Libri di Marco Meli
La Firenze di Winckelmann
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2019
pagine: 240
Gli otto mesi che dal settembre 1758 all’aprile dell’anno successivo Johann Joachim Winckelmann trascorse a Firenze costituiscono un momento felice della sua biografia. Giunto in città su invito di Heinrich Wilhelm Muzell Stosch per stendere il catalogo della raccolta di gemme che il barone Philipp von Stosch, morto il 22 marzo 1757, conservava nel suo appartamento al piano nobile del Palazzo Ramirez de Montalvo in Borgo degli Albizzi, Winckelmann trovava altre cogenti motivazioni per il suo tour fiorentino nel desiderio di conoscere le raccolte granducali e i materiali delle altre collezioni fiorentine e, soprattutto, nella volontà di approfondire lo studio del mondo etrusco e delle sue anticaglie, un tema che, in quegli anni, occupava un posto non secondario nell’officina della Geschichte der Kunst des Alterthums. Attorno a questo tema si sono concentrate le manifestazioni fiorentine che hanno aperto i festeggiamenti internazionali per celebrare il doppio anniversario dei duecentocinquanta anni della nascita a Stendal in Sassonia il 9 dicembre 1717 e dei trecento anni della morte, avvenuta a Trieste il giorno 8 giugno 1768, di Johann Joachim Winckelmann. Le celebrazioni fiorentine hanno visto dapprima la mostra, "Winckelmann, Firenze e gli Etruschi. Il padre dell’archeologia in Toscana", che dal 26 maggio 2016 al 30 gennaio 2017 ha coinvolto presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze un grande concorso di pubblico, e poi il convegno internazionale "Winckelmann, Firenze e gli Etruschi", promosso dall’Università di Firenze, dalla Winckelmann-Gesellschaft Stendal e dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, che, apertosi la mattina del 26 gennaio 2017 nel Salone dei Cinquecento del Palazzo Vecchio, ha visto nei giorni 26 e 27 gennaio un folto gruppo di studiosi italiani, tedeschi, francesi discutere, nell’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana in Palazzo Panciatichi di via Cavour, su Winckelmann e il suo interesse per il mondo etrusco e il suo rapporto con il milieu intellettuale fiorentino, nonché sul riverbero che il pensiero e le opere del sassone conobbero a Firenze e, più in generale, nel Granducato nella seconda metà del XVIII secolo e nel corso delle prime decadi dell’Ottocento. Integrandosi armonicamente con i saggi pubblicati nel catalogo della mostra, vengono ora pubblicate le relazioni presentate nelle varie sedute del convegno.
«Non mi puoi cancellare dalla tua memoria». Lettere 1904-1939
Benno Geiger, Stefan Zweig
Libro: Libro in brossura
editore: Marsilio
anno edizione: 2018
pagine: 160
L’incontro tra i due scrittori Stefan Zweig (Vienna 1881-Petropolis 1942) e Benno Geiger (Rodaun 1882-Venezia 1965), austriaci di nascita, avviene appena varcata la soglia di quel Novecento di cui i due amici nelle lettere che si scambiano nell’arco di 35 anni si fanno rappresentanti sintomatici, ambasciatori presaghi del finire di un’era. Tra la Vienna degli ultimi valzer imperiali e la Venezia degli ultimi carnevali, tra la Berlino di Borgese e la chiassosa, sempre più tentacolare Parigi dei flâneur urbani, tra la Salisburgo del festival, della musica e delle estive occasioni gioiose e la piccola Rodaun di Hofmannsthal si snodano le pagine di un dialogo talvolta esaltato, talvolta esacerbato, esasperato proprio perché collocato sull’estremo bordo di un mondo che va disgregandosi. Due artisti straordinari, un cammino che si intreccia a quello di tutta una generazione di intellettuali, una corrispondenza poco conosciuta, la cui portata deborda dal vasto campo del genere epistolare, che si fa metaletteratura, diario di viaggio, critica letteraria ben al di là delle mode collettive e delle teorie in auge, riflettendo una realtà complessa, eterogenea e mutevole che si avvicina all’essenza della letteratura stessa. Premessa di Marco Meli.
Olimpo dell'apparenza. La ricezione del pensiero di Nietzsche nell'opera di Gottfried Benn
Marco Meli
Libro
anno edizione: 2006
pagine: 306
"L'enigma più grande, il più imperscrutabile dei fenomeni!", scriveva Gottfried Benn nel 1932 all'amico Friedrich Wilhelm Oelze, riferendosi al filosofo e allo scrittore più amato, Friedrich Nietzsche. Non che quest'ultimo sia oscuro e difficile a tal punto da rimanere intangibile nelle sue contraddizioni, anzi. Per tutta la vita Benn ha inteso dialogare con il pensiero di Nietzsche, e in questo si è mostrato in tutto e per tutto figlio del proprio secolo. Ma gli interrogativi intellettuali, dialettici e filosofici che Nietzsche poneva si decantano in Benn nell'esperienza del fare arte intesa quale Erlebnis radicale dell'artista moderno. Lo studio si propone di documentare il percorso di lettura che Benn compie di Nietzsche, evidenziando come tutte le fasi creative e le svolte esistenziali del poeta siano state accompagnate da una lettura sempre presente, approfondita e coinvolgente delle opere del filosofo. All'identificazione con la figura di Nietzsche, accarezzata nei momenti di inquietudine, di solitudine e di crisi, il Benn maturo sa affiancare comunque la sua visione delle cose, una rassegnata ma virile vigilanza del valore dell'opera d'arte, alle soglie della modernità, o della postmodernità che dir si voglia. In tal modo l'ethos dell'artista rimane in Benn testimonianza dell'utopia che anche il vissuto individuale può farsi decisione creativa, gesto che recide, arte.