Libri di Roberta Favaron
Un bene per l'umanità
Marie Curie
Libro: Libro in brossura
editore: Eum - Centro Edizioni Università di Macerata
anno edizione: 2022
pagine: 117
Nata nel 1867 a Varsavia, allora parte dell’impero russo, ma naturalizzata francese, Marie Curie è stata la prima donna a vincere un premio Nobel (1903, Fisica) per i suoi studi sulla radioattività e l’unica donna ad averne vinti due (1911, Chimica), quest’ultimo assegnatole per aver isolato il radio allo stato puro. È stata anche la prima donna a salire in cattedra alla Sorbona, dopo l’improvvisa scomparsa nel 1906 di suo marito Pierre, investito da un carro sotto la pioggia in Rue Dauphine a Parigi. La stessa Marie Curie morirà di leucemia a causa della costante esposizione alle radiazioni che, a tutt’oggi, rendono le sue carte e persino i suoi libri di cucina pericolosi da maneggiare. Così come per il precedente volume dedicato ad Alexander Fleming, la collana propone le prolusioni di un altro gigante della scienza contemporanea, il cui ingegno e spirito di sacrificio hanno significato così tanto per il genere umano, in un torno di tempo in cui è essenziale ricordare l’importanza della scienza per la difesa della salute e della vita di tutti.
Come un pedone sulla scacchiera
Alexander Fleming
Libro: Libro in brossura
editore: Eum - Centro Edizioni Università di Macerata
anno edizione: 2022
pagine: 171
A leggere la prolusione che Fleming pronunciò a Harvard nel 1945 – pochi mesi prima di ricevere il Premio Nobel per la medicina, insieme a Boris Chain e Howard Florey, per la scoperta della penicillina – appare evidente come un fil rouge abbia percorso gli eventi più determinanti della sua esistenza: il caso. Fu per un caso, che il suo intelletto e l’impegno seppero poi trasformare in destino, che Fleming riuscì a lasciare la fattoria di famiglia in Scozia e quindi, inizialmente sprovvisto di mezzi, a iscriversi a medicina, a lavorare con l’esimio Sir Almroth Wright e, da garzone di laboratorio quale era, a fare la sua prima scoperta, il lisozima, osservato – di nuovo, per caso – come fermento di secrezioni e tessuti umani e poi rivelatosi capace di dissolvere alcuni batteri. Nel riconoscere la determinante influenza del caso, del fortuito sulla sua stessa carriera, però, Fleming non poteva non sottolineare l’importanza di praticare uno sguardo eccentrico sulle cose, pronto a cogliere nella stravaganza di un dato, o di un fatto, l’indizio di quella necessità conseguente al caso su cui, vent’anni più tardi, Jacques Monod, un altro Nobel della medicina, incardinerà la duale possibilità della scoperta scientifica e dell’avanzamento della scienza. Fu l’imprevisto a guidare il suo intuito; eppure non lo avrebbe mai saputo cogliere senza l’apertura mentale che viene sì dalla conoscenza e dal duro lavoro, ma non meno dall’anticonvenzionalismo e da uno sguardo capace di sospendere l’incredulità.