Libri di Federico Florian
Pittura provvisoria. Una svolta nell'arte contemporanea
Raphael Rubinstein
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2024
pagine: 192
Negli ultimi decenni sono proliferati gli artisti che, nel rifuggire i virtuosismi, hanno prodotto lavori che sfidano la definizione stessa di pittura. Enormi dipinti rigurgitanti di sbavature e tentativi abortiti testimoniano una lotta intensa con il medium. Opere di dimensioni modeste risultano ulteriormente svilite dal gesto incerto e dallo stile sciatto. Altre ancora optano per l’autosabotaggio, celando il loro contenuto dietro teli strappati. Perché mai i pittori dovrebbero firmare dipinti votati al fallimento? Forse per liberare l’arte dal giogo del mercato e dalle aspettative che da secoli si riversano sulla pittura. Artisti come Albert Oehlen, Mary Heilmann, David Hammons, Christopher Wool, Michael Krebber e Raoul De Keyser scelgono la via della provvisorietà, allontanandosi non solo dall’idea del “capolavoro”, ma anche da ogni parvenza di compiutezza. Del resto già Cézanne, con le sue tormentate rivisitazioni del monte Sainte-Victoire, o Giacometti, con i suoi ritratti mai conclusi, dimostravano una certa sfiducia nei confronti dell’opera finita. La storia dell’arte moderna è costellata di atti di negazione, di rifiuto radicale: un’attitudine che trova risonanza nelle arti e nelle filosofie asiatiche, dove il “non finito” è avvertito non come difetto ma come qualità da apprezzare e ricercare. Nei saggi qui raccolti – pubblicati a partire dal 2009 – Raphael Rubinstein traccia una genealogia della “pittura provvisoria” e si interroga su un’arte capace di rivendicare la propria transitorietà come un autentico valore.
Caffè Paradiso. La Biennale di Venezia raccontata dalle sue direttrici e dai suoi direttori
Massimiliano Gioni
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2024
pagine: 196
Istituita nel 1895, la Biennale di Venezia non è solo la più antica esposizione internazionale d’arte, ma anche l’appuntamento più atteso. Meta ambita di ogni artista e curatore, si è sempre imposta come specchio del contemporaneo e, insieme, suo sovvertimento. Lo sa bene Massimiliano Gioni che, ben prima di essere il più giovane a guidare la kermesse lagunare, ogni due anni ha intervistato i direttori della Biennale incontrandoli al Caffè Paradiso, storico locale all’entrata dei suoi Giardini. Attraverso ricordi, aneddoti e confessioni, Gioni restituisce un percorso storico lungo trent’anni dal punto di vista di chi la Biennale l’ha conquistata e vissuta sulla propria pelle. Vengono raccontate le sfide comuni a tutti – la lotta contro il tempo e un budget che non basta mai – e quelle specifiche di ognuno, come la scelta degli artisti o le difficoltà ai tempi dell’epidemia di Covid; le ispirazioni tratte dalla propria, o altrui, esperienza; i diversi tentativi di instaurare un dialogo tra presente, passato e futuro; il desiderio di scardinare le tradizioni e portare una visione nuova della curatela come della Biennale stessa. Ma più di tutto, ciò che emerge da queste conversazioni è l’impronta inconfondibile che ciascuno di loro ha impresso alla propria edizione. Come i cristalli di neve, nella loro trama complessa e sempre diversa, allo stesso modo ogni Biennale è un universo a sé a cui ogni direttore ha voluto rendere giustizia, descrivendo così un mondo in continuo mutamento.
Hubert Howard. Una biografia di Esme Howard
Esme Howard
Libro: Libro in brossura
editore: Allemandi
anno edizione: 2022
pagine: 166
Hubert Howard non aveva mai cercato alcun riconoscimento in vita. Eppure il suo contributo duraturo alla tutela e alla cultura italiana nonché la sua accorta amministrazione delle proprietà dei Caetani a Roma e in terra pontina meritano oggi un vasto consenso. Terzo figlio dell'illustre diplomatico Esme Howard (poi Lord Howard di Penrith) e dell'italiana Isabella Giustiniani Bandini, Hubert viaggiò con la sua famiglia in lungo e in largo. Nel 1940, dopo la laurea a Cambridge e varie occupazioni nell'editoria e presso il Ministero degli Esteri, prese parte alla International Volunteer Force in supporto dei finlandesi contro l'aggressione russa durante la breve Guerra d'Inverno. Nel 1943, entrò nel dipartimento dell'Intelligence della campagna alleata nella sua amata Italia, dove contribuì alla formazione del primo governo italiano postbellico. Dopo aver sperimentato la vita tranquilla dell'allevatore e perfino contemplato la prospettiva del sacerdozio, Hubert, discendente italo/inglese dei duchi di Norfolk, sposò Lelia Caetani, erede per metà americana del patrimonio di una famiglia storica altrettanto insigne. Fu questa la miglior decisione della sua vita. Indiscutibile è il ruolo chiave che ha ricoperto nella conservazione e pianificazione della gestione del patrimonio Caetani, in particolare degli archivi storici di Palazzo Caetani a Roma, dello splendido giardino di Ninfa e del formidabile Castello Caetani a Sermoneta. È stato uno dei co/fondatori di Italia Nostra, equivalente italiano del National Trust in Gran Bretagna, e ha contribuito in modo appassionato a preservare la bellezza e la cultura dell'Italia. La storia di Hubert è una storia di altruismo, perseveranza e coraggio. È anche la storia di un uomo che trovò nel suo matrimonio e nello status di figlio «adottivo» dei Caetani, la sua realizzazione più grande. Prefazione di Edward Fitzalan-Howard duca di Norfolk.
Il desiderio messo a nudo. Conversazioni con Jeff Koons
Massimiliano Gioni
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2021
pagine: 144
Un senso di euforia e di pienezza vitale pervade l’universo di Jeff Koons, popolato di opere che immortalano il fascino dei beni di consumo di massa. L’uso di materiali specchianti amplifica l’attrattiva quasi erotica che si sprigiona da questi banali oggetti, e li rende voluttuosi come sirene che seducono lo spettatore invitandolo a partecipare alla stessa idea di successo di cui si fanno messaggeri. Brillante e maniacale come le sue sculture, Koons racconta se stesso e la sua opera in queste conversazioni condotte tra il 2018 e il 2021 da Massimiliano Gioni, che con acume critico sollecita l’artista a ripercorrere le sue tappe più importanti, dall’infanzia in Pennsylvania all’incontro con Duchamp, dai viaggi in Italia alla ricerca dei migliori ceramisti alle recenti commissioni a Parigi e in Qatar. Viene così messa a nudo la filosofia di cui si nutre una pratica artistica che combina tradizione d’avanguardia e un atteggiamento di apertura e di accettazione. Apertura verso un tipo di eccentricità tipicamente americana e accettazione della propria storia, del proprio gusto, dei propri desideri, anche. La libertà di Koons rispetto a ogni divisione fra cultura alta e bassa gli permette di attingere con la stessa naturalezza dai negozi di elettrodomestici o dall’arte rinascimentale italiana, con la quale da sempre intrattiene un dialogo da pari a pari. Una liberazione totale.
Attenzione disordinata. Come guardiamo l'arte e la performance oggi
Claire Bishop
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2025
pagine: 228
Come guardiamo l’arte oggi? In modo molto diverso rispetto a pochi decenni fa. L’inevitabile presenza dello smartphone alterna momenti di totale immersione nelle opere ad altri in cui si scattano foto e video, si scannerizzano QR code o si controllano i social. La condizione dello spettatore del XXI secolo è ibrida, in continua oscillazione tra presenza fisica nello spazio espositivo e connessione a distanza con un altrove tecnologico. Per raccontarla, Claire Bishop descrive e analizza quattro diverse pratiche di arte contemporanea, le cui strutture e strategie espressive rispondono a nuove modalità di percezione, comunicazione e attenzione proprie della cultura digitale: la research-based art, che interiorizza la logica di Internet nella quantità di informazioni a disposizione in allestimenti più o meno aperti; le mostre-performance, pensate per essere viste dal vivo ma anche immortalate con i cellulari, nuova protesi del nostro sguardo; gli interventi, categoria storicizzata e teorizzata qui per la prima volta, per cui sono indispensabili la circolazione in rete e i meccanismi mediatici che ne rendono virali i contenuti; e infine la fascinazione di tanti artisti per l’iconografia modernista, il cui effetto di déjà-vu rimanda ancora una volta ai media digitali e alla loro infinita collezione di immagini livellate e decontestualizzate. Perno di ogni discorso è l’attenzione “disordinata” che contraddistingue la spettatorialità odierna, di cui l’autrice esamina senza preconcetti le dinamiche, concentrandosi sul complesso rapporto tra soggetto, tempo e tecnologia e sulla messa in discussione di schemi di pensiero, narrazioni dominanti e regole esclusive. Senza l’obbligo della profondità o della concentrazione assoluta, dettate da norme moderniste come il white cube e dai loro modelli sociali di riferimento, l’opera d’arte del nuovo millennio è meno totalizzante e può prestarsi a un’esperienza più libera e autenticamente collettiva, caratterizzata da una molteplicità di punti di vista in continuo movimento, capace di aprire nuove prospettive.

