Libri di F. Dalessandro (cur.)
L'editto finale
Alessandro Ricci
Libro: Copertina morbida
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2014
pagine: 128
Occasioni di lettura. Le relazioni editoriali inedite (1948-1958)
Vittorio Sereni
Libro
editore: Aragno
anno edizione: 2011
Queste pagine portano per la prima volta alla luce i pareri editoriali scritti da Vittorio Sereni (Luino, 1913-Milano, 1983), nel decennio precedente il suo ingresso alla Mondadori, in qualità di direttore letterario. Essi presentano uno spessore documentario di sicuro valore e di pregevole leggibilità, nella misura in cui rappresentano una sorta di cronaca del gusto di quegli anni e allo stesso tempo - un giornale di bordo delle occasioni di lettura e delle riflessioni sulla poesia di uno dei maggiori poeti del secondo Novecento, nel pieno della propria stagione compositiva. Si tratta di prose folgoranti, per limpidezza e lucidità, nelle quali l'opera ricevuta in lettura viene costantemente riportata al quadro della letteratura contemporanea, con tutta la difficoltà di coglierne le dinamiche e le linee di sviluppo in fieri.
Sull'indolenza e altre odi. Testo inglese a fronte
John Keats
Libro
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2010
pagine: 40
L'arpa romana
Alessandro Ricci
Libro: Copertina morbida
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2007
pagine: 40
Ecco ancora una volta disegnata la parabola che sempre va da "disperazione" a "morte", così tipica della poesia di Ricci; il quale, in una delle venti poesie (che molto a queste somigliano) de "La confessione", l'ultimo grande testo delle "Segnalazioni", si definisce "un werther leggero". Leggero, ma non per questo meno tragico. E tali sono non poche di queste poesie: leggere e tragiche. Fatte di rapidi appunti o di annotazioni diaristiche, dei piccoli ma rovinosi crolli della quotidianità, di sorpresi abbandoni e di malessere, dell'amore e del suo rovescio; come di folgoranti squarci aperti sulla città del padre e sua, attraversata, percorsa e cantata, perfino, a momenti, deponendo il peso di quel dolore morale con il quale Ricci ha sempre convissuto. Scegliendo, fra le tante che lasciò inedite, queste brevi poesie, si è voluto privilegiare la sua vena più arresa (eppure tutt'altro che disarmata); certe zone franche ai confini della sua poesia più compiuta: quelle in cui egli può anche abbandonarsi, impudicamente, alla confidenza di amici e lettori, sfrangiando a più vive tinte l'abituale umor nero. Sono allora atone o maligne autoironie, parodie e amari sberleffi a far vibrare le corde di questa antifrastica arpa romana.