Libri di Elisabetta Barizza
Louis Kahn e Venezia. Il progetto per il Palazzo dei Congressi e il Padiglione della Biennale. Catalogo della mostra (Mendrisio, 12 ottobre 2018-20 gennaio 2019). Ediz. italiana e inglese
Libro: Libro rilegato
editore: Silvana
anno edizione: 2018
pagine: 219
Dal 1928, quando arrivò in laguna nel corso del suo primo Grand Tour in quell’Europa che aveva abbandonato da bambino per trasferirsi dall’Estonia a Philadelphia, Louis Kahn (1901-1974) – uno dei maestri dell’architettura del XX secolo – coltivò uno speciale rapporto con Venezia. Molti altri furono infatti, negli anni successivi, gli incontri ravvicinati con la città: con la sua architettura, ma anche con alcuni suoi illustri abitanti, tra cui Carlo Scarpa e Giuseppe Mazzariol. Venezia e Philadelphia divennero sempre più vicine, specie quando, nel 1968, all’apice della sua carriera, Kahn fu incaricato di disegnare un grandioso Palazzo dei Congressi all’interno dei Giardini della Biennale. Il progetto, rimasto purtroppo sulla carta, ancora oggi si offre come uno degli esempi più interessanti della sua opera non costruita, nonché come capitolo di quella Venezia irrealizzata che annovera le proposte di Palladio, Frank Lloyd Wright, Le Corbusier e molti altri. Louis Kahn e Venezia: rapporti umani, progetti, mostre, incontri con gli studenti, conferenze e riflessioni speciali, come quella improvvisata sul tetto di Palazzo Ducale, davanti alle cupole marciane. Ogni capitolo di questa liaison apre pensieri su temi complessi: il rapporto tra la memoria del passato e la cultura del presente; la rilettura dell’architettura antica da parte di un visionario moderno; il rapporto tra architettura e ingegneria in un Palazzo immaginato come un grande ponte sospeso; la ricezione dell’opera di Kahn in Italia e la speranza progettuale della cultura moderna. Dalla somma di queste esperienze emerge la lettura che Louis Kahn fa di Venezia, ancora oggi meritevole di essere approfondita sia in chiave storica sia in relazione ai problemi odierni della città. Quella di Kahn è una lezione preziosa, un insegnamento di grande attualità.
La forma tangibile. La nozione di organismo nell'opera di Louis I. Kahn dalla svolta di Roma al progetto di Venezia
Elisabetta Barizza
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2017
pagine: 258
Questo testo propone un’interpretazione originale dell’opera di Louis I. Kahn in uno dei suoi periodi più fecondi e problematici, durante il quale viene elaborato un particolare metodo progettuale basato su un inedito rapporto con la storia. Il tema non è certo nuovo, ma nuovissimo è l’approccio dell’autrice basato su riflessioni che entrano nel vivo del problema progettuale visto con gli occhi dell’architetto: come progettava Kahn, a quali principi si riferiva in concreto, perché è ancora attuale la sua lezione. Al contrario di molta letteratura sull’opera di Kahn, ormai ampiamente consolidata, che prende in esame gli archetipi posti alla base dell’invenzione delle forme (archetipi riconosciuti in un passato idealizzato ed astratto, quindi metastorici), La forma tangibile propone come fondamento dell’invenzione kahniana l’apparizione di una nozione di organismo costruttivo spaziale che spiega come l’architetto abbia prodotto forme legate indissolubilmente alla storia senza mai imitare, citare o semplicemente evocare una sola architettura antica. La comparsa di questa nozione è certamente propiziata dall’insegnamento ricevuto da Kahn nell’ambiente culturale di Philadelphia, a partire dai metodi didattici praticati da Paul Cret, professore di formazione Beaux Arts la cui profonda influenza sul maestro estone è stata intuita da alcuni critici, ma che qui viene indagata nel corpo vivo delle sue lezioni, dei documenti di archivio, delle sue opere che sembrano contenere a volte, dietro la rigidità accademica, il sostrato metodologico delle costruzioni kahniane. A partire da un lavoro rigoroso di documentazione e di studio sull’esperienza kahniana nel ventennio tra il 1930 e il 1950, il testo getta anche nuova luce sul rapporto tra l’opera di Kahn e il movimento moderno. Le tesi sostenute sono verificate attraverso alcuni casi studio tra i quali quello del Palazzo dei Congressi per Venezia, opera sulla quale l’autrice propone una lettura a scala urbana basata su materiali in gran parte inediti. Supportato dalla convinzione profonda che il più primitivo tra gli istinti dell’uomo sia quello alla bellezza, Kahn era solito affermare che “dalla bellezza viene la meraviglia e dalla meraviglia la realizzazione che la forma è costituita da elementi inscindibili, da parti che non si possono separare”.
Roma e l'eredità di Louis Isadore Kahn
Elisabetta Barizza, Marco Falsetti
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2014
pagine: 272
Dopo un lungo periodo di silenzio critico, si sta assistendo, in questi anni, a un rinnovato e crescente interesse per l'opera di Louis I. Kahn, riconosciuta come vero atto di rifondazione dell'architettura occidentale. La fine dei CIAM, il crepuscolo dei "maestri" (Le Corbusier, Gropius, Mies van der Rohe) e la nascita di movimenti radicali e innovatori sono alcune delle circostanze che hanno contribuito, negli anni Sessanta, ad accelerare una svolta epocale percepita da più parti come inevitabile. E tuttavia è Kahn l'elemento che ha catalizzato ed espresso tali istanze di cambiamento, segnando la fine del moderno e aprendo le porte a nuove, fertili strade. Una prima fase dell'odierna riscoperta, legata soprattutto alle vicende umane dell'architetto americano, è stata inaugurata nel 2003 dall'uscita del film "My Architect", del figlio Nathaniel. A questo evento mediatico hanno fatto eco pubblicazioni e retrospettive che hanno indagato, a vari livelli, molti aspetti della sua opera e proposto, a volte, nuove letture. Per contro, paradossalmente, è stato poco indagato il suo intenso scambio con Roma, città che lo ha affascinato con le sue potenti rovine e che si è rivelata determinante per il suo nuovo modo di progettare. Roma ha, infatti, influenzato enormemente Louis Kahn il quale, a sua volta, ha condizionato in maniera durevole un'intera generazione di architetti romani. Presentazione di Strappa Giuseppe.