Libri di L. Bosco
Maometto. Romanzo di un profeta
Klabund
Libro: Libro in brossura
editore: Bonanno
anno edizione: 2012
pagine: 144
Scritto durante il soggiorno a Davos e pubblicato per la prima volta nel 1917, in un'Europa sconvolta dalla Prima Guerra Mondiale, Maometto è uno dei quattro Romanzi della passione (Romane der Leidenschaft) dello scrittore tedesco Klabund. Strutturato per episodi ed aneddoti, il breve romanzo ripercorre per tappe fondamentali la vita del profeta Maometto tra storia e leggenda, in una prosa ritmica ed evocativa. Per Klabund, che scrive Maometto nel periodo in cui si compie la sua svolta dall'interventismo al pacifismo, il profeta della Islam assurge a rappresentante dell'uomo nuovo dell'espressionismo, a simbolo di una problematica, ma sostanzialmente risolta, conciliazione di individualismo e spirito comunitario, carisma religioso e riforma sociale.
Il mio cammino di tedesco e di ebreo e altri saggi
Jakob Wassermann
Libro: Libro in brossura
editore: Giuntina
anno edizione: 2006
pagine: 193
Nell'autobiografia, pubblicata nel 1921, Jakob Wassermann ripercorre la sua vita e i momenti salienti della sua produzione letteraria all'insegna della sua conflittuale identità di ebreo e tedesco. Consapevole delle radici ebraiche, egli rivendica il suo ruolo nella cultura e nella letteratura tedesca, il suo profondo senso di appartenenza alla lingua e al paesaggio che costituiscono per lui la patria. Ma lo scrittore è dolorosamente conscio dei limiti e della fine del sogno illuminista di perfetta conciliazione fra Ebrei e Tedeschi. La lucida percezione della mancanza di prospettive dell'ebraismo tedesco davanti al montare di un cieco antisemitismo alimentato da assurde teorie razziali fa di questo libro un documento prezioso.
Icone dell'antico. Trasformazioni del mito nell'opera di Goethe
Libro: Libro in brossura
editore: Bonanno
anno edizione: 2011
pagine: 216
La storia di Fedra - la matrigna innamorata del figliastro Ippolito - è un mito fondamentale della cultura occidentale. Che il titolo della tragedia di Euripide rimastaci non sia Fedra bensì "Ippolito portatore di corona" forse non è un caso. Sembra alludere al fatto che al centro della tragedia non c'è la donna bensì l'uomo. D'altra parte è certo curioso che Fedra si ammazzi a metà dell'opera, togliendosi dunque di torno assai per tempo, scomparendo agli occhi del pubblico. Con l'uscita di scena di Fedra, la tragedia si svela per quello che è, nella sua essenza originaria e profonda: combattimento di maschi, incontro-scontro padre-figlio. Ippolito ha dei conti da regolare con il padre Teseo: perché è figlio bastardo, perché patisce la scomparsa della propria madre, una amazzone, una donna "che ha sofferto", dice Ippolito. Non dice di più; Euripide non racconta che sia stata uccisa da Teseo, come risulterà da altre fonti più tarde. Sul corpo della donna il padre e il figlio conducono una guerra spietata, che esprime le fragilità del maschio, le sue paure, il suo bisogno di essere rassicurato.