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Libri di E. Camurani (cur.)

Rivista israelitica. Riedizione con indici di tutto il pubblicato 1845-1847

Rivista israelitica. Riedizione con indici di tutto il pubblicato 1845-1847

Libro: Copertina morbida

editore: Mattioli 1885

anno edizione: 2015

pagine: 793

Il clima della Corte Ducale sulla questione ebraica, riposava sulla politica del Du Tillot, che, nel riordino degli studi universitari nella seconda metà del '700, chiamò a Parma nella Cattedra di Teologia Giovanni Bernardo De Rossi, piemontese, al massimo della fama come orientalista e biblista, in possesso della lingua ebraica e delle altre lingue collaterali, che realizzò il fondo di orientalistica con una vasta presenza di testi ebraici accanto a testi etiopici, palmireni, in giudaico-tedesco, gotico, tibetano e georgiano, presso la Palatina. Il patrimonio curato da De Rossi ebbe in seguito come curatore il piacentino Don Pietro Perreau, che si dedicò alla lingua ebraica ed alla sua storia descrivendo anche i 55 manoscritti ebraici del fondo derossiano. Fu liberale e patriota, e sottoscrisse per primo l'Indirizzo dei Religiosi Piacentini a Vittorio Emanuele II nel 1859. In questo clima si realizzarono le riforme a favore degli Ebrei in età napoleonica, rappresentata a Parma dal Neypperg. Dopo la caduta di Napoleone e la scomparsa del Neypperg, la legislazione parmense sugli ebrei non mutò e si realizzarono due importanti iniziative editoriali. Dalla Tipografia Ducale nel 1833 venne stampata in folio la Tavola Sinottica de'precetti della lettura ebraica, con L'Esercizio pratico di scrittura in caratteri fusi ebraici, svolta in lettere latine. Dieci anni dopo uscì la Rivista Israelitica: Giornale di Morale, Culto, Letteratura e Varietà diretta Cesare Rovighi.
90,00

La tradizione liberale degli ebrei nel Risorgimento. Tra Cavour e Mazzini con Garibaldi nell'età di Vittorio Emanuele II

La tradizione liberale degli ebrei nel Risorgimento. Tra Cavour e Mazzini con Garibaldi nell'età di Vittorio Emanuele II

Libro: Copertina morbida

editore: Mattioli 1885

anno edizione: 2015

pagine: 139

Il filo conduttore della raccolta di documenti e scritti sulla rilevante partecipazione degli Ebrei al moto unitario dell'Indipendenza nazionale è rivolto ad illustrare il carattere via via più consapevole del formarsi di una opinione comune delle comunità israelite nella dispersa varietà degli stati italici. Costretti nella tirannia di legislazioni difformi, tutte intese a far sempre più carico di obbligazioni onerose sulle comunità ebraiche e sui singoli membri, ed a negoziare la benché minima licenza di soggiorno, di libera circolazione nei giorni proibiti, di assunzione di mano d'opera "gentile", di patenti di arti, mestieri, professioni - ove consentito -, parve una rivoluzione la parola di Napoleone e dei suoi ministri che li chiamava a Parlamento nel Gran Sinedrio di Parigi. Ancor più parve miracolo l'apertura di Carlo Alberto prima in Piemonte e, quindi, dello stesso Pio IX, al quale si rivolsero inni di lode e ringraziamento. Il repentino mutamento politico e legislativo Vaticano, l'irrigidirsi delle polizie dei vecchi Stati con le poche eccezioni del Piemonte e del Parmense, accesero ancor più la volontà degli Ebrei e delle loro Comunità di testimoniare politicamente una scelta che da genericamente nazionale ed italiana, si confermò sempre più unitaria, monarchica, liberale. Il Risorgimento ebraico fu tutt'uno col Risorgimento italiano. Gli Ebrei furono con Mazzini agli esordi della Giovane Italia, con Garibaldi nell'accantonare ogni pregiudiziale che non fosse la diade Italia...
12,00

Da Salsomaggiore a Salisburgo. Una lettera al barone De Mohl, direttore delle saline di Halle, 25 giugno 1799

Da Salsomaggiore a Salisburgo. Una lettera al barone De Mohl, direttore delle saline di Halle, 25 giugno 1799

Pietro De Lama

Libro: Copertina morbida

editore: Mattioli 1885

anno edizione: 2014

pagine: 47

Pietro De Lama, figlio di una dama di compagnia della Principessa Maria Amalia, moglie di Ferdinando di Borbone, a diciotto anni è già assistente del curatore delle collezioni antiquarie del Ducato, Padre Paciaudi. Accanto agli interessi numismatici ed antiquari che lo porteranno nel 1799 ad essere il titolare del Museo Archeologico di Parma, coltiva interessi naturalistici, paleontologici, linguistici che lo fanno traduttore dei più famosi monumenti scritti latini dell'Alta Italia: le tavole in rame di Velleja. Prima del 1799 compie lunghi viaggi per l'Italia e l'Europa, in Austria e Prussia, nel tempo in cui le armate francesi scorazzano per l'Europa. Studia l'economia di quei paesi, le scoperte scientifiche, i processi tecnici di miglioramento delle produzioni agricole ed industriali. Visita con particolare attenzione le antiche saline di Salisburgo che lo confermano nell'idea di interessarsi di quelle di Salsomaggiore. Tornato in Italia scrive il 25 giugno 1799 al Direttore di quelle saline di Salisburgo, Barone de Mohl, chiedendo suggerimenti per il miglioramento della produzione di quelle di Salsomaggiore. Allega alla lettera i disegni tecnici del funzionamento delle saline, compresa la famosa ruota, simbolo della dannazione ai lavori forzati previsti dal codice penale del Ducato, che di lì a poco, nel 1804, vedrà l'ultima sentenza di condanna per essere poi abolito con la nuova legislazione penale francese.
9,00

Poesie politiche in dialetto reggiano

Poesie politiche in dialetto reggiano

Giovanni Ramusani

Libro: Copertina morbida

editore: Mattioli 1885

anno edizione: 2014

pagine: 163

Un canzoniere politico dedicato alla vita municipale non è consueto. Uno Spoon River emiliano che si riverbera nel Crostolo. Una città che rivive nei suoi difetti morali, fisici, nelle sue polemiche, vizi e virtù, di difficile equilibrio sulla bilancia, tutta carica dei primi. Umori grevi, linguaggio quotidiano fatto di cose, bozzetti non certo di manierismo letterario, che scavano ambizioni, frustrazioni, livori. Se vogliamo un estremo per verificare una scala del politicamente scorretto, ecco le composizioni politiche di Giovanni Ramusani, ce ne forniscono il metro di misura. Reazionario? conservatore? liberale? malvone? codino? Non si può impagliare Ramusani in una definizione, da cui lo stesso fugge anche quando se l'attribuisce. I suoi valori sono tutti definitivi, ha certezze, rispetto per la famiglia, gli amici, la città, il lavoro delle campagne, il suo lavoro, che apre la via ad una dinastia di grandi bonificatori. Geniale, onesto, operoso lo ricorda Giuseppe Grasselli: un galantuomo. Sandro Spreafico lo colloca nelle regioni alte della politica, quasi uomo di confine a Reggio tra il vecchio temporalismo ed il nuovo conciliatorismo ecclesiastico, non casuale, ma provvidenziale per traghettare nell'ostile mondo liberale sotto i panni d'un vernacolismo intrigante i valori della tradizione cattolica.
18,00

Dalla Banca Parmense alla Banca d'Italia. Il credito a Parma prima e dopo l'Unità dai documenti inediti degli Archivi di Stato di Parma e della Banca d'Italia

Dalla Banca Parmense alla Banca d'Italia. Il credito a Parma prima e dopo l'Unità dai documenti inediti degli Archivi di Stato di Parma e della Banca d'Italia

Libro: Copertina morbida

editore: Mattioli 1885

anno edizione: 2013

pagine: 143

Il volume è dedicato alla ricostruzione della nascita del primo Istituto di Credito ordinario nei Ducati, la Banca Parmense, e la sua acquisizione da parte della Banca Nazionale di Torino che la trasforma in propria sede sul territorio. Sorta al tramonto della Dinastia Borbonica con la protezione di Luisa Maria e dei suoi Ministri quale strumento di sviluppo dell'economia dei Ducati, venne prontamente riconosciuta dal nuovo Governo dell'Emilia di Luigi Carlo Farini e, dopo la proclamazione dell'Unità d'Italia, divenne la sede della Banca Nazionale di Torino che, di lì a poco, Quintino Sella la volle Banca d'Italia. La ricostruzione è fatta sui documenti inediti conservati nell'Archivio di Stato di Parma per la parte relativa all'età Ducale e sui documenti forniti dall'Archivio Storico della Banca d'Italia all'autore per le trattative con la Banca Nazionale e per il successivo atto di acquisto delle Azioni possedute dagli oltre trecentocinquanta azionisti della Parmense. L'elenco degli Azionisti,in ordine alfabetico, offre un rilevante spaccato della società parmense e piacentina del tempo, con le qualifiche di ogni socio, la sua professione ed il numero di Azioni posseduto. Larga la presenza di nobili, ma soprattutto di funzionari civili e militari del Ducato, molti commercianti, donne ed ebrei, numerosissimi i laureati; solo una decina gli enti economici, tra cui Banchi di Milano, Livorno e Reggio Emilia. Si notano anche albergatori e due ostesse. Prefazione di Andrea Zanlari.
18,00

La Lunigiana. Monografia inedita del 1852

La Lunigiana. Monografia inedita del 1852

Lorenzo Molossi

Libro: Copertina morbida

editore: Mattioli 1885

anno edizione: 2013

pagine: 177

L'Inchiesta sulla Lunigiana Parmense è stata compilata nel 1852 da Lorenzo Molossi per incarico governativo, al duplice scopo di conoscere i nuovi territori annessi al Ducato di Parma dopo la permuta del 1847, in cambio di Guastalla e degli altri territori parmensi d'Oltre Enza ceduti al Duca di Modena, e per raccogliere documentazioni economiche e giuridiche al fine di impugnare tale permuta sul piano Internazionale, come dannosa al Ducato ed al popolo parmense. Il Duca Carlo III ed i suoi Ministri vennero influenzate dall'analisi di Molossi, al punto muovere passi verso la Corte di Vienna per rinegoziare il Trattato, ma l'uccisione del Duca Carlo III e la successiva confluenza unitaria di tutti questi territori col Piemonte, resero superata la richiesta. Rimasta inedita, l'Inchiesta ci offre ora in tutta la sua completezza uno spaccato irripetibile della Lunigiana, storico, geografico, politico, economico, produttivo, statistico, fatto da un Pontremolese, come Molossi, al quale l'amore per la patria natale non nasconde arretratezze e grandi potenzialità, ricchezze minerarie e boschive, fertilità della terra e dissesti idrogeologici ricorrenti. La monografia - condotta sugli insegnamenti di Melchiorre Gioja, Gian Domenico Romagnosi, Moreau de Jonnès - è un punto fermo per ogni riconsiderazione del percorso compiuto in questi 150 anni.
18,00

Prime armi. Giovani «ginnasti» della cultura: Meuccio Ruini, Giuseppe Lipparini, Telemaco Dall'Ara, Francesco Cherubini con le poesie di Meuccio Ruini

Prime armi. Giovani «ginnasti» della cultura: Meuccio Ruini, Giuseppe Lipparini, Telemaco Dall'Ara, Francesco Cherubini con le poesie di Meuccio Ruini

Libro: Copertina morbida

editore: Mattioli 1885

anno edizione: 2012

pagine: 88

"Prime armi" fu un esperimento giornalistico dei "giovani ginnasti della cultura" come uno di loro stessi li definiva. Telemaco Dall'Ara, che scrive il manifesto del nuovo giornale letterario, usa tale metafora alludendo ai "giovani che intendano esercitarsi nella palestra della cultura": Meuccio Ruini, Francesco Cherubini, Augusto Jona ed altri compagni del Liceo e dell'Istituto Tecnico di Reggio. La loro cultura è classica: si apre a Foscolo, Leopardi, assorbe Manzoni, poi i loro riferimenti si dilatano, assorbono l'atmosfera letteraria attorno, dai versi barbari del poeta nazionale, Carducci, al decadentismo intimista di Pascoli, a quello elitario di D'Annunzio. Scapigliatura e Crepuscolo ne aprono e chiudono il percorso. Tra bohème ed integrazione, una bohème provinciale più immaginata che reale, ed una integrazione nelle sicure certezze delle professioni e dell'impiego, la forma della loro comunicazione è pulita e matura. La scomparsa precoce impedisce a Telemaco dall'Ara, Augusto Jona e Francesco Cherubini di realizzare il destino al quale si sono preparati. Meuccio Ruini e Giuseppe Lipparini escono da questa esperienza con la certezza del proprio avvenire di lavoro: Ruini indossa le solide vesti del "commesso" di Stato e Lipparini vedrà felicemente gli esiti di una brillante carriera di letterato.
15,00

Memorie garibaldine. La campagna del '66

Memorie garibaldine. La campagna del '66

Antonio Ruini

Libro: Copertina morbida

editore: Mattioli 1885

anno edizione: 2011

pagine: 68

Con le "Memorie garibaldine" Antonio Ruini, il padre di Meuccio Ruini, Presidente della Commissione dei 75 che scrisse la Costituzione italiana, volle lasciare ai figli, Meuccio e Carlo, una testimonianza di amore di patria e fede nella libertà, unità ed indipendenza nazionale. Fu volontario con Garibaldi nella terza Campagna d'Indipendenza del '66 e fu testimone e partecipò di tutti gli entusiasmi e le amarezze di quella prova. Particolarmente intense le pagine dedicate al formarsi della coscienza nazionale popolare nella Sassuolo ducale, il successivo radicamento con la famiglia nel reggiano e la breve, intensa, caotica pagina vissuta nell'estate-autunno del '66, tra arruolamento, addestramento e vita al fronte di battaglia, descritte con vivacità ed equilibrio. Una nota introduttiva del curatore si sofferma in particolare sul formarsi del mito di Garibaldi, moderno eroe mediatico.
12,00

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