Libri di Jorge Boccanera
Un cielo per le cose (Un cielo para las cosas)
Daniel Calabrese
Libro: Libro in brossura
editore: La Vita Felice
anno edizione: 2022
pagine: 200
"Con una perplessità contenuta e alcune schegge d’inquietudine, Calabrese allestisce una mise-en-scène poetica angosciante, su un avvenimento che si dibatte nel nonsenso. Di modo che il perturbante si affaccia in maniera naturale, messo negli interstizi del quotidiano, in una specie di spiazzo sul bordo di una strada vista a volte come speranza e sempre come l’alveo di un fiume torrenziale che trascina sogni, una madre con i suoi occhi già sepolti, una bottiglia con un messaggio vuoto, biciclette, cavalli o il freddo di alcune isole nel Sud. [...] Sul tessuto di una riflessione che oscilla tra l’indagine poetica e il pensiero filosofico si impone la ricerca di se stessi con interrogativi che scavano nell’essere quale creatura elementare, primigenia e moderna allo stesso tempo, che si dibatte in un buco della notte spazzata da un «vento metallico», e insegue il suo destino nella cartografia della luce, dell’acqua e delle pietre come simboli ricorrenti di quest’opera." (Dalla presentazione di Jorge Boccanera)
Monologo del testardo. Testo spagnolo a fronte
Jorge Boccanera
Libro: Libro rilegato
editore: Fili d'Aquilone
anno edizione: 2016
pagine: 140
Fedele scultore che concepisce una scrittura poetica che è do-manda incessante, Jorge Boccanera (Argentina, 1952) interroga come un pendolo l'esterno della pagina e l'interno del poema e così facendo scrive il movimento e crea il movimento. In "Monologo del testardo" il poeta disegna l'oscillamento di temi del sempre e del "mai", come il tempo, il viaggio e l'impossibilità, mentre soppesa le cicatrici della parola, le ferite del verbo, gli squilibri della sintassi. Chiudere i versi con una sentenza; inserire una risposta che può trasformarsi in domanda; tenersi e staccarsi, nel mezzo, da una verità, da un tempo che trama, da una voce che dice e si contraddice. La sua poesia batte come un ruggito di ferro, scolorito tra dolore e stranezza. Boccanera in "Monologo del testardo" torna a rivendicare un immaginario particolare fatto di vuoto e di impossibilità, a ritrarre le certezze enigmatiche e i miraggi temporanei, le sue convulsioni poetiche. Perché è in questa scrittura che la parola torna a vedersi riflessa come in uno specchio che "riunisce ciò che il vento disperde". Dall'introduzione di Octavio Pineda.