Libri di M. Grazia Greco
L'ordinaria violenza in famiglia e nella società
M. Grazia Greco
Libro: Copertina morbida
editore: Sensibili alle Foglie
anno edizione: 2015
pagine: 112
La violenza dei rapporti sociali di quest'epoca, nella quale sembrano azzerate le conquiste della fine Novecento, è il filo conduttore di questa scrittura sperimentale. Ci si interroga su quale nemesi storica possa aver sortito gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti: le donne relegate nuovamente a oggetti, lo statuto dei lavoratori cancellato, come se il capitalismo avesse conquistato anche l'anima della nostra società. Si indagano con particolare attenzione le dinamiche interne alla famiglia, la divisione dei ruoli secondo schemi vetusti che vogliono la donna vittima dei raccapriccianti sfoghi dell'uomo e quest'ultimo a sua volta preda dell'alienazione propria del sistema di produzione capitalistico. Si riflette sul ritorno di una cultura sostanzialmente fascista e ci si interroga sui percorsi, collettivi e paritari, che sembra urgente sviluppare per superarla.
Matricola n. 20478. Il carcere che si prende la vita
M. Grazia Greco
Libro: Copertina morbida
editore: Sensibili alle Foglie
anno edizione: 2014
pagine: 96
Questo libro propone una scrittura sperimentale che denuncia la situazione vergognosa dell'istituzione carceraria italiana in quanto realtà indegna di un Paese civile e di uno Stato di diritto, deprecata e sanzionata perfino a livello internazionale. La narrazione poetica dell'istituzionalizzazione, che comincia con i rituali d'ingresso nel penitenziario, mostra con grande efficacia la riduzione della persona a cosa, a numero. "Non più Francesco", bensì "Matricola n. 20478". Non si muore, in carcere, soltanto per suicidio, per incuria o peggio. Si muore ogni giorno, in quelle 22 ore passate chiusi in cella: il carcere si prende la vita dei reclusi, negando loro la dignità e i diritti umani fondamentali. Negando quella opportunità di cambiamento e reinserimento che la Costituzione prevede per i detenuti. E umiliando non soltanto loro, ma anche gli operatori carcerari e la società stessa, ridotta a complice indifferente della disumanizzazione in atto.