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Libri di Lorenzo Pizzichemi

L'uso di sé. Il concetto di «uso» in Kant e la questione del fondamento della filosofia trascendentale

L'uso di sé. Il concetto di «uso» in Kant e la questione del fondamento della filosofia trascendentale

Lorenzo Pizzichemi

Libro

editore: Il Mulino

anno edizione: 2021

pagine: 256

«Kant ci ha dato i risultati. Le premesse mancano ancora» - è così, con febbrile trepidazione, che un giovane Schelling dettava lapidariamente a Hegel l'agenda della filosofia a venire: la ricerca del «fondamento» della filosofia trascendentale. Una questione che, a dispetto del suo nome ro - boante, riguarda gli aspetti più familiari della nostra vita conoscitiva: da dove provengono quelle strutture «pure e a priori» che rendono possibile la nostra esperienza? Da quale «fatto» ne risulta il «possesso»? Ratificato dallo stesso Kant - con la sua Deduzione - il 'miracolo' della legittimità dell'applicazione delle «categorie» alle «apparenze» sensibili, ecco affollarsi attorno al 'mistero glorioso' della loro scaturigine tutto uno stuolo di accorati 'amici' della filosofia kantiana, sui quali già Kant, citando un noto proverbio napoletano, ebbe a scrivere: «Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io». A esiti sorprendenti - e per nulla scontati - conduce allora rileggere l'intera opera di Kant attra - verso il caleidoscopio di quell'attività trasformativa sensibile di cui è intessuto ogni nostro gesto quotidiano: «uso» (Gebrauch). Un termine impiegato inaspettatamente in senso tecnico, che conta innumerevoli occorrenze nei testi del periodo delle Critiche, ma che non viene mai esplicitamente messo a tema da Kant, creando difficoltà e imbarazzi al traduttore come all'interprete. Posto a fondamento della conoscenza «pura e a priori», l'«uso» è abile di dissolverne il 'miracolo' svelandone la radice recondita, e di scioglierne il 'mistero glorioso' in una serie di processi di pro - duzione di canone, di strategie di omissione, di procedimenti disciplinari e di atti mancati certo terragni, ma dagli esiti inevitabilmente sovrasensibili. Frequentando il lato in ombra della «rivolu - zione copernicana» di Kant, la faccia irregolare e accidentata che mai si dà a vedere, se ne possono scorgere le 'macchie' anche nei suoi raggi più luminosi: i prodotti più genuini e raffinati della speculazione umana, quelli che meno sembrano sorgere dall'esperienza - rendendola talvolta addirittura possibile - scaturiscono di fatto da complicate tecniche di omissione, concentrazione e controllo; dagli esiti incerti e a volte fallimentari di determinate «tecniche di sé».
24,00

Carl Immanuel Diez e gli inizi dell'idealismo tedesco

Carl Immanuel Diez e gli inizi dell'idealismo tedesco

Lorenzo Pizzichemi

Libro: Libro in brossura

editore: Pensa Multimedia

anno edizione: 2013

pagine: 340

La presente monografia intende presentare per la prima volta ad un pubblico italiano il pensiero di Carl Immanuel Diez (1766-1796) ed il ruolo che esso ha svolto nel contesto della genesi dell'Idealismo tedesco a Tubinga. Diez fu Repetent (una carica accademica simile all'attuale assistentato universitario) nello Stift ducale proprio durante la permanenza tubinghese dei giovani Hegel, Schelling ed Hölderlin. Critico tanto nei confronti della teologia e della religione cristiana quanto insoddisfatto dei tentativi reinholdiani di fondazione della filosofia trascendentale, Diez, portando ad esiti estremi il criticismo kantiano, ebbe modo di determinare i successivi sviluppi della filosofia protoidealistica. Lo stesso Reinhold modificò il proprio sistema alla luce delle obiezioni dieziane, dando così il la all'avvento del fichtismo, mentre tracce consistenti dell'operato di Diez (come di letture platoniche e spinoziane) sono ravvisabili nella primissima produzione filosofica di Schelling ed Hegel, la cui comprensione appare indispensabile per il corretto intendimento dei sistemi di pensiero che elaboreranno in seguito.
28,00

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