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Libri di Maurizio Ferruccio Franco

Scotomi scintillanti. Nuovo sestante per tempi incerti

Scotomi scintillanti. Nuovo sestante per tempi incerti

Maurizio Ferruccio Franco

Libro: Copertina morbida

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2022

pagine: 144

Molte cose ci accadono sotto gli occhi senza che neppure ce ne accorgiamo. Ci vediamo benissimo, o almeno crediamo, ma qualcosa manca. Nelle nostre retine c'è sempre un punto cieco. È fisiologico. Scotoma è il termine tecnico che lo designa. Brutta parola, la sua desinenza in oma ricorda qualcosa di abnorme, a partire dai tumori che sono appunto proliferazioni abnormi di cellule. La radice scotos, rimanda al greco oscurità. Lo scotoma è in sostanza un'area del nostro campo visivo oscurata. Lo scotoma scintillante è una variante di questo fenomeno. Per lo più è l'annuncio di un attacco emicranico. Una saetta che si disegna in cielo, l'inizio di un temporale. Con tutto quel che simbolicamente può promettere. Inevitabile la prossimità, non solo linguistica o di pura immagine, con la nozione di Ombra. Dal punto di vista del linguaggio, lo scotoma scintillante è un ossimoro: un oscuramento per troppa luce. Può essere l'inizio di una conversione come per Paolo di Tarso sulla via di Damasco, oppure, più umanamente, il segnale inequivocabile, ma ancora oscuro, della necessità di un cambiamento. Provo a partire proprio dalle mie macchie cieche per tentare di vedere qualcosa di più, per tentare una nuova approssimazione nei miei calcoli dell'altezza degli astri sulla linea dell'orizzonte, per fare il punto e darmi nuovo senso e direzione. Il clima pandemico ha messo in ginocchio le nostre certezze, forse proprio dalle nostre incertezze e cecità è necessario ripartire. Scotomi scintillanti, bagliori fulminei che attraversano la nostra mente, intuizioni mancate o solo rinviate, ricordi e falsi ricordi capaci di dire molto di più della realtà stessa, anche di quella, di per sé già più veritiera, colta soltanto con la coda dell'occhio.
12,00

Cronache dal fondale. Fare anima e psichiatria in un servizio pubblico

Cronache dal fondale. Fare anima e psichiatria in un servizio pubblico

Maurizio Ferruccio Franco

Libro: Copertina morbida

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2017

pagine: 146

"Fare anima " è un'espressione del poeta romantico J. Keats e poi ripresa da J. Hillmann. Significa vivere in rapporto con la propria interiorità, conoscerne il paesaggio. Fare anima nel lavoro psichiatrico, significa mettersi a confronto con l'interiorità altrui, con l'altrui paesaggio. Uno psichiatra più di qualsiasi altro medico ha da essere ben consapevole di sé lavorando con un unico strumento: se stesso. E ciò a dispetto di molta tecnica ora a disposizione. Manuali diagnostici, linee guida, rating scales, mettono a distanza l'interlocutore, per vederlo meglio, certo, per oggettivarlo si dice. Il rischio però è proprio quello di ridurre l'altro ad oggetto. La medicina si è disumanizzata, almeno così viene avvertita dalla gente. Molta tecnica ha raffreddato i cuori e le menti. La psichiatria ha conosciuto momenti di grande entusiasmo e di impegno sociale. Molto di questo entusiasmo è rifluito in altri campi di interesse, (le neuroscienze ad esempio), e le idealità di un tempo sembrano essersi inaridite. Abbiamo imparato a dare moltissime risposte ma ci siamo dimenticati delle domande che spesso nella loro semplicità si rivelano di una profondità abissale. Una per tutte: che senso ha la mia vita? Molte persone vengono sommerse da questa domanda e vanno a fondo. Qualcuno ci resta, qualcuno riemerge. Il lavoro dello psichiatra potrebbe risolversi nella sua essenza nello scandagliare il fondo dove si inabissa l'anima di molte coscienze. Lo strumento di esplorazione e di recupero è la nostra stessa anima.
14,00

Sussurrare ai cammelli. Intrecci di vita in una comunità psichiatrica

Sussurrare ai cammelli. Intrecci di vita in una comunità psichiatrica

Maurizio Ferruccio Franco

Libro: Libro in brossura

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2014

pagine: 165

"Sono attratto dalle crepe nel muro, dalle sconnessioni dell'asfalto. Mi sorprende la vita che vi germina, mi appassiona la strada silenziosa che una radice ostinata si apre nel buio del cemento fino a spaccarlo, emergendo alla luce. Amo gli umili fiori del marciapiede che resistono alla suola delle scarpe, alla pioggia e alla calura. Vite tenaci e inconsapevoli, forse tanto più tenaci, quanto più inconsapevoli. Non ho vissuto le mura del manicomio, il loro potere di segregazione. Per fare lo psichiatra ho scelto le mura di una comunità che al manicomio resta più vicina solo per il fatto di convivere con la psicosi giorno e notte. So dell'inesorabile proprietà corrosiva di uno sguardo che si è fatto estraneo, che sulla realtà stende una patina opaca e sporca. Conosco la forza quieta della cronicità che sbriciola le architetture più solide. Mi occupo di malattie che ancora non so chiamare malattie. Di certo la nostra normalità non è così normale. La poesia non è uno zuccherino per addolcire la follia, forse è solo un modo più efficace di descriverla condividendone il linguaggio. Risponde all'urgenza insensata del dire, dà sfogo all'oscuro ruminare di un sogno, di un grumo di parole che devono esser dette per poter tornare finalmente a dormire."
15,00

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