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Libri di Maria Tamajo Contarini

Giuseppe Pirozzi. L'atelier dello scultore

Giuseppe Pirozzi. L'atelier dello scultore

Libro: Libro in brossura

editore: artem

anno edizione: 2024

pagine: 104

"L'ordine creativo dello studio di Pirozzi sembra estendere - al di là della singola opera - i principi compositivi dell'arte dell'ultimo decennio del Novecento e del primo del ventunesimo secolo, dove elementi figurativi si affastellano, come depositati dal mare in tempesta sulla spiaggia. In strettissima collaborazione con l'artista e sua figlia Francesca, le due curatrici Maria Tamajo Contarini e Luciana Berti hanno cercato di mantenere l'atmosfera della visita all'atelier del Maestro, raggruppando le 108 opere presenti in questa mostra lungo un arco cronologico conseguente e, nello stesso tempo, approfittando pienamente delle campate comunicanti del Cellaio, ricollegando sculture e disegni di diversi periodi grazie ad assi visuali che permettono confronti diacronici. Emerge che Pirozzi non subisce affatto le mode per adattare i suoi concetti agli idiomi in voga, ma al contrario, le assonanze che si possono percepire risultano dal fatto che lo scultore affronta sì temi e problemi al centro della ricerca anche di altri artisti, ma sviluppandoli in maniera del tutto autonoma" (Eike Schmidt) L'omaggio al percorso creativo di Pirozzi si conclude con la donazione al museo di Capodimonte di cinque opere di periodi diversi, e con la fusione in bronzo del dittico La fisicità che si scioglie nell'amplesso con l'anima e Due corpi riflessi nell'onda infranta, collocato in permanenza sul prato accanto all'edificio del Cellaio, nel parco di Capodimonte.
20,00

Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere

Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere

Libro: Libro rilegato

editore: Editori Paparo

anno edizione: 2023

pagine: 460

«Questo volume non è un catalogo come gli altri, contiene anche gli atti del convegno di chiusura e si apre alla digitalizzazione, avviata proprio con la mostra. Depositi, storie ancora da scrivere è stato un vero e proprio viaggio nella storia, caratterizzato dall’originalità, dall’emozione delle scoperte e delle sorprese che caratterizzano ogni viaggio. Alcuni visitatori si sono divertiti a riconoscere, nelle opere esposte e poco conosciute, la storia che queste potevano raccontare, traendo delle conclusioni, più di qual volta insolite, dai confronti proposti dai curatori. Altri hanno ipotizzato nuove attribuzioni; altri ancora, scoraggiati, hanno preferito non tentare di ricostruire alcuna ipotesi, accettando una storia incerta, disordinata e senza trama. Probabilmente la storia non esiste se non viene scritta, analizzata e riorganizzata da storici, filosofi, insegnanti e musei. Come possiamo allora credere nella storia, nel suo corso o nel suo significato? Credendo nella linearità della storia, la quale tende verso un fine ultimo, siamo tutti hegeliani senza saperlo. Questo fine ultimo potrebbe essere la manifestazione del Divino? Ma Dio non è la fine della storia, ironizza Stephan nell’Ulisse di Joyce, è solo un grido in una strada. La storia, ci insegna Shakespeare nel lamento di Macbeth, è il racconto di un pazzo, narrata con gran rumore e furore e non significa nulla. L’eco delle sue parole, mentre scrivo questa breve prefazione, assume una forma terribile quando, nello stesso continente europeo, si rinnova, come se la storia non potesse insegnare nulla, non conservasse nulla, il dramma che ha ucciso tante persone e distrutto considerevolmente uno dei patrimoni artistici più belli e antichi dell’umanità. Uscire dal disordine è tuttavia l’unica scelta possibile, la nostra condanna e la nostra libertà: il sogno di un grande museo che racconti tutta la nostra storia, con la sua poesia, le sue incertezze, ma senza la severità di un linguaggio altisonante che si è rivelato estremamente dannoso». (Sylvain Bellenger)
60,00

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