli Toso, V.A.M.S.A., Venini S.A., Zecchin Martinuzzi. Tra i protagonisti attivi nelle varie fornaci di questa fertile stagione muranese vanno ricordati tra l’altro: Carlo Scarpa, Guido Bin (Mario De Luigi), Ercole Barovier, Flavio Poli, Dino Martens, Vittorio Zecchin, Franz Pelzel ecc. Frutto di un’approfondita ricerca bibliografica e documentaria nell’Archivio Storico della Biennale e in archivi pubblici e privati, il catalogo documenta con foto d’epoca, disegni e documenti, spesso inediti, quanto venne esposto nelle sei edizioni. Un’accurata selezione di 160 opere, illustrate da tavole fotografiche, testimonia la notevole qualità di questa straordinaria produzione.
1932-1942. Murano glass and the Venice Biennale
Libro: Libro rilegato
editore: Marsilio Arte
anno edizione: 2025
pagine: 448
Nel 1932 la costruzione del padiglione Venezia dedicato alle arti decorative, nei Giardini della Biennale, rappresentò un momento di svolta per la storia del vetro di Murano che da questa data ebbe un proprio spazio espositivo all’interno della mostra internazionale d’arte. Le fornaci poterono avere così una vetrina privilegiata dove presentare periodicamente le loro creazioni più recenti o i modelli eseguiti per l’occasione. Il volume prende in esame le esposizioni che si susseguirono nel decennio 1932-42, dall’inaugurazione del padiglione Venezia fino alla XXIII Biennale, l’ultima prima della sua interruzione dovuta alla Seconda guerra mondiale. Dal suo inizio l’attività espositiva contribuì al rilancio di un settore come quello vetrario che aveva risentito pesantemente degli effetti della crisi economica internazionale e favorì il confronto tra le fornaci e tra queste e il mondo dell’arte. Furono anni di grande creatività e di sperimentazioni sulla materia e sui colori sia attraverso la rivisitazione di antiche tecniche, sia attraverso la messa a punto di nuove lavorazioni. Numerose furono le fornaci e le ditte che parteciparono in questi anni alla manifestazione veneziana, tra cui: AVEM, Barovier (poi Ferro Toso-Barovier e Barovier-Toso & C.), Barovier Seguso & Ferro (poi Seguso Vetri d’Arte), Cirillo Maschio, Moretti Ulderico & C., S.A.I.A.R. Ferro Toso & C., S.A.L.I.R., Salviati & C., Successori Andrea Rioda S.A., Aureliano Toso, Fratelli Toso, V.A.M.S.A., Venini S.A., Zecchin Martinuzzi. Tra i protagonisti attivi nelle varie fornaci di questa fertile stagione muranese vanno ricordati tra l’altro: Carlo Scarpa, Guido Bin (Mario De Luigi), Ercole Barovier, Flavio Poli, Dino Martens, Vittorio Zecchin, Franz Pelzel ecc. Frutto di un’approfondita ricerca bibliografica e documentaria nell’Archivio Storico della Biennale e in archivi pubblici e privati, il catalogo documenta con foto d’epoca, disegni e documenti, spesso inediti, quanto venne esposto nelle sei edizioni. Un’accurata selezione di 160 opere, illustrate da tavole fotografiche, testimonia la notevole qualità di questa straordinaria produzione.
Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia. 1912-1930
Libro: Libro rilegato
editore: Skira
anno edizione: 2024
pagine: 424
La presenza del vetro muranese alla Biennale di Venezia risale ai primi del Novecento quando, seppure in maniera episodica, alcuni preziosi e fragili manufatti cominciarono ad essere esposti alla manifestazione. È però dagli anni dieci che il vetro inizia a figurare con continuità, come oggetto "autonomo", nel padiglione centrale che dal 1912 al 1930 accoglierà opere in vetro muranese nelle sue sale. Solo dal 1932, con la costruzione del padiglione Venezia, il vetro e le arti decorative avranno una sede dedicata all'interno dei Giardini. Il volume prende in esame questo importante periodo durante il quale il vetro muranese trova progressivamente spazio all'interno della mostra veneziana prima attraverso gli artisti che scelsero di impiegare questo materiale per le loro opere, poi con le vetrerie che, in alcuni casi, si avvalsero della creatività di pittori e scultori. Frutto di una approfondita ricerca bibliografica e documentaria nell'Archivio Storico della Biennale e in archivi pubblici e privati, il catalogo illustra con foto d'epoca, disegni e documenti, spesso inediti, quanto venne esposto nelle varie edizioni. Tale produzione viene esemplificata, inoltre, attraverso una accurata selezione di oltre 130 opere di artisti e vetrerie protagonisti di un momento storico che segna l'ingresso di un'arte cosiddetta minore nel mondo delle arti maggiori: dai vetri di Hans St. Lerche, a quelli di Vittorio Toso Borella e di Teodoro Wolf Ferrari e Vittorio Zecchin, dai connubi di ferro e vetro di Umberto Bellotto ai vetri incisi di Guido Balsamo Stella e, ancora, dai vetri della V.S.M. Cappellin Venini e C., della M.V.M. Cappellin e C., su disegno di Vittorio Zecchin, a quelli della V.S.M. Venini e C., su disegno di Napoleone Martinuzzi, e a quelli della Vetreria Artistica Barovier.
Venini luce 1921 - 1985
Libro: Libro rilegato
editore: Skira
anno edizione: 2022
pagine: 640
L'attività della vetreria Venini nel campo dell'illuminazione, dalla piccola alla grande scala, in un excursus attraverso gli interventi più significativi. Un ambito rilevante della produzione vetraria muranese è rappresentato dall'illuminazione sia per uso domestico che per grandi ambienti pubblici e privati, dai palazzi ministeriali agli uffici postali, dai teatri agli alberghi. La Venini si è distinta con risultati ragguardevoli anche in questo settore grazie alla sua capacità di costante aggiornamento e alla sua caratteristica apertura verso il mondo del progetto, aspetti questi che l'hanno fatta diventare un punto di riferimento per i più importanti architetti sia del panorama nazionale sia internazionale. Il volume, che copre un arco temporale dal 1921 al 1985, illustra il lavoro della vetreria nel campo dell'illuminazione, dalla grande alla piccola scala, tracciando un excursus attraverso gli interventi più significativi. Più di cinquecento schede, corredate da un considerevole apparato iconografico per lo più inedito, documentano un'attività incessante fatta di numerosi progetti di rilievo storico e culturale, tra cui quelli in collaborazioni con Angiolo Mazzoni negli anni trenta, la realizzazione del velario di Palazzo Grassi a Venezia nel 1951, la grande installazione di Carlo Scarpa per Italia 61 a Torino, il teatro di Fulda in Germania nel 1978 etc. Un'accurata selezione di opere racconta invece la trasformazione delle lampade Venini, della loro forma e della loro materia: dalla raffinata rielaborazione del tradizionale lampadario a bracci ai nuovi apparecchi a elementi modulari, da Vittorio Zecchin a Carlo Scarpa, da Massimo Vignelli a Ludovico Diaz de Santillana. Il volume, con materiali provenienti dall'archivio storico Venini per lo più inediti, è corredato inoltre da un ricco apparato documentario, composto da un consistente corpus grafico (disegni di catalogo, disegni preparatori per il Catalogo Blu e le pagine del Catalogo Rosso), per un totale di oltre quattrocento immagini che contribuiscono a narrare la straordinaria storia della Venini.
Toni Zuccheri alla Venini
Libro: Libro rilegato
editore: Skira
anno edizione: 2022
pagine: 260
Nato a San Vito al Tagliamento (Pordenone), ma veneziano d'adozione, Toni Zuccheri (1936-2008) si forma alla scuola del padre Luigi, pittore animalista, frequentando poi l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia dove si laurea nel 1968. Ancora studente alla fine del 1961 giunge alla Venini - in sostituzione del padre - per la progettazione di un bestiario in vetro che Ludovico de Santillana voleva realizzare dando corso a un'idea di Paolo Venini, cui egli era succeduto nella direzione dell'azienda. Inizia così in modo quasi fortuito una collaborazione destinata a protrarsi nel tempo seppur in maniera discontinua. In una fase "iniziale", anche con l'appoggio di Ginette Gignous Venini, vedova di Paolo, Toni Zuccheri ha la possibilità di prendere confidenza con il vetro muranese, materia che lo affascinerà tutta la vita. Artista di grande curiosità e inventiva, egli si dedica con passione alla ricerca e alle sperimentazioni acquisendo nel tempo una notevole dimestichezza sia con le tecniche di lavorazione a caldo sia con quelle a freddo, instaurando rapporti proficui con i vari reparti della vetreria (fornace e moleria). Nascono così serie di vetro come quelle esposte alla Biennale di Venezia del 1964, dove è evidente una prima riflessione sulla trasparenza e sul colore (Crepuscoli e Giade). Accanto ad esse vengono esposte le anatre in vetro policromo insieme a inediti animali da cortile di in vetro e bronzo (tacchino e faraone) in breve pubblicati sulle pagine di "Domus", insieme alla celebre upupa, dalle innumerevoli penne eseguite a caldo e dalla valenza scultorea. Questo stesso periodo è segnato anche dalla collaborazione tra Gio Ponti e la vetreria, alla quale l'architetto milanese si era rivolto per la realizzazione di vetrate con lastre di grosso spessore.
Tapio Wirkkala alla Venini
Libro: Libro rilegato
editore: Skira
anno edizione: 2022
pagine: 268
Tra i maggiori protagonisti del vetro finlandese, Tapio Wirkkala (1915-1985) giunse a Murano nel 1965 chiamato a collaborare con la vetreria Venini dal suo giovane direttore, l'architetto Ludovico de Santillana, che al design nordico guardava con un certo interesse anche in un'ottica di rilancio della produzione a livello internazionale, in linea con l'operare del suocero Paolo Venini, a cui era succeduto. Attivo alla Karhula Iittala dal 1947, Wirkkala si era affermato, in particolare, con una produzione in cristallo di grosso spessore dalle caratteristiche forme organiche che, tra l'altro, aveva ricevuto ampi consensi alle Triennali di Milano del 1951 e del 1954. Quando Wirkkala ha disegnato i suoi primi oggetti per VENINI, a metà degli anni '60, era già una figura di fama mondiale, con progetti di spicco nei vari settori del design. Particolarmente interessato al vetro veneziano e alle sue tecniche di lavorazione, che permettevano possibilità espressive del tutto diverse rispetto a quelle del cristallo nordico, Wirkkala affrontò l'esperienza muranese con entusiasmo, potendo contare anche sulla grande abilità delle maestranze con cui riuscì a stabilire una straordinaria intesa. Questo lavoro intende documentare l'intera opera vetraria di Tapio Wirkkala alla Venini, frutto della contaminazione tra realtà apparentemente antitetiche, un'opera che innestandosi nella tradizione dell'azienda è stata in grado di attualizzarne la produzione con ampie ricadute anche sulla contemporanea vetraria muranese.
Thomas Stearns alla Venini 1960-1962
Libro: Libro rilegato
editore: Skira
anno edizione: 2019
pagine: 238
Alla fine del 1960 Thomas Stearns (1936-2006) giunse a Murano, con una borsa di studio del governo italiano e una Fulbright Travel Grant, per sviluppare le sue ricerche sul vetro, avviate durante gli anni della sua formazione prima alla Vemphis Academy of Art e successivamente alla prestigiosa Cranbrook Academy of Art, Bloomfield Hills, MI. Grazie alla notevole apertura di Ludovico de Santillana - succeduto nella direzione della vetreria a Paolo Venini dopo la sua morte (1959) -, l'artista americano poté sperimentare le potenzialità del vetro soffiato avvalendosi della straordinaria perizia di "Checco" Ongaro, unico tra i maestri che si rese disponibile alla realizzazione dei suoi progetti. Durante i due anni di permanenza alla Venini, dove dalla fine del 1961 fu assunto come guest designer, Stearns ebbe la possibilità di dedicarsi alle sue ricerche artistiche, accanto alle quali sviluppò anche serie di carattere commerciale. Egli realizzò opere estremamente originali, spesso distinguibili per le forme asimmetriche e organiche e l'impiego di colori opachi di grande matericità, generalmente accostati al vetro trasparente. Nel 1962, in occasione della XXXI triennale di Venezia, la Venini scelse di presentare anche sei pezzi dell'artista giudicati meritevoli della medaglia d'oro, che però non gli venne assegnata quando si seppe che l'autore non era italiano. Il volume illustra per la prima volta l'intera produzione vetraria di Thomas Stearns, che comprende prove, prototipi, pezzi unici, piccole serie, ma anche manufatti entrati nel catalogo della fornace. Si passa da opere come il celebre "Cappello del Doge" alle suggestive "Facciate di Venezia" per arrivare alla "Sentinella di Venezia", straordinaria scultura in vetro di grande ricchezza policroma che rappresenta l'apice della sua ricerca artistica compiuta a Murano.
Vittorio Zecchin 1921-1926. I vetri trasparenti per Cappellin e Venini
Libro: Libro rilegato
editore: Skira
anno edizione: 2017
pagine: 471
Pittore e artista muranese interessato alle arti decorative, soprattutto ai vetro, Vittorio Zecchin (1878-1947), secondo una prassi allora inedita a Murano, dai 1921 ai 1925 seguì ia direzione artistica deiia vetreria V.S.M. Cappellin Venini & C, fondata nel 1921 daii'antiquario veneziano Giacomo Cappellin e dal neoavvocato milanese Paolo Venini, insieme ad altri soci, con l'intento di proporre una raffinata produzione moderna. In consonanza con le esigenze espresse da Cappellin e Venini, Zecchin ideò soffiati monocromi dalle straordinarie colorazioni e dalle linee classiche ed essenziali. Una simile produzione, che si distingueva nettamente da quella coeva e rispondeva appieno al nuovo gusto del pubblico, segnò una svolta decisiva nel panorama muranese del XX secolo, contribuendo in misura rilevante alla rinascita di questo settore. L'eleganza del disegno, abbinata a cromie suggestive, caratterizzò anche i vetri ideati da Zecchin (tra il 1925 e il 1926) per la M.V.M. Cappellin & C, dove egli operò ancora come direttore artistico dopo la conclusione del sodalizio tra Giacomo Cappellin e Paolo Venini, avvenuta nel 1925. Il volume ricostruisce per la prima volta l'intera produzione di soffiati trasparenti disegnati da Vittorio Zecchin per Cappellin e Veni ni prima, e per il solo Cappellin poi. Si tratta di una successione di circa 900 modelli (dai vasi alle compostiere, dai servizi da tavola ai lampadari) che sono stati individuati grazie a un rigoroso lavoro di ricerca. Il lavoro di Zecchin è illustrato sia da un ricco apparato fotografico realizzato per l'occasione sia da una rassegna di foto d'epoca e di disegni, perlopiù inediti, provenienti dall'Archivio Storico Venini, Murano, dall'Archivio del Centro Studi Vetro, Fondazione Giorgio Cini, Venezia, e dall'Archivio Zecchin Ramani,Trieste.
Murano. Fantasie di vetro
Marino Barovier
Libro: Copertina morbida
editore: Arsenale
anno edizione: 2008
pagine: 60
Carlo Scarpa. Vetri e disegni 1925-1931. Catalogo della mostra (Bologna, 23 novembre 2019-29 marzo 2021)
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Cosimo Panini
anno edizione: 2019
pagine: 119
Una suggestiva esposizione dedicata all'Archivio Carlo Scarpa, di cui, Castelvecchio, nella Torre sud-est, custodisce alcune collezioni grafiche e, in particolare, i disegni relativi al restauro e riallestimento del Museo. Raccolti con lungimiranza dallo storico direttore dei Civici Musei d'Arte Licisco Magagnato negli anni Settanta, i disegni di Scarpa sono diventati, tra il 2002 e il 2013, il nucleo di una più ricca collezione, grazie all'intensa attività del Comitato paritetico di studio per la conoscenza e la promozione del patrimonio culturale legato a Carlo Scarpa e alla sua presenza nel Veneto, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e dalla Regione del Veneto. La Regione, infatti, in quegli anni aveva acquisito parte delle opere grafiche, scegliendo poi l'Archivio Carlo Scarpa di Verona come luogo per la conservazione del fondo proveniente dalla vetreria Cappellin, mentre l'intero archivio professionale dell'architetto è stato acquisito nel 2002 dallo Stato italiano per il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo. L'idea di accostare i vetri del giovane Scarpa ai relativi disegni ha preso forma e concretezza nel 2018, a seguito del convegno di studi La vetreria Cappellin, promosso dal Centro Studi del Vetro della Fondazione Giorgio Cini, nell'ambito del progetto Le stanze del vetro.
Carlo Scarpa. Venini 1932-1947
Marino Barovier
Libro: Copertina rigida
editore: Skira
anno edizione: 2012
pagine: 492
Il volume ricostruisce i quindici anni della collaborazione artistica di Carlo Scarpa con la vetreria Venini, dal 1932 al 1947. Le opere riunite rappresentano una parte significativa dei primi anni della sua attività: spesso prototipi e creazioni uniche, questi pezzi documentano la straordinaria inventiva progettuale di Scarpa e la varietà di tipologie e decorazioni. Ciò è stato possibile grazie a un'appassionata ricerca svolta in particolare presso l'archivio storico della vetreria, che è stato finalmente ritrovato. L'intera produzione disegnata dall'architetto veneziano è illustrata da circa seicento opere suddivise nelle diverse tipologie di vetro - una trentina - impiegate e/o inventate da Scarpa per dare vita alle sue raffinatissime creazioni. Sono vetri a mezza filigrana, sommersi, lattimi, corrosi, tessuti, granulari, murrine, incisi, battuti, pennellate, a fili, nati dalle sue instancabili sperimentazioni sulla materia e il colore. Un inedito materiale documentario, tra cui disegni originali e foto storiche, completa il catalogo ragionato, raccontando con accuratezza uno degli episodi più importanti dell'epoca d'oro del vetro veneziano del Novecento.