Libri di Davide Daolmi
Carmina Burana, una doppia rivoluzione. L'invenzione medievale e la riscoperta novecentesca
Davide Daolmi
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2024
pagine: 300
A partire dagli anni Sessanta del Novecento la restituzione di un medioevo fisico, ritmico e passionale entra nelle sale da concerto. La nuova estetica, in contrasto con molte convinzioni musicologiche, non è estranea ai Carmina Burana di Carl Orff. La critica rimane imbarazzata sia verso Orff sia verso le sperimentazioni della musica medievale. Oggi, meno influenzati dalle ideologie politiche e culturali del secolo scorso, è possibile ripercorrere quella vicenda rivoluzionaria, dalla riscoperta della musica antica alla sua rivisitazione metal. Vi è però alle spalle un episodio ben più significativo. Il manoscritto da cui Orff trasse i testi per la sua cantata non è uno dei tanti codici medievali di poesia latina, ma il primo canzoniere mai concepito: genere che avrà in seguito straordinaria fortuna, con i trovatori e con Dante. Il tentativo di fermare sulla pagina l'immaterialità di una canzone (qualcosa che fino a quel momento viveva solo come performance) è l'altra inaspettata rivoluzione che si racconta nel volume. Riavvicinando i due piani – la prassi di oggi e le fonti di ieri – e mettendo in relazione due epoche, l'indagine sul Codex Buranus tenta di chiarire le ragioni della canzone medievale e le ipocrisie musicali della modernità.
Storia della musica
Davide Daolmi
Libro
editore: Le Monnier Università
anno edizione: 2019
pagine: XVIII-358
La storia della musica è soprattutto una storia di ascoltatori. Prima che atto creativo la musica è parte stessa dell’aria che respiriamo. Nella convinzione che una storia di compositori sarebbe un approccio riduttivo, il libro vuol riportare alla luce i modi con cui la musica è stata usata nel tempo, ha accompagnato la vita dell’uomo, ha sviluppato il valore estetico della nostra civiltà. L’excursus proposto, dalle origini al Seicento, oltre a far luce su composizioni oggi meno eseguite, tenta di comprendere le ragioni per cui la musica nei secoli è stata prodotta, condivisa, amata. E l’innesto nella storia è il primo passo per riconoscere alla musica un ruolo fondamentale nella società, e per offrire una lente attraverso la quale guardare al nostro passato, non solo musicale, che possa aprire la strada a nuove chiavi interpretative. La musica, più inafferrabile di altre discipline, permette una lettura obliqua, laterale, inedita delle nostre scelte. Il tentativo di ricostruire paesaggi sonori ormai lontani nel tempo offre nuove ipotesi d’ascolto che danno tridimensionalità al passato, a quel passato che è la nostra coscienza e, inaspettatamente, lo specchio dell’oggi.
Trovatore amante spia. Otto secoli di cronache attorno al celebre favorito che salvò re Riccardo
Davide Daolmi
Libro: Libro in brossura
editore: LIM
anno edizione: 2015
pagine: VIII-381
Il personaggio di questa storia, Blondel de Nesle, il cantore leggendario di Riccardo Cuor di Leone, è figura ben nota a filologi e musicologi. I dizionari ne tracciano una biografia rigorosa e documentata con tanto di produzione lirica, edizioni critiche, commentari. Ma Blondel de Nesle non è mai esistito. Ce lo siamo inventati, poco per volta, nel corso dei secoli, forse per burla, forse per noia, per poi dimenticarci, tutti, anche gli eruditi più raffinati, che era solo uno scherzo. Nel ripercorrere le ragioni che hanno dato vita alla figura di Blondel, il libro indaga quanto sappiamo di trovatori e trovieri e, nel mettere a disposizione gli strumenti della filologia e della musicologia, prova a conversare con un lettore che spera onnivoro, magari refrattario alla manualistica scolastica, ma desideroso di lasciarsi sedurre da un racconto, vivo ancor oggi, nato ai tempi delle Crociate. Nel ricondurre Blondel de Nesle a illusione letteraria, il volume non vuole liberarsi del mito e della storia per far terra bruciata, ma per riappropriarsi di un sapere che, fuor d'ipocrisia, da sempre s'è nutrito di fantasmi. Perché tentare di fare a meno dell'invenzione significa uccidere la creatività.