Libri di R. Powell
La medicina suprema
Maharaj Nisargadatta
Libro: Libro in brossura
editore: Astrolabio Ubaldini
anno edizione: 2007
pagine: 168
Si conclude con questo ultimo volume la trilogia di discorsi di Nisargadatta curata e redatta con estrema dedizione da Robert Powell. Nella prima e nella seconda parte, "Il nettare dell'immortalità e Inesperienza del nulla", Maharaj ha quasi stordito il lettore in una sorta di addestramento della coscienza: ora la coscienza dell'io sono' è "il compagno fedele che rimane con noi ventiquattro ore al giorno", ora "un ospite" con cui non abbiamo niente a che fare, che "non c'era prima e non ci sarà in futuro". E tuttavia, parallelamente all'uso di paradossi che mirano a scardinare il condizionamento del pensiero, scorre sotto ogni parola di Nisargadatta il filo silenzioso della semplicità dell"'io sono': il punto in cui 'Quello' si separa dal pensiero e ogni dualità è trascesa. In questo terzo volume dei discorsi, le parole di Maharaj si scarnificano al massimo, lasciando trasparire la limpidezza della quintessenza del suo insegnamento. L'origine dell'io sono' viene riportata al 'soffio vitale', o 'forza vitale', il prana. Non esiste nessun dio al di fuori di noi, e chi crede di pregare Dio prega in realtà l'unico dio che è con noi in ogni momento dell'esistenza: la propria forza vitale. Persino le sacre scritture hanno origine nel prana. La medicina suprema è l"'io sono', e tutto ciò che può condurre alla conoscenza 'io sono' è antidoto all'ignoranza. Di Nisargadatta sono già apparsi in questa collana "Io sono Quello", "II nettare dell'immortalità e Inesperienza del nulla".
L'esperienza del nulla. Discorsi sulla realizzazione dell'infinito
Maharaj Nisargadatta
Libro: Copertina morbida
editore: Astrolabio Ubaldini
anno edizione: 2007
pagine: 110
Si dice che Nisargadatta, il saggio di umili origini che prima dell'illuminazione conduceva la sua ordinaria esistenza di commerciante di tabacchi a Bombay, fosse con i suoi allievi estremamente brusco e contrariante. È, questa, una tecnica che molti maestri spirituali hanno adottato per generare un distacco critico nell'allievo e costringerlo a basarsi solo sull'esperienza personale. Ma nelle fedeli trascrizioni dei colloqui di Nisargadatta con i suoi allievi è il processo stesso del dialogo che viene messo a nudo. Ciò che interessa a Nisargadatta è la possibilità di rompere l'identificazione con il corpo-mente, su cui si basa l'intera gamma delle esperienze consuete di un essere non illuminato: anche il processo del pensiero, e più che mai la sua articolazione in linguaggio, sono condizionati in partenza. In questa prospettiva l'unico valore che la parola può avere è quello di essere "uccisa": ricordare che si è "prima" delle parole, evitare di interpretarle. "Quello che faccio - spiega finalmente Nisargadatta in maniera esplicita - è inserire un cuneo tra voi e i pensieri, tra voi e l'accettazione di qualunque pensiero o parola". Il cuneo, che in questo caso è l'intervento e la presenza del maestro, ha lo scopo di separare l'"io sono" da ogni pensiero che sorge.

