Libri di Francesco Paolella
Le «donne perdute» di Modena. Prostitute, uomini e bordelli fra Otto e Novecento
Fabio Montella, Francesco Paolella
Libro
editore: Edizioni Artestampa
anno edizione: 2025
pagine: 222
Le "donne perdute" di Modena è la prima ricerca, basata su documenti d'archivio, intorno alla prostituzione in questa provincia, dall'Unità d'Italia ad oggi. Studiando il caso modenese - a partire dalle storiche "strade del vizio", come via Armaroli, via Catecumeno e via Santa Margherita - emergono i contorni di una vicenda che solleva molti interrogativi: dalla libertà di scelta delle donne di prostituirsi alle motivazioni che poteva spingerle a vendere prestazioni sessuali, dal ruolo del potere (che per molto tempo è stato rappresentato da maschi) alle condizioni di marginalità nelle quali le meretrici erano relegate. Per un lungo periodo della storia nazionale, lo "Stato lenone" ha sfruttato queste donne facendone una fonte di guadagno e ha agito per controllare i loro corpi, attraverso gli organi di pubblica sicurezza, i medici e persino le stesse tenutarie, mediatrici ed attuatrici della volontà del potere costituito. Anche in provincia di Modena le meretrici sono sempre state sottoposte a stretta sorveglianza di polizia, a visite mediche invasive e degradanti, a limitazioni della libertà personale e, in definitiva, a una violenza di genere istituzionalizzata, che ha avuto il suo contraltare nel disinteresse verso le responsabilità dei clienti e il loro stato di salute.
Storie dal manicomio
Francesco Paolella
Libro: Libro in brossura
editore: Biblioteca Clueb
anno edizione: 2022
pagine: 176
I protagonisti di questo libro sono uomini e donne passati da uno dei più grandi manicomi italiani, il “San Lazzaro” di Reggio Emilia. Ognuno di loro ha avuto un'esistenza unica, e l’autore ne ha raccontato gli amori impossibili, le ambizioni letterarie, i contrasti familiari, le visioni mistiche e le pratiche magiche, lasciando sullo sfondo le diagnosi psichiatriche. Leggendo le cartelle cliniche conservate nell’archivio del “San Lazzaro”, è stato possibile ricostruire queste storie di vita, ognuna nella propria irriducibile eccezionalità: dall’avvocato al seguito di Garibaldi nelle guerre risorgimentali, alla giovanissima prostituta in fuga dal manicomio grazie alla guerra, al finto medico che girava per il mondo e scrisse al papa per diventare suo ambasciatore. D’altra parte, da queste vicende emerge chiaramente il mandato assegnato negli ultimi due secoli alla psichiatria e ai manicomi: difendere la società da una infinita serie di deliri, stranezze e anormalità.
La psichiatria nelle colonie. Un storia del Novecento
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2017
pagine: 146
Storicamente, la psichiatria si è trovata a confrontarsi con svariati generi di diversità (etnica, culturale, religiosa, linguistica, di genere), fra l’altro ridefinendole spesso come mancanti, inferiori o addirittura pericolose. Questo volume è dedicato in particolare della storia della cosiddetta “psichiatria coloniale”, così come essa si è affermata nella prima metà del Novecento, nei possedimenti dei diversi imperi. Le ricerche qui raccolte, frutto di un convegno organizzato nel 2015 dal Centro di storia della psichiatria di Reggio Emilia, affrontano il caso inglese e quello italiano, spaziando dalla Nigeria all'India, dal Corno d’Africa alla Libia, e occupandosi di tutta la parabola novecentesca del colonialismo, fino all'epoca della decolonizzazione e all'affermazione dell'etnopsichiatria. Il libro vuole rappresentare un contributo a diffondere nuove conoscenze su aspetti meno noti del passato coloniale europeo, attraverso lo studio del ruolo degli psichiatri nella gestione della malattia mentale e di altre “anormalità” fra gli indigeni. Si tratta di un tema che si inserisce ovviamente nella più ampia questione del sistema di governo messo in campo dai colonizzatori e delle diverse forme di violenza che lo hanno caratterizzato. D’altra parte, tutto ciò ha molto a che fare con i rapporti, quantomai controversi, fra medicina, psichiatria e razzismo: in che modo gli psichiatri europei hanno interpretato la “mentalità primitiva”, le credenze e i costumi delle diverse popolazioni sottomesse?