Libri di Giglio Reduzzi

Antologia delle riflessioni fatte (e spesso pubblicate) dall'autore negli anni post-pandemici (1922-1925) in materia di politica e religione.

L'autore, che si considera un teologo di strada, è dell'avviso che la Chiesa ce la racconti sostanzialmente giusta, ma con termini e modi prevalentemente obsoleti. E che, dunque, sia ora e tempo di innovare. Egli ritiene che l'ultimo vero innovatore sia stato S. Agostino, che però era ancora troppo influenzato dalle manie e fobie ebraiche per operare trasformazioni più incisive. L'autore vede con molta perplessità anche il fatto che il testo del Credo, tuttora insegnato alla scuola di catechismo, risalga a millesettecento anni fa e sia stato dettato, parola per parola, non da un Papa od altra autorità religiosa, ma da un Imperatore (Teodosio) di dubbia reputazione ed ancor più dubbia competenza. Guarda caso un personaggio coevo di Sant'Agostino.

Antologia di brevi saggi in materia di politica italiana e religione.

Saggio in cui si esaltano le caratteristiche della religione cristiana e l'importanza, in assenza di opzioni, di seguire la fede dei padri.

Saggio economico/politico in cui l'autore, che ha già diverse opere di questo tipo al suo attivo, spiega perché, in fondo al tunnel, vede solo buio, mentre la maggioranza dei commentatori politici ci vede la luce.

I temi qui trattati (l'Anima, lo Spirito Santo) sono semplici incursioni per chi, come l'autore, continua a considerarsi il tipico uomo della strada, anche se non nuovo a questo tipo di incursioni.

Questa è un'antologia di saggi su argomenti che gli uomini (e le donne), quando gliene dai il tempo, invariabilmente si pongono, anche se sanno che non ne verranno mai a capo. Sono le solite domande "impossibili" sull'Aldilà, l'Universo, ecc., ma espresse con il linguaggio dell'uomo della strada che si rivolge ad altri uomini della strada, i cosiddetti "dummies".

"Tutti dicono che evadere le tasse è immorale. Ma nessuno dice quale sia la soglia massima di tassazione, superando la quale ciò che è immorale diventa morale. Ci sarà pure una soglia. Tutti dicono che nell'immediato dopoguerra l'Italia ebbe uno straordinario 'boom' economico. Pensando al protezionismo che allora imperava, io dubito che fosse un vero boom. Per una beffarda eterogenesi dei fini, i Paesi dell'Europa Orientale, nati per essere 'il paradiso dei lavoratori', hanno finito per diventare 'il paradiso dei datori di lavoro'".

"La modernizzazione, intesa come marcia verso l'economia di mercato (o liberismo che dir si voglia), può attendere: l'Italia non è pronta a riceverla. Viceversa, se, per un incantesimo, il PCI dovesse rinascere e vincere le elezioni, non dovrebbe compiere alcuna rivoluzione prima di iniziare ad operare per attuare il suo programma. Tutto, in Italia, è predisposto per rendergli la vita facile. Nessun bisogno di cambiare la Costituzione, le istituzioni, la prassi governativa e legislativa, la mentalità della gente. Questa la tesi che qui viene sostenuta. Tesi sbagliata? Può darsi. Nelle pagine che seguono mi sforzerò di dimostrare, punto per punto, che l'idea è meno peregrina di quanto sembri. Per ora mi limito a formulare il seguente ragionamento."