Libri di Alda Vercesi

Milano 1963. Nelle strade intorno alla stazione centrale si parla ancora il dialetto. Ci sono ancora le case di ringhiera, piccoli paesi nella città. Ci sono i bar, dove i pensionati fanno le ore piccole giocando a carte. C'è l'oratorio di San Gregorio, con le sue ragazze all'antica, col suo prete giovane e pieno di fede. C'è un liceo, con gli studenti e i professori, ancora ignari del 68 prossimo venturo. Lisa e Anna hanno 17 anni, frequentano l'Azione Cattolica, sognano il grande amore, divorano libri e ascoltano dischi. Ragazze normali del loro tempo. Ma Lisa fa strani sogni. Intanto nel quartiere succedono strane cose. Omicidi, sparizioni. La cripta della chiesa viene profanata. Il maresciallo Caputo non sa che pesci pigliare. Vorrebbe pensare a storie di normale delinquenza, ma l'indagine lo riporta sempre all'oratorio, al liceo, al prete, a Lisa... finché qualcosa scardinerà per sempre tutte le sue solide certezze sulla realtà.

Milano 2001. Mariuccia è cresciuta, è diventata Maria; metà della vita è passata. Ha due figli già grandi, un divorzio alle spalle, un impiego parastatale. La storia cupa di sua sorella Lisa, scomparsa nel lontano 63, sembra definitivamente archiviata. E invece tutto ritorna. Colleghi intorno a lei muoiono di morti violente. Un computer si ribella e sembra possedere una personalità indipendente e maligna... E una Cricca di personaggi potenti, con minacce e blandizie vuole impegnarla nella ricerca di un documento perduto di cui forse Lisa un tempo poteva avere la chiave. Maria si troverà catapultata in una avventura assurda al confine tra realtà e sogno, tra Maghi, Streghe e uomini politici a caccia di potere. A sua difesa avrà quattro improbabili cavalieri... Il maresciallo Caputo ormai ha ottant'anni, una vasta esperienza e un cuore ancora romantico. Indagherà per l'ultima volta. La vita gli riserva ancora qualcosa...

Autunno 1955. In un capanno diroccato, perso tra le colline dell'Oltrepò pavese, viene ritrovato il cadavere di una donna incinta. Come in un film di quegli anni, girato con pellicola in bianco e nero a bassa sensibilità, i contrasti e le durezze della provincia si dipanano in un gioco di grigi pieno di nebbia e di galaverna.

La signorina Violetta aveva esposto tutta la sua cosmogonia da fantascienza tascabile, indugiando con dovizia di particolari sui culti e sulle credenze, spiegando come i rituali di quelle sette che vi aderivano fossero particolarmente feroci perché ossequienti a leggi che sulla terra non avevano riscontro. Il maresciallo Caputo, in verità, non trovava del tutto improbabile che ci fossero al mondo alcune migliaia di folli imbesuiti da quelle bubbole che, in loro nome, arrivassero agli estremi dell'omicidio e delle torture ritualizzati. Cose del genere se n'erano viste, purtroppo, in tutte le epoche, ed anche recentemente: quindi non aveva ragione di dubitarne, tanto più che lui stesso ci aveva pensato nel voler trovare a tutti i costi una spiegazione plausibile a quel che stava capitando, da qualche mese, nella sua circoscrizione. Ma... porco... beh, porco cane, quella vecchia rimbambita ne parlava non come di favole schifosamente pericolose. Ne parlava come di cose vere!