Libri di F. Genta Bonelli
La tradizione celtica
Thierry Jolif
Libro: Copertina morbida
editore: L'Età dell'Acquario
anno edizione: 2018
pagine: 155
Vivendo nell'epoca della parola scritta e delle immagini, è difficile comprendere società del passato immerse nella dimensione dell'oralità, del sacro e del simbolico. Per l'uomo contemporaneo è poi impossibile accettare il fatto che alcune fra esse fossero decisamente evolute. Eppure la civiltà celtica fu esattamente questo, anche se il suo progresso non va misurato sul piano della tecnica, dei diritti individuali o della ricchezza materiale, ma sulla base della tradizione, di un corpus di valori tramandato per via iniziatica, da maestro a discepolo: valori molto diversi, ad esempio, da quelli cristiani, visto che la distinzione tra bene e male era sconosciuta e le categorie di vero e falso erano sinonimi di equilibrio e caos. Questo volume presenta gli aspetti più interessanti di tale tradizione - le sue origini nell'estremo Nord, il druidismo, la credenza negli stati multipli dell'Essere, gli ogham, le varie forme di medicina, i concetti di tempo, sacrificio, eternità, fino alla nozione fondamentale di sovranità -, in un costante raffronto con la cristianità del Nord Europa e senza trascurare il recente, ma piuttosto vitale, fenomeno del neopaganesimo di ispirazione celtica. Completano l'esposizione un glossario e appendici dedicate alle armi simboliche, ai talismani e alla musica.
Il trionfo della fede. Perché il mondo non è mai stato così religioso
Rodney Stark
Libro: Copertina morbida
editore: Lindau
anno edizione: 2017
pagine: 336
Dio non è morto. Anzi, il mondo non «è mai stato così religioso», scrive Rodney Stark con la consueta incisività. Riunendo un'impressionante quantità di statistiche elaborate da fonti autorevoli quali il Gallup World Poll e il World Values Survey - il network mondiale di sociologi con sede a Vienna le cui pubblicazioni, tradotte in più di venti lingue, sono studiate da governi e istituzioni accademiche -, Stark smantella uno dei luoghi comuni della modernità più duri a morire: l'idea che le nostre società siano sempre più secolarizzate. In questo suo studio esamina, sondaggio dopo sondaggio, la situazione di ogni angolo del globo, soffermandosi non solo sulle religioni più diffuse (dal cristianesimo all'islam, dal buddhismo all'induismo, dall'ebraismo allo shintoismo), ma anche sulle tradizioni presenti in aree più circoscritte. Le conclusioni sono sorprendenti, provocatorie, radicali e difficilmente eludibili, soprattutto per un lettore occidentale e laico: l'81% della popolazione mondiale dichiara di appartenere a una religione organizzata; il 50% dichiara di partecipare ogni settimana ai riti della propria confessione; i Paesi al mondo con più del 20% della popolazione non credente sono solo tre: Vietnam, Cina e Corea del Sud. Le Chiese, insomma, prosperano, soprattutto là dove propongono una fede «attraente», si prendono cura dei bisogni spirituali dell'uomo, competono tra di loro in un «mercato» aperto (non condizionato dalla politica, come avviene in Europa e, in modo ancora più esteso, in buona parte del mondo musulmano), non si sottraggono al confronto culturale con il sapere scientifico e filosofico, combattono l'idea, così diffusa, che essere religiosi significhi essere irrazionali.
La pura gioia dell'essere. Un'introduzione alla vita del Buddha e alla meditazione
Fabrice Midal
Libro: Copertina rigida
editore: Lindau
anno edizione: 2017
pagine: 192
In cosa consiste la vera felicità? Come si possono affrontare le difficoltà della vita con serenità e coraggio? E cosa sono la libertà e la pace interiori? Fabrice Midal affronta queste e altre domande introducendoci alla meditazione e invitandoci a ripercorrere le tappe più significative della vita del Buddha. Grazie a questa antica disciplina - e attraverso le numerose pratiche che ci vengono suggerite - impareremo a essere completamente presenti a noi stessi e ci apriremo agli altri e al mondo; scopriremo il vero senso dell'amore, della benevolenza e della compassione. Se andiamo incontro al Buddha che è in noi diventiamo noi stessi un Buddha, un cuore pacificato che accoglie la vita momento dopo momento.
Simboli dell'antico Egitto
Christiane Desroches Noblecourt, Daniel Elouard
Libro: Copertina morbida
editore: Lindau
anno edizione: 2016
pagine: 158
Una delle più autorevoli studiose della civiltà egizia ci introduce ai miti e ai simboli di questa antica cultura, attraverso un viaggio che segue il corso del Nilo, il fiume sacro, cardine della sua storia e prosperità, facendoci scoprire i popoli del Sud e del Nord, il deserto e le acque della fecondità, le pietre e il sole. Il mito di Iside e Osiride, Horus, Amon, Hator, la stella Sothis che appare ad Abu Simbel dopo settanta giorni di assenza prima che il Sole si manifesti all'orizzonte (un prodigio che dava inizio al calendario egizio), le piramidi, le mummie... tutto ciò continua a popolare l'immaginario dell'Occidente perché i simboli in cui viveva immerso l'Egitto toccano il cuore degli eterni misteri della vita e della morte.
Il bambino senza nome
Mark Kurzem
Libro: Copertina morbida
editore: Piemme
anno edizione: 2009
pagine: 446
Mark ha da poco iniziato la sua vita da ricercatore a Oxford quando suo padre Alex bussa alla sua porta con un angoscioso segreto da confessare. I brandelli di quel segreto sono rinchiusi in una logora valigia che custodisce i ricordi evanescenti e ossessionanti che per quasi settant'anni suo padre ha cercato di seppellire nell'oblio. Tocca a Mark ora aiutare suo padre a ricostruire la sua storia, l'epopea di un bambino bielorusso ebreo di cinque anni che è scampato avventurosamente allo sterminio della sua famiglia e del suo villaggio, ha vagato per nove mesi da solo nei boschi, tra la neve e i lupi, è stato catturato da un'unità lettone filonazista, è stato portato davanti al plotone di esecuzione e lì, le spalle contro il muro della scuola, ha rivolto al sottoufficiale che stava per premere il grilletto una strana, perfetta domanda da bambino: "Puoi darmi un pezzo di pane, prima di spararmi?". È stata quella strana domanda a salvargli la vita. Le SS che decidono di prendere quel bambino dai capelli biondissimi e dagli occhi cerulei come loro mascotte, per farne un modello di soldato bambino da utilizzare per la propaganda. Le giornate trascorse a lustrare scarpe. Ora vuole ricordare Alex, ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere tutto, anche il suo nome, perché quello con cui è cresciuto, si è sposato, ha generato tre figli, Alex Kurzem, non è che il nome falso che gli diedero su un foglio di via.
Quaranta frustate. La mia ribellione alla legge degli uomini
Lubna Ahmad Al-Hussein, Djénane Kareh Tager
Libro: Libro in brossura
editore: Piemme
anno edizione: 2011
pagine: 191
È un giorno di luglio quando Lubna, una giovane giornalista di Karthoum, viene arrestata dalla polizia in un ristorante. Il suo crimine è aver osato portare i pantaloni, un atto che in Sudan, terra della sharia, è considerato oltraggio alla "moralità pubblica" e come tale va punito con quaranta frustate. Lubna e altre quindici donne, colpevoli dello stesso reato, vengono caricate su una camionetta, picchiate, portate in prigione. Un castigo inflitto ogni anno a migliaia di donne, che subiscono in silenzio. Per vergogna. Ma Lubna non ha nessuna intenzione di tacere. "Possono anche darmi quarantamila frustate, ma io non starò zitta". Non ha paura di sfidare apertamente l'assurda legge degli uomini. Nata in un villaggio povero e tradizionalista, orgogliosa del suo faticoso e quotidiano percorso di emancipazione, ci conduce con il suo cuore di donna nel cuore nero di uno dei paesi più integralisti e misogini di tutto il mondo arabo-musulmano, un paese in cui basta rientrare tardi dal negozio di alimentari per essere marchiata come "prostituta", e la parola di quattro uomini per venire condannata alla lapidazione.
Il bambino della casa numero 10
Alan Philps, John Lahutsky
Libro: Libro in brossura
editore: Piemme
anno edizione: 2010
pagine: 413
John va ancora al college, eppure è già alla sua seconda vita. La prima l'ha vissuta segregato in un lettino a sbarre in un istituto di Mosca, una di quelle Case dei bambini ideate da Stalin e ancora esistenti. Trattato come un bambino "fallato", come vengono considerati i piccoli che dopo diagnosi frettolose ricevono l'etichetta di idioti. John aveva un altro nome allora, Vanja, anche se quasi nessuno si rivolgeva a lui. Nessun legame con i bambini, questa è la regola per il personale. Nutrirli e cambiarli, senza guardarli, toccandoli il meno possibile. Un inferno in terra a cui sono condannati i bambini destinati all'oblio, che non possono nemmeno sperare in un'adozione. Ma Vanja non è ritardato. Vanja è un bambino sveglio, dagli occhi curiosi, ingordo di affetto e di contatti umani, l'unico in grado di parlare nella stanza in cui è prigioniero con una dozzina di sfortunati come lui. È grazie alla parola che per lui si accende una speranza. Un giorno una donna, una straniera, si affaccia alla sua stanza e gli regala una macchinina. "Torna ancora" le grida Vanja. Una richiesta d'aiuto che non si può ignorare. La donna, Sarah, moglie di un giornalista inglese, è in contatto con associazioni internazionali che cercano tra mille difficoltà di aiutare quei bambini. Torna Sarah, perché ci sono promesse che non è possibile disattendere, per nessun motivo.
Il lungo nastro rosso
Loung Ung
Libro: Libro in brossura
editore: Piemme
anno edizione: 2010
pagine: 400
Loung ha solo dieci anni quando, al termine di un'estenuante odissea, arriva negli Stati Uniti. Per lei, fuggita dalla criminale follia del regime sanguinario dei Khmer Rossi, libertà è avere uno spazio minuscolo tutto per sé, lenzuola divertenti con buffi topi e strani paperi, e cose buone da mangiare, dopo le radici divorate per placare la fame perenne. Ha mille nuovi significati la libertà, anche una ciotola piena di nastri per i capelli, tanti, colorati. Nei campi di lavoro forzato dove è stata rinchiusa a soli cinque anni, e in quello di addestramento dove è diventata una bambina soldato, i colori erano proibiti, e così ogni abito che non fosse la divisa nera. Per questo affondare le dita in quei nastri le strappa un sorriso di vittoria, insieme a un moto di nostalgia per l'amata sorella Chou, rimasta in Cambogia. Per anni Loung e Chou vivono vite parallele. Una alle prese con una nuova patria in cui inserirsi, schiacciata dai sensi di colpa per avere avuto quella fortuna, e per non sapersela godere fino in fondo. L'altra in Cambogia, ad affrontare la povertà, la lotta per la sopravvivenza quotidiana, la promessa di un domani migliore che non arriva mai. Quindici anni dopo, Loung decide di seguire il lungo nastro rosso e di tornare a casa. Dall'incontro di due solitudini nasce una memoir intensa, commovente, e lo straordinario racconto di una delle grandi follie del nostro tempo.
Giocando a calcio a Kabul
Awista Ayub
Libro: Copertina morbida
editore: Piemme
anno edizione: 2010
pagine: 247
Anche se quando è fuggita con la sua famiglia non aveva che due anni, Avvista non ha mai dimenticato le sue origini. Ha studiato nel suo nuovo paese, intanto, e ha sempre praticato sport. Così il giorno in cui decide che è tempo di iniziare la sua battaglia per aiutare le donne afgane, sceglie il gioco che ama di più, il calcio, per dare vita alla sua piccola rivoluzione. Ancora sotto il regime talebano, la giovane Avvista riesce a portare in America otto ragazze per formare una squadra. Per Samira, Robina, Miriam e le altre non è solo l'occasione di praticare ciò che a casa loro a ogni donna è tenacemente proibito, lo sport, ma di conquistare sicurezza e autostima. Quelle otto ragazze, che hanno dovuto superare problemi enormi e affrontare la condanna di parenti e amici, una volta tornate in patria diffondono la loro passione. E poco dopo decine di giovanissime donne chiederanno di fare altrettanto. Se si tiene conto che ancora oggi in Afghanistan mogli, madri, figlie e sorelle sono spesso private delle più elementari libertà, a partire da quella di frequentare la scuola, si capisce di quanto coraggio siano capaci queste ragazze, che affrontano rischi inimmaginabili per conquistare ciò che altrove pare scontato. Questa è la loro storia, la storia di un sogno coltivato con incrollabile tenacia, una storia di speranza e determinazione. Perché come dice un proverbio afgano, per quanto sia alta la montagna, c'è sempre un sentiero per arrivare in cima.
Il bambino senza nome
Mark Kurzem
Libro: Copertina morbida
editore: Piemme
anno edizione: 2010
pagine: 434
Mark ha da poco iniziato la sua vita da ricercatore a Oxford quando suo padre Alex bussa alla sua porta con un angoscioso segreto da confessare. I brandelli di quel segreto sono rinchiusi in una logora valigia che custodisce i ricordi evanescenti e ossessionanti che per quasi settant'anni suo padre ha cercato di seppellire nell'oblio. Tocca a Mark ora aiutare suo padre a ricostruire la sua storia, l'epopea di un bambino bielorusso ebreo di cinque anni che è scampato avventurosamente allo sterminio della sua famiglia e del suo villaggio, ha vagato per nove mesi da solo nei boschi, tra la neve e i lupi, è stato catturato da un'unità lettone filonazista, è stato portato davanti al plotone di esecuzione e lì, le spalle contro il muro della scuola, ha rivolto al sottoufficiale che stava per premere il grilletto una strana, perfetta domanda da bambino: "Puoi darmi un pezzo di pane, prima di spararmi?". È stata quella strana domanda a salvargli la vita. Le SS che decidono di prendere quel bambino dai capelli biondissimi e dagli occhi cerulei come loro mascotte, per farne un modello di soldato bambino da utilizzare per la propaganda. Le giornate trascorse a lustrare scarpe. Ora vuole ricordare Alex, ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere tutto, anche il suo nome, perché quello con cui è cresciuto, si è sposato, ha generato tre figli, Alex Kurzem, non è che il nome falso che gli diedero su un foglio di via.
La principessa delle Ramblas
Kaoutar Haik, Virtu Morón
Libro: Libro in brossura
editore: Piemme
anno edizione: 2009
pagine: 191
È nata a Tangeri, Kaoutar, e là il suo nome significa Fiume del paradiso. Ha solo tre anni quando i suoi si trasferiscono a Barcellona per cercare una nuova vita che però non hanno mai trovato. Fin dal primo ricordo, Kaoutar è sempre stata sola. Una bambola, delle amiche, il calore di un abbraccio, non sa cosa siano. Intanto la famiglia cresce, il papà diventa sempre più invisibile e la mamma sempre più stanca, cattiva, violenta. Per gelosia del marito che non viene quasi più a casa, per frustrazione, per rabbia. Kaoutar ha solo nove anni quando viene cacciata di casa per la prima volta. E non ne ha ancora compiuti dodici, quando sua madre decide per lei un matrimonio combinato. Dovrà sposare un uomo che non conosce, che non ha mai visto, in Marocco. Kaoutar non vuole, si dispera, si rifiuta. E viene ripudiata. Rimane per ore sul pianerottolo, nel cuore della notte, sperando che da un momento all'altro la porta si apra, la mamma la richiami, le dica che l'ha fatto solo per spaventarla un po'. Ma non accade, non accade nulla di nulla. Così, Kaoutar si incammina. Da quel momento ha vissuto in strada, ha dormito nelle stazioni della metropolitana, ha stretto amicizia con altri ragazzi come lei, ha vissuto di mille espedienti, di furti, ha corso continui pericoli. Per anni le Ramblas sono state la sua casa.
Legionario. La mia vita nella legione straniera
Tony Sloane
Libro: Copertina morbida
editore: Piemme
anno edizione: 2009
pagine: 255
A diciotto anni, Tony Sloane è un ragazzo inquieto. Da che i suoi hanno divorziato, quando lui era ancora piccolo, ha vissuto in decine di posti diversi, e dopo aver lasciato la scuola a sedici anni ha dovuto imparare a cavarsela da solo, facendo i lavori più disparati e senza una casa in cui tornare la sera. È con l'idea di trovarsi un lavoro per l'estate a Gibilterra che lascia Norwich in autostop, senza immaginare che l'incontro con un legionario, a Marsiglia, darà una svolta alla sua vita. Affascinato dai suoi racconti, e alla ricerca di avventure, viaggi ed esperienze, Tony si arruola. Invece che su una spiaggia, trascorre i successivi quattro mesi sui Pirenei, impegnato nell'addestramento. Impara a obbedire e a non fare mai domande, a parlare francese, a evitare "la taule", la prigione militare, a non rimpiangere mai il passato. Solo dopo centoventi chilometri di marcia ottiene il diritto di indossare il leggendario Képi Blanc, e di fregiarsi del titolo di legionario. Ma non è che l'inizio.

