Libri di Teddy Clarke
Bruce Springsteen talks
Teddy Clarke
Libro: Libro in brossura
editore: Blues Brothers
anno edizione: 2014
pagine: 196
Interviste e narrazioni, 1973-2013. Perché pensi che il rock sia la musica più popolare negli Stati Uniti? «A me il rock ha cambiato la vita: quando da ragazzino lo ascoltavo alla radio, era come se in casa mia fosse entrata la Voce dell’America, la Vera America. Era una specie di liberazione, e quando scoprii la chitarra mi ritrovai in mano la chiave della mia esistenza... Avevo idee molto serie a proposito della musica rock. Certo, era anche un circo, un divertimento e una festa da ballo – tutto in una volta – ma continuava a essere una cosa seria. Credevo che col rock si potessero fare delle cose serie. Aveva forza, aveva una voce. Continuo a crederlo, cazzo! Ci credo davvero». Sei sempre stato in movimento: cosa ti spinge on the road? «Amo andare on the road per incontrare persone che non conosco... Andare in Francia, Germania e Giappone, e conoscere giapponesi, francesi e tedeschi. Conoscerli e capire cosa pensano, e essere in grado di andarci portando qualcosa. Andarci con una manciata di idee, o magari andarci con qualche altra cosa, e essere in grado anche di ritornare da là con qualcosa. Così, bum!... Se il prezzo della fama è che si deve essere isolati dalle persone di cui si scrive, allora è un cazzo di prezzo troppo alto da pagare». Hai tre figli. Come reagiresti, se uno di loro ti dicesse: “Credo di essere gay”? «Qualunque sia il suo orientamento sessuale quando crescerà, penso che accettare l’idea che il tuo bambino abbia una sua vita è la cosa più difficile che ci sia. La sua vita comincia, e te ne accorgi, nello stesso momento in cui fa i suoi primi passi nel mondo. Quando sono cresciuto io, credo che per mio padre sia stato molto difficile accettare il fatto che non ero come lui, che ero diverso. O magari ero come lui, e a lui non piaceva quella parte di se stesso, il che è più probabile. Ero un bambino dolce, gentile... Ero un ragazzino sensibile. Credo che la maggior parte delle persone che si danno all’arte lo sia. Ma la sostanza è che per me la mancanza di accettazione è stata devastante».
Coldplay show
Teddy Clarke
Libro: Libro in brossura
editore: Blues Brothers
anno edizione: 2012
pagine: 158
Chris Martin & C. si raccontano. Chris: «Quando ero adolescente impazzivo per cinque ragazzotti di Stoke-on-Trent e Manchester [i Take That]: mi piacevano al punto che per un certo periodo ho creduto di essere gay». Will: «È l'energia di Chris che manda avanti tutta la baracca... Lui è uno straordinario miscuglio di panico, insicurezze, fiducia nei propri mezzi, isteria e divertimento». Guy: «Oramai ho superato il nervosismo che mi prendeva prima di mettere piede sul palco; adesso mi emoziono ancora, ma in maniera positiva». Jonny: «Cerchiamo semplicemente di essere quelli che siamo, dell'opinione di certi giornalisti non ce ne frega niente. Del resto, se provassimo a fare gli eccentrici credo che saremmo patetici». Chris: «Noi vogliamo fare musica popolare, che raduna la gente e la fa stare bene. Questo fatto ci attira addosso critiche cattive, e non possiamo fare altro che accettarle».