Libri di Franco Antonucci

Un libro intero di aforismi per penetrare profondamente nel pensiero di pensatori antichi e moderni e riflettere su contenuti, a volte ovvi ma più spesso ardui e provocatorii, Per quanto riguarda gli aforismi miei, o presunti tali, non pretendo che siano considerati tutti farina del mio sacco e d'altra parte anche gli aforismi più famosi e dalle attribuzioni più scontate sono risultati spesso imprevedibilmente smentiti dagli storici. La verità è che sono il frutto della vox populi di una determinata epoca. Spesso potrete constatare che certi concetti nuovi altro non sono che la ripetizioni di vecchi, riproposti semplicemente sotto altri punti di vista in epoche e mentalità cambiate. A questi aforismi sono stati apposti dei commenti che invito anche il lettore ad elaborare negli appositi spazi lasciati appositamente tra gli aforismi delle grandi menti che hanno fatto la storia della filosofia. Per finire mi sono permesso alcuni divertiti, e spero per voi, divertenti giochi di parole ispirati soprattutto al suono, più che al significato delle parole. In conclusione un libro da assorbire senza fretta con ca. trecento aforismi: cento miei? Cento dei tre più grandi filosofi dell'antica Grecia e i rimanenti di tre grandi uomini del secolo scorso.

Finalmente sgomberate del tutto le adombrate allusioni, che le date storiche sembravano avallare, volte ad infangare il prestigio di Gioacchino Rossini, uno dei nostri più grandi Operisti, relegato a semplice prestanome di un Wolfgang Amadeus Mozart in fuga dai debiti. Indagando con baldanza tra le pieghe della Storia, senza timori di sorta, ha consentito di valutare anche questa ipotesi. E se le cose non fossero poi andate come ci si aspettava?

I sospetti di Al trovarono conferma quando, un'altra volta che erano a passeggio per Seattle, incontrarono lo stesso uomo che le gridò "Lucille, non vedi come sei finita? Stai con un fallito. Dai su! Ritorna con me" Al era piccolo ma ben piantato e attraversò la strada piazzandosi davanti all'uomo più alto di lui "Qualcosa non va?" Gli domandò il tal Johnny con arroganza "Si. È che non devi mai più rompere le scatole a mia moglie" e da ex pugile gli sferrò un gran diretto che lo lasciò steso a terra. Con noncuranza riattraversò la strada e massaggiandosi le nocche disse a Lucille "Andiamo su. E sai che nuova c'è? Hai dato un nome a "Buster" senza consultarmi e Johnny proprio non mi va. Il mio amico sergente mi ha detto già come fare". Quindi l'11 settembre del 1946 Johnny Allen Hendrix all'anagrafe di Seattle, divenne ufficialmente James Marshall Hendrix, il primo nome di Al e quello di suo fratello Leon che era deceduto nel 1932.

Si poteva divenire schiavi per nascita, per deportazione oppure per aver commesso crimini o per estinguere debiti di famiglia: bambini indesiderati, prigionieri di guerra. Ogni motivo era valido per andare a infoltire l'indispensabile moltitudine di schiavi che già popolava l'Urbe repubblicana e il mondo romano non considerava che questa merce avesse un cuore e un'anima . Al mercato si trovava di tutto: nani, musici, giocolieri, ballerine. Tutti coi piedi tinti di bianco, cicatrici e marchi a fuoco sui corpi con le iniziali "fug" a indicare un fuggitivo, "fur" per ladro, "Kal" per calunniatore. Malmenati e frustati sul posto tra l'indifferenza dei cittadini a sancire la normalità di tale abominio. Le terribili angherie cui quotidianamente venivano sottoposti Spartacus e i suoi compagni di sventura favorirono la nascita e il consolidamento di una confraternita detta "lega degli oppressi". Anche il rudiario Enumao che non era più schiavo, ma ricordava bene gli anni in cui lo era stato, aderì a questa lega che negli anni si allargò sempre più tra la numerosissima popolazione che perennemente subiva vessazioni e ingiustizie dai padroni romani.

Cola il sangue nel potere ovvero una biografia romanzata di Cola di Rienzo. Nella primavera del 1345 la prima campagna elettorale mediatica della storia aveva spaccato Roma. Da una parte le famiglie nobili, "i baroni", e dall'altra Cola di Rienzo, un emergente notaio figlio di un oste e di una lavandaia del quartiere della Regola. Uno spregiudicato avventuriero o il primo vero precursore dell'unità d'Italia? Il comizio del primo "manifesto" al mercato del Campidoglio era stato un grande successo ma ora bisognava allargare la breccia inopinatamente apertasi nelle solide fondamenta del vecchio potere. L'idea di lanciare quella campagna mediatica, si era rivelata vincente. Per la prima volta qualcuno aveva saputo parlare e farsi comprendere dal popolo dell'Urbe che tutti credevano incapace di ragionare. E mai Cola avrebbe immaginato di riuscire seriamente a mettere in pericolo il potere delle onnipotenti famiglie romane, consolidatosi in omnia saecula saeculorum... Ma che senso avrebbe una lettura, mera riproposizione delle tante cronache già scritte? Niente paura, anche qui Franco Antonucci ha saputo inserire tra le pieghe di un'accurata documentazione storica un colpo di scena capace di sorprendere ed accostare al nostro tempo la figura carismatica di questo giovane capopopolo dal fantastico sorriso.

Romanzo di avventure ispirato dall'amore per la natura e per la vita semplice di una volta. Segna l'esordio dell'autore che, colpito improvvisamente da un'emiparesi a sinistra, ha dovuto sospendere l'attività concertistica e si è affidato come fisioterapia all'esercizio della tastiera qwerty e come psicoterapia alle ali di una fantasia inserita in un preciso contesto storico-ambientale pre e post risorgimentale rappresentato in un realtà vivida quasi come trasportati da una fantasmagorica macchina del tempo. Il protagonista, Gasparone, riesumato dai famosi scritti delle "Memorie di Gasbaroni, celebre capobanda della provincia di Frosinone" di Pietro Masi, più che un brigante, è un eroe anticonvenzionale che dopo aver vinto dieci, cento battaglie, perde infine la guerra, ma non l'umanità che lo ha sempre contraddistinto. Prefazione di Fernando Felli.

Romanzo di avventure ispirato dall'amore per la natura e per la vita semplice di una volta. Segna l'esordio dell'autore che, colpito improvvisamente da un'emiparesi a sinistra, ha dovuto sospendere l'attività concertistica e si è affidato come fisioterapia all'esercizio della tastiera qwerty e come psicoterapia alle ali di una fantasia inserita in un preciso contesto storico-ambientale pre e post risorgimentale rappresentato in un realtà vivida, quasi come trasportati da una fantasmagorica macchina del tempo. Il protagonista, Gasparone, riesumato dai famosi scritti delle memorie di Gasbaroni, celebre capobanda della provincia di Frosinone di Pietro Masi, più che un brigante, è un eroe anticonvenzionale che dopo aver vinto dieci, cento battaglie, perde infine la guerra, ma non l'umanità che lo ha sempre contraddistinto.

Il romanzo della fondazione di una società che attraverso tre secoli ha saputo dare tante gioie ed emozioni a tutti i suoi tifosi innamorati che, anche nei periodi bui delle delusioni, non l'hanno mai abbandonata ed hanno potuto gioire delle sue portentose risalite.