Libri di Sogyal (Rinpoche)
Il libro tibetano del vivere e del morire
Sogyal (Rinpoche)
Libro: Libro in brossura
editore: Astrolabio Ubaldini
anno edizione: 2015
pagine: 432
Al suo primo incontro con la cultura occidentale, Sogyal Rinpoche rimase costernato nello scoprire che, a dispetto di tutti i suoi successi nel campo tecnologico, la società moderna occidentale non comprende minimamente quel che accade al momento della morte: “Quasi tutti muoiono impreparati a morire, così come hanno vissuto impreparati a vivere”. In Tibet, al contrario, nel corso dei secoli si è sviluppata una vera e propria ‘tecnologia sacra’ della morte, un’ars moriendi che raccoglie il corpo di conoscenze più accurato, complesso e completo sulla morte e lo stato successivo, o bardo. Il termine ‘bardo’, letteralmente ‘sospeso tra’, e quindi ‘intervallo, transizione’, è un concetto chiave per comprendere la concezione tibetana della vita e della morte. Nel buddhismo tibetano, la vita e la morte appaiono come un tutto costituito da una serie di realtà in mutamento costante, che presentano dei bardo, ovvero giunture di transizione in cui si manifesta la dharmata, la vera natura della mente, illimitata ed eterna. I quattro bardo (della vita, della morte, del dopo morte e della rinascita) offrono quindi una grandissima possibilità di liberazione, ma solo il bardo di questa vita consente di prendere familiarità, tramite la meditazione, con la natura essenziale della mente, così da poter riconoscere la sua potente e terrificante manifestazione spontanea al momento della morte. Chi si è preparato per tempo attraverso la pratica e la contemplazione dell’impermanenza non vedrà la morte come una disfatta, ma come una vittoria, il momento più fulgido a coronamento dell’esistenza. Edizione del XXX anniversario.
Meditazione: cos'è e come praticarla
Sogyal (Rinpoche)
Libro
editore: Amrita
anno edizione: 2013
pagine: 126
Piccolo ma prezioso, scritto da uno dei più grandi maestri Dzogchen del nostro tempo, con humor e incredibile semplicità ci toglie ogni possibile dubbio su cosa sia, a cosa serva e come si possa praticare la meditazione. Essenziale per chi non ne sa nulla, indispensabile per chi medita da anni e desidera confrontare i propri risultati con la più antica tradizione tibetana e con l'insegnamento di un grande reincarnato.
Riflessioni quotidiane sul vivere e sul morire
Sogyal (Rinpoche)
Libro: Copertina morbida
editore: Astrolabio Ubaldini
anno edizione: 1996
pagine: 416
Sogyal Rinpoche è oggi uno dei più popolari interpreti del buddhismo tibetano. Propone con questo libro una serie di riflessioni e brevi racconti che vogliono fornire lo spunto per avvicinarsi alla grande "sapienza della morte" tibetana.
Il libro tibetano del vivere e del morire
Sogyal (Rinpoche)
Libro: Libro in brossura
editore: Astrolabio Ubaldini
anno edizione: 2011
pagine: 428
Al suo primo incontro con la cultura occidentale, Sogyal Rinpoche rimase costernato nello scoprire che, a dispetto di tutti i suoi successi nel campo tecnologico, la società moderna occidentale non comprende minimamente quel che accade al momento della morte. In Tibet, al contrario, nel corso dei secoli si è sviluppata una vera e propria 'tecnologia sacra' della morte, un'ars moriendi che raccoglie il corpo di conoscenze più accurato, complesso e completo sulla morte e lo stato successivo, o bardo. Il termine 'bardo', letteralmente 'sospeso tra', e quindi 'intervallo, transizione', è un concetto chiave per comprendere la concezione tibetana della vita e della morte. Nel buddhismo tibetano, la vita e la morte appaiono come un tutto costituito da una serie di realtà in mutamento costante, che presentano dei bardo, ovvero giunture di transizione in cui si manifesta la dharmata, la vera natura della mente, illimitata ed eterna. I quattro bardo (della vita, della morte, del dopo morte e della rinascita) offrono quindi una grandissima possibilità di liberazione, ma solo il bardo di questa vita consente di prendere familiarità, tramite la meditazione, con la natura essenziale della mente. Chi si è preparato per tempo attraverso la pratica e la contemplazione dell'impermanenza non vedrà la morte come una disfatta, ma come una vittoria, il momento più fulgido a coronamento dell'esistenza.