Libri di Franco Di Giorgi
Aporia, amicizia, attesa. Lezioni di filosofia
Franco Di Giorgi
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2024
pagine: 414
Spesso capita a qualche studente di entusiasmarsi per le idee di un filosofo e di non riuscire tuttavia, al momento dell’interrogazione, a spiegarne a parole le teorie in maniera chiara e organica. Compito delicato dell’insegnante, a questo punto, è di valutarne obiettivamente la preparazione senza però smorzarne l’entusiasmo. Uno dei modi per affrontare questa difficile situazione, è far presente al discente che quel problema non riguarda soltanto lui, ma tutti coloro che si sono confrontati con il pensiero filosofico e che proprio Platone ha cercato di affrontare in alcuni dei suoi primi dialoghi, quelli socratici e aporetici, come il Carmide e il Lachete. Sviluppati in tempi e prospettive diverse, i tre scritti raccolti in questo volume costituiscono altrettante disamine filosofiche maturate durante l’esperienza didattica. Attraverso il tema dell’aporia ci si interroga assieme a Socrate e a Platone sui limiti e sulle possibilità della ricerca filosofica; attraverso il concetto di philía si indaga assieme ad Aristotele sul valore dell’amicizia; con l’idea dell’attesa, insieme ad Heidegger, si riflette sul senso dell’esistenza.
Il negativo e l'attesa. Riflessione intorno alla Shoah a partire da Primo Levi
Franco Di Giorgi
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2023
pagine: 404
Questo lavoro muove una critica nei confronti della logica dialettica che vede nel negativo, soprattutto quello di Auschwitz, la conditio sine qua non del positivo: logica terribilmente assurda – un’antica “superstizione”, un’acrobazia dialettica, un’interpretazione sofistico-dialettica la definisce infatti Hannah Arendt – che si riflette nei più diversi piani culturali (filosofico, pedagogico, storico, politico, militare) al punto da generarlo preventivamente e opportunamente – ecco l’assurdità – anche là ove esso, questo negativo, di fatto non si dà. Come a dire, ad esempio, che la guerra è necessaria o indispensabile per ottenere una condizione umana migliore. Eppure questa è stata (e purtroppo continua a essere) l’idea bizzarra presente nella mente di molti tra i migliori rappresentanti della filosofia occidentale (Eraclito, Hegel, Nietzsche, ecc.). A un siffatto negativo si intende contrapporre il concetto leopardiano di attesa, il quale si esprime in un atteggiamento capace di svelare quell’assurdità logico-dialettica, giacché con il proprio attendere essa non ha alcun bisogno di generare appositamente un negativo per ricavarne un positivo.
Il quarto concerto di Beethoven. Come invito all'opera del pensiero
Franco Di Giorgi
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2021
pagine: 214
L’ascolto del Quarto Concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven può essere vissuto come un invito musicale ad assistere all’opera del pensiero, così come viene svolta ad esempio all’interno del sistema filosofico schellinghiano. La profonda affinità tra la musica di Beethoven e la filosofia di Schelling si mostra nella loro incessante aspirazione all’assoluto. Pur con diverse modalità, la loro opera consiste essenzialmente nel cercare di ricostruire la storia trascendentale dell’essere, di raccontare musicalmente e filosoficamente l’avventura del divenire o del farsi dell’universo. In questo caso, poi, la loro reciproca speculazione fa sì che la musica illustri e illumini sonoramente il travagliato percorso della filosofia, e la filosofia chiarisca e spieghi i sublimi sviluppi della musica. La musica beethoveniana infatti “si può definire idealistica e la filosofia schellinghiana un idealismo estetico. Ciò significa, in altre parole, che la musica di Beethoven risulta più comprensibile se si pone in relazione con il modello dialettico della filosofia idealista e […] la filosofia di Schelling risulta meno oscura e notturna se la si considera in parallelo alla forma sonata o alla forma concerto beethoveniana, in particolare al Quarto Concerto”. Ben presto, però, l’accettazione di quell’invito ad assistere a quella duplice opera si rivela un’esortazione a mettersi all’opera, a cimentarsi, a disporsi a pensare, a partecipare assieme ad altri studiosi all’attività dei due autori.
Giò. Un Giobbe del nostro tempo
Franco Di Giorgi
Libro: Libro in brossura
editore: Caosfera
anno edizione: 2021
pagine: 144
Proprio come il Giobbe biblico, anche Giò si trova nel nostro tempo a dover fronteggiare in prima persona un'inattesa piaga maligna, una fragilità mortale, un destino crudele e inesorabile. Con alcuni amici dibatte sulle imperscrutabili ragioni del destino e su altri temi filosofici come il morire e la morte, la vocazione e la verità. E come nel testo veterotestamentario, gli amici mettono Giò, il malato terminale, dinanzi alle responsabilità del proprio passato, al tempo in cui erano gli altri a subire in silenzio un destino avverso. Ritorna anche qui, infine, quella domanda, quel perché intrattenibile che né Giobbe né Giò seppero mai pronunciare a favore del dramma vissuto dagli altri.
Il dramma dell'esistenza mancata. Dell'essere sé stessi e della falsificazione. Saggio su Ibsen
Franco Di Giorgi
Libro
editore: Mimesis
anno edizione: 2020
pagine: 316
Ibsen occupa un posto di rilievo nella drammaturgia, non solo norvegese. Muovendosi nello stesso solco tracciato dai maestri del sospetto (Marx, Nietzsche e Freud), i suoi drammi, dopo aver inquietato la coscienza europea di fine Ottocento e del Novecento, continuano a turbare anche quella del terzo millennio. Il drammaturgo scandinavo trascina l'individuo non soltanto dinanzi alla propria coscienza scissa, alienata o falsificata, ma anche di fronte alla coscienza altrettanto estraniata e alle contraddizioni del proprio tempo. Il rimedio per una tale falsificazione individuale e sociale è individuato da Ibsen nell'attenersi al vero, nel recupero non di una vita pur che sia, ma della propria vita, affinché l'individuo non sia più a disposizione del sistema, ma sia il sistema – come diceva già Platone – a migliorarsi, valorizzando la vocazione o la predisposizione dell'individuo. Un recupero non facile, perché il rigido attenersi al vero può peggiorare le cose. Resta allora il dialogo con l'altro, con un Tu che ci è pathicamente proprio, l'unica via per inverare sé stessi e il mondo, per correggere un'esistenza mancata.