Libri di S. Rapetti (cur.)
Ritorno in Russia. Discorsi e conversazioni (1994-2008)
Aleksandr Solzenicyn
Libro: Copertina rigida
editore: Marsilio
anno edizione: 2019
pagine: 234
«Venticinque anni fa siamo tornati in un nuovo Paese. Io incontravo quella società nella quale il volere della sorte mi aveva fatto nascere ma non crescere. Non avevo particolari associazioni d'idee col passato e neppure rappresentazioni del possibile futuro di quei luoghi. Ne facevo semplicemente la conoscenza. Ma per mio padre tutto era ovviamente molto più complicato. Nonostante la sua esperienza personale e la conoscenza del passato, sognava una Russia del futuro guarita dai suoi mali. Lo spiegava così: anche in assenza di evidenti motivi per essere ottimista, l'incontro di quell'estate con centinaia di persone gli aveva restituito forze e fede. Era tornato a casa, e la sua casa era quanto aveva di più caro. Nei successivi quattordici anni non era più uscito dai confini del Paese». Gli interventi, introdotti da uno scritto del figlio Ermolaj e curati da Sergio Rapetti, contengono le riflessioni che Aleksandr Solzenicyn maturò negli ultimi anni della sua vita, in cui la prima e pressante preoccupazione fu tornare a parlare con la gente, ricomporre il quadro della situazione economica e sociale della Russia, per riprenderne la narrazione da dove si era interrotta. Non smise di evidenziarne eccessi e contraddizioni, di proporre letture che dessero conto delle mille facce di quella società: nazionalismo, panrussismo e rapporto con l'Occidente. Come ebbe a scrivere Vittorio Strada, «in questo mondo imprevedibile Solzenicyn è un possibile orientamento tra i pochi superstiti. Leggerlo, tra consenso e dissenso, aiuta a vincere il vuoto dell'indifferenza e a cercare una via verso qualcosa che non c'è più o forse non c'è ancora».
Alcune mie vite. Documenti segreti e racconti inediti
Varlam Salamov
Libro: Copertina rigida
editore: Mondadori
anno edizione: 2009
pagine: 304
"Alcune mie vite" raccoglie i documenti dei tre processi, completi di tutti gli interrogatori. A delineare la personalità di Salamov, oltre ai suoi racconti su quelle vicende i rapporti informativi stilati dalle spie reclutate dalla polizia politica tra il 1956 e il 1959. Varlam Salamov, finisce in carcere, a soli ventidue anni, per i suoi legami con alcuni attivisti dell'opposizione leninista-trockista e per la stampa e la diffusione del "Testamento di Lenin", la lettera del padre della Rivoluzione nella quale sono espresse alcune riserve su Stalin e deportato in un campo di prigionia del Gulag sugli Urali, divenendo una delle prime vittime delle purghe staliniane. Nel 1931 torna a Mosca, dove collabora ad alcune riviste, scrive, si sposa e ha una figlia, mentre la polizia lo considera, a sua insaputa, un evaso: pende infatti sulla sua testa una condanna a tre anni di confino, che però nessuno gli ha notificato. Arrestato per la seconda volta nel 1937, viene mandato in Siberia nei campi di lavoro della Kolyma. Nuovamente processato nel 1943, è condannato a dieci anni di lavori forzati più cinque anni di privazione dei diritti civili per propaganda antisovietica. Rilasciato dopo la morte di Stalin, vivrà per altri ventinove anni un'esistenza precaria, segnata da problemi di salute, nonché dalla separazione dalla moglie e il rinnegamento della figlia, e però completamente assorbita dal lavoro sui "Racconti di Kolyma".

