Libri di Gian Gabriele Vertova
La Porta 1979-2019. Quarant'anni di volontariato culturale all'intreccio tra fede, politica e vita quotidiana
Libro: Libro in brossura
editore: Effatà Editrice
anno edizione: 2019
pagine: 480
"Quando abbiamo progettato questo volume, abbiamo dovuto superare parecchie incertezze e risolvere diversi nodi. Non volendo né potendo pubblicare tutto (sono state oltre 2.600 le conferenze organizzate alla «Porta» in quarant’anni…), con quali criteri selezionare i testi, per dare una panoramica che fosse significativa? In prima battuta, il Consiglio della Fondazione ha rivisto l’elenco delle attività dei primi due decenni, selezionando una serie di relazioni. Un gruppetto dedicato ha ulteriormente ridotto il numero, verificando anche l’inesistenza di registrazioni o testi di alcune relazioni. Si è arrivati a scegliere un testo per anno, cercando di non ripetere gli stessi autori e di variare i temi proposti. Lo stesso lavoro era in programma per i successivi vent’anni. A questo punto, ci siamo però resi conto che il periodo più recente è più agevolmente consultabile dal sito della Fondazione e, dall’altro, che sarebbe apparso eccessivo uscire con due ponderosi volumi in due anni. La soluzione è quella che avete nelle mani: la proposta di una selezione di conferenze del periodo 1979-1998, ciascuna introdotta brevemente da un componente del Consiglio, accompagnate da un’introduzione a cura di Gian Gabriele Vertova, la cui vita è strettamente intrecciata con quella della «Porta», e da alcuni apparati finali. Ci auguriamo di poter restituire ad amici e amiche – sia della prima ora che delle successive… – un’immagine fedele di quello che siamo stati."
Presente come vita. Liana Millu scrittrice e testimone
Marta Baiardi, Adriana Lorenzi, Rosangela Pesenti, Piero Stefani
Libro: Libro in brossura
editore: Effatà Editrice
anno edizione: 2017
pagine: 208
"Sono il numero A 5384 di Auschwitz Birkenau. Dico sono e non sono stata: lo sono ancora perché il tempo dei Lager si prolunga in una parabola che i programmatori nazisti non avrebbero mai potuto immaginare. Come tempo massimo della vita dei loro «Arbeit Stücke» avevano stabilito nove mesi. Il periodo di cui ha bisogno la natura per creare un nuovo individuo era stato programmato dagli esperti in Lager anche come quello necessario (al massimo) per distruggerlo. Quando dico «sono» e non «sono stata» - e come potrebbero dirlo i compagni che sono stati a Dachau, a Mauthausen, in qualsiasi altro campo di concentramento - mi riferisco a questo fatto: il Lager vive ancora dentro di noi. In un certo senso, siamo ancora gente di Lager." (Liana Millu)