Libri di Alberto Sangalli

Il Maresciallo Ciro Marzallo è nato a Napoli nel 1895. Figlio unico di una famiglia borghese ottiene il diploma di Scuola Media Superiore nel 1904. Decide di arruolarsi tra i Reali Carabinieri a Cavallo ma dopo un anno comprende che la sella e le sue parti basse della schiena non si amano. Nel 1932, essendo vacante il Comando della Stazione di Maccagno, ne assume il Comando con il grado di Maresciallo. Con i suoi sottoposti, l'Appuntato Bombardieri e il Carabiniere motociclista Novetti, ai quali si aggregherà presto la recluta Baldacci, costituisce un team affiatato affrontando enigmi che inizialmente appaiono complicati ma che grazie alle sue intuizioni, e specialmente a quelle di Baldacci, sono brillantemente risolti.

Una vita e le sue stagioni, dall'infanszia alla vecchiaia.

Le difficili scelte di un militare italiano lasciato senza ordini dai suoi superiori nell'Isola di Rodi dopo l'otto settembre 1943. La triste vicenda che ha coinvolto tanti soldati Italiani e che, in molti casi, terminò con la reclusione nei Lager tedeschi o trucidati dai nazisti laddove cercaron eroicamente di resistere. Alcuni scelsero la "Vita", con un compromesso tra le due scelte. La conclusione fu quella di essere trattati da "Prigionieri in Patria".

Racconti di vette raggiunte e provvidenziali rinunce.

Ricordi del secolo breve.

Cinto da mura centenarie il "Vecchio Borgo Antico" è sul colle che domina la pianura sottostante. Mura romane, mura veneziane che non hanno mai subito assalti o battaglie. Mura ancor'oggi visibili, che si ergono come giganteschi ammassi di pietre lavorate, a far cortina alle lontane montagne imbiancate dalla neve. Questo è il Vecchio Borgo Antico.

Nella casa di ciascuno di noi, c'è un luogo prediletto in cui si tende a "rifugiarsi", quando si sente l'intimo bisogno di starsene per conto proprio. Estraniandosi da tutto ciò che ci circonda. O quasi. Un luogo in cui, radunare e ordinare i pensieri, ci risulta più semplice e proficuo che altrove. Per l'Autore di questo agile volumetto, l'angolo-rifugio - Il pensatoio - è il terrazzino di casa, dotato di un tavolino e due poltroncine. Ricordi che tornano a far capolino nella mente dell'Autore. Grazie al cui delicato tratto di penna, riescono ad assumere la più gradevole forma lessicale.

Era là, seduto sotto un gazebo bianco, di fronte un tavolino con sopra, ben riposti, alcuni volumi da lui scritti. Vendeva sogni, seduto al tavolino bianco, immerso nei suoi pensieri, con i suoi sogni e i suoi ricordi. La gente passava, osservava distrattamente i libri e andava oltre. Ma a lui, il venditore di sogni, non importava, continuava a sognare ricordando capitolo per capitolo quello che aveva scritto.

Seduti sul divano, l'uno accanto all'altro, il nonno raccontava al nipotino i ricordi di tempi lontani. Il bimbo l'interruppe: «Nonno perché non li scrivi, potrei farli leggere ai miei nipoti!» Quella sera il nonno prese carta e penna e iniziò a scrivere.

Cazzeggiando, ossia scrivere e descrivere a tempo perso storie ed immagini che hai nella mente da tanto tempo e, che per un motivo o per l'altro, non hai mai trovato l'occasione per raccontarle. Le storie e i racconti di questo volumetto non hanno una sequenza logica ma nascono a seguito di osservazioni estemporanee dovute al caso o riportate alla mente da flash di memoria. Alcuni racconti si rifanno a persone realmente conosciute, altri a personaggi di fantasia. Altri ancora sono semplici riflessioni sulla nostra percezione in particolari momenti della giornata e dello stato d'animo.

Un flash, un ricordo che da settantanove anni mi porto nella memoria. Nel 1944 avevo cinque anni e abitavo a Bergamo, in Città Alta, a pochi passi dagli spalti delle mura venete. Con altri amichetti, a quel tempo, ci si rincorreva nelle strade prive di traffico e la nostra meta preferita era il Viale delle Mura. Quella mattina del 6 luglio osservavamo uno strano movimento nel cielo: spilli argentati, tanti, tantissimi, volavano alti e si dirigevano su Dalmine. Dopo qualche secondo iniziammo a vedere del fumo nero che si alzava alto, avevano bombardato lo stabilimento. All'unisono gridammo tutti: hanno bombardato Dalmine...

L'indifferenza a volte è l'arma e la scusa dei codardi: non avendo il coraggio di affrontare una situazione in cui sono in pieno torto scappano e tacciono. I virus più letale per l'essere umano rimane sempre l'indifferenza. L'indifferenza è il peggiore di tutti gli atteggiamenti. Comportandoci in questo modo, perdiamo una delle componenti essenziali dell'umano. Una delle sue qualità indispensabili: la capacità di indignarsi e l'impegno che ne consegue.