Libri di Arturo Buongiovanni
Quando finisce il mai
Arturo Buongiovanni
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2011
pagine: 310
Dopo essere stato un sanguinario killer di camorra, Ferdinando decide di collaborare con la giustizia. Lo fa per sé, per riscattare un'esistenza regalata alla malavita, ma soprattutto per la sua famiglia: la giovane moglie Anita e i suoi due bambini, costretti a una vita d'inferno dalla latitanza del padre. Il calvario però non è ancora finito. D'improvviso, infatti, agli occhi degli investigatori l'attendibilità di Ferdinando è messa a repentaglio da un imprevisto giudiziario: l'alibi per l'omicidio del giornalista Giancarlo Siani crolla in aula. Ferdinando è condannato all'ergastolo e rischia di perdere il regime di protezione garantito dallo Stato. È qui che entra in scena il personaggio chiave: l'avvocato Buongiovanni che, convinto della buona fede di Ferdinando, si ostina a trovare nell'impianto accusatorio la falla capace di ristabilire la credibilità dell'imputato. Il dipanarsi del percorso umano e professionale di Buongiovanni precipita il lettore nei meandri di un'inchiesta tristemente famosa e nelle dinamiche giudiziarie e umane che caratterizzano l'universo a sé stante dei pentiti di camorra. Un mondo in cui il confine netto tra il bene e il male, il crimine e la giustizia, il detenuto e il carceriere, e anche tra il giudice e l'avvocato, sfuma in una zona grigia fatta di più umane, sofferte e interiori incertezze e di impensate solidarietà.
Intendo rispondere
Arturo Buongiovanni
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2008
pagine: 286
Sanguinario killer di camorra, Ferdinando si è conquistato sul campo il rispetto dei boss grazie alla geometrica freddezza con cui esegue le condanne a morte. Catturato e incarcerato, viene accusato tra l'altro dell'omicidio del giornalista Giancarlo Siani. Ed ecco che con inaspettata determinazione, il camorrista si dichiara innocente. Non bastano le dita di due mani per contare i suoi omicidi, ma quello no, lui non l'ha commesso. Comincia così il tormentato dialogo con il giovane magistrato che indaga su quel caso, guidato dall'istinto che lo porta a intravedere, dietro la scorza del gelido camorrista, un inquieto bisogno di sfuggire all'opprimente spirale del crimine. A pungolare il giudice, un vecchio segugio, un commissario che conosce Ferdinando da sempre e del ventricolo malavitoso di Torre Annunziata intende ogni palpito. Di interrogatorio in interrogatorio Ferdinando si ritrova esposto al peggiore dei marchi che un camorrista possa conoscere: infame. Il narratore, che è stato a lungo l'avvocato di Ferdinando, ripercorre il doloroso lavorio interiore che lo spinge quasi suo malgrado a liberarsi dalla stretta dell'appartenenza al clan. A sostenerlo il candore e il coraggio di Anita, che dei crimini del marito non sa quasi nulla, e tiene insieme i pezzi di una vita esplosale tra le mani all'improvviso.