Mondadori: Lo specchio
Canzoni per le sirene. Testo francese a fronte
Guillaume Apollinaire
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2018
pagine: 200
Tra canto aperto e ricca opacità del reale, tra amore e disamore, tra sperimentazione e legame forte con la tradizione della lirica francese si realizza l'opera di un grande autore della poesia del Novecento, Guillaume Apollinaire. Scomparso appena trentottenne, sempre amato dai suoi lettori, è stato molto amato anche dai poeti, come dimostra questa antologia, che raccoglie traduzioni di tre di loro, appunto, appartenenti a generazioni diverse, ma legati da un solidissimo filo conduttore letterario: Vittorio Sereni, Giovanni Raboni, Maurizio Cucchi. Ognuno è qui presente con le proprie predilezioni dall'opera di Apollinaire, e dunque con scelte tratte da uno scenario aperto, apertissimo, che include la sintesi magistrale e la grazia sottile dei disegni del 'Bestiario' per arrivare ai componimenti più vasti e articolati, poematici e prosastici come 'Zona' o 'Vendemmiaio', muovendo dall'acutezza esemplare del 'Pont Mirabeau' o dei 'Colchici' fino ai capitoli della malinconia amorosa del 'Canto del malamato'. Un secolo, dunque, è trascorso dalla scomparsa dell'autore, ma l'emozionante freschezza della sua poesia, così variamente estrosa nel suo compiersi, ci arriva con quell'intatta e incantevole perfezione che è solo dei grandi.
Greatest poems. Testo inglese a fronte
Lawrence Ferlinghetti
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2018
pagine: 314
Questo libro, la più recente e aggiornata antologia di un autore che è una vera e propria icona mondiale della poesia dal secondo Novecento a oggi, conferma intatta la sua vitalità intellettuale, la sua piena apertura di fronte al mondo, e insieme la capacità davvero unica di cogliere e valorizzare poeticamente gli elementi più disparati del reale e offrirceli sulla pagina. Come scrive Leopoldo Carra, «la poesia di Lawrence Ferlinghetti conquista il lettore grazie a molte seduzioni, una delle quali risiede nell'apparente semplicità di certi versi, nella loro disponibilità giocosa, nel loro contatto vivo e ininterrotto con i sentimenti della gente comune». Ma poi precisa, opportunamente, che «il miracolo di questa poesia è l'essere riuscita a pronunciare con la stessa scioltezza numerose allusioni a una complessa tradizione testuale, innanzitutto in lingua inglese». Ciò significa che il grande interprete della beat generation, il poeta che è anche editore - e tra l'altro di Urlo di Ginsberg -, ha innovato sulla consapevole base di un immenso patrimonio culturale, a partire dal quasi coetaneo Dylan Thomas, per comprendere Pound o Yeats, su su fino a Whitman, ma anche a tutta la grande poesia inglese dell'Ottocento. L'insieme è il variegatissimo messaggio (impegno civile, ambientalismo, descrizione del quotidiano, struggente meditazione sui genitori perduti) di un artista che concepisce il mondo, pur nella sofferenza che tutti coinvolge, come un «bellissimo posto / per nascere», un posto dove «il poeta come un acrobata / si arrampica sui versi».
Le occasioni
Eugenio Montale
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2018
pagine: 282
Dopo il grande esordio di "Ossi di seppia", con "Le occasioni" (1939) Eugenio Montale compiva un altro passo decisivo nel movimento della poesia novecentesca, introducendo modalità espressive capaci di imporsi come esempio imprescindibile, quasi come una nuova grammatica della ricerca poetica. Lo scrive Luigi Blasucci: «con Montale si assiste non solo a un arricchimento del lessico poetico nell'ambito della realtà naturale, ma a un'estensione di quel lessico al mondo degli oggetti, artigianali, meccanici o tecnologici; quegli oggetti, grandi e piccoli, che popolano la nostra quotidianità di moderni e che Montale è riuscito per primo a guadagnare alla dicibilità poetica: dal rimorchiatore alla petroliera, dalla matita delle labbra all'orologio da polso». Il poeta realizza dunque un'operazione potentemente inclusiva, e cioè quella «immissione del reale anche umile nel lessico aristocratico e schivo della nostra poesia, e più propriamente della nostra poesia lirica: un processo iniziatosi con la letteratura romantica e proseguito con varietà di motivazioni letterarie, ma con continuità di direzione, nella poesia del secondo Ottocento e del primo Novecento». Eppure, e a segnalarlo è Vittorio Sereni, l'eco delle sue parole lascia in noi «una memoria d'assoluto. Montale è il primo poeta nostro che abbia saputo rivelare, attraverso la propria intima problematicità, tutte le risorse di poesia che il nostro mondo moderno racchiude». Capolavoro della poesia mondiale, "Le occasioni" è qui accompagnato da un ampio commento di Tiziana de Rogatis, che ci consente di entrare nel vivo del dettaglio, di perlustrare a fondo il testo, ricavandone sempre nuove scoperte di senso, sempre più aperte emozioni. Con un saggio di Luigi Blasucci e uno scritto di Vittorio Sereni.
Satura
Eugenio Montale
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2018
pagine: 335
Quindici anni dopo "La bufera", "Satura" - il quarto libro di Eugenio Montale - contribuì nel 1971 a dare alla voce del grande poeta una sorprendente nuova fisionomia. Una novità costruita su due diversi movimenti: il primo, più breve, "Xenia I e II", si fonda sulle emozioni legate alla scomparsa della moglie; il secondo, "Satura I e II", si rifa alla "satura" latina, ed è articolato con caustica ironia nell'osservazione critica di una realtà in vistoso mutamento. Netta, quindi, la distanza dal precedente capolavoro; infatti, scrive Romano Luperini, qui l'ormai classica pronuncia di Montale «tende decisamente alla discesa, l'abbassamento è costante, la direzione prosastica e desublimante prevalente. Nel linguaggio, nel tono, nella metrica si riprende la linea prosastica già affiorante negli "Ossi". [...] L'allegorismo persiste, ma non è più propositivo, bensì apocalittico e giudicante: non canta il valore, ma prende atto del disvalore dilagante e attesta ormai solo un coraggio di vivere ridotto ad atto privato. Luci e barbagli del vecchio splendore s'illuminano solo a intermittenza, sempre più affievoliti». Su certi aspetti, essenziali in questo nuovo, e fortemente comunicativo percorso montaliano, insiste anche Franco Fortini, che sottolinea «il dimesso quotidiano» del tono che avvolge e coinvolge la figura della moglie, evidenzia la felice tendenza di Montale a creare personaggi, ma considera anche la sua necessità di farsi «poeta "comico" di un mondo» ormai «già toccato di senilità». Grazie all'ampio commento di Riccardo Castellana possiamo tornare ad apprezzare questa importante fase montaliana, fertile di ulteriori sviluppi nel successivo percorso diaristico. Con un saggio di Romano Luperini e uno scritto di Franco Fortini.
Lirici greci. Testo greco a fronte
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2018
pagine: X-242
Un vertice di limpida bellezza atemporale: in estrema sintesi è questo il prodigio poetico di un'opera che va oltre il mutare degli orientamenti estetici e che è stata capace di stupire ed emozionare generazioni di lettori come raramente accade, o come accade solo ai veri classici. La celebre versione dei "Lirici greci" di Salvatore Quasimodo è un duplice capolavoro, per la mirabile essenzialità poetica dei testi originali e per le virtù di chi ha saputo trasformare quei versi antichi in insuperabili esempi di purezza lirica, insieme trasparente e profondissima, nella nostra lingua. Come scrive Giuseppe Conte nella prefazione, «Quasimodo vede il suo incontro con i lirici greci come il coronamento di un suo percorso destinale: quel suo sentirsi esule ma sempre figlio di un'isola che, per paesaggi, mitologie, memorie storiche, è, tra le terre dove oggi si parla e si scrive in italiano, la più vicina alla Grecia e al suo patrimonio di poesia e di mito». Lo stesso Quasimodo, nella piena consapevolezza di un'operazione tanto ardua quanto affascinante, ci dice: «Le parole dei cantori che abitarono le isole di fronte alla mia terra ritornarono lentamente nella mia voce, come contenuti eterni». Ma un esito insieme così pieno e sapientemente leggero nella sua alta efficacia poteva solo scaturire dal talento naturale di un autore sensibilissimo, come Quasimodo, alla più chiara musica della parola e del verso, passando dal «desiderio d'amore» o dai «celesti patimenti» di Saffo al raffinato edonismo bacchico di Anacreonte, nel quadro elegantissimo di una varietà lirica impareggiabile.
La gioia di vivere
Giancarlo Majorino
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2018
pagine: 106
La forza reattiva, incessante, del pensiero poetico si manifesta, in questa strana e in qualche modo grandiosa "Gioia di vivere", in un procedere per violenti scossoni e sterzate, che sono prova di una inquieta energia attiva. Un'energia debordante che in Giancarlo Majorino si rinnova a ogni uscita, in una sorta di perenne giovinezza che ci coinvolge sulla pagina, che ci chiama a una partecipazione morale, che non ci dà tregua, nella sua capacità di profonda lettura critica del reale e del nostro tempo, come è rarissimo che avvenga in poesia. Un reale, quello su cui Majorino incalza, che va dalle vissute tensioni quotidiane alla vicenda di una società civile sempre più in bilico tra profusione di eccessi e vacuità totale. Ma l'atteggiamento del poeta è decisamente aperto al possibile, fiducioso nella positiva tensione irrinunciabile dell'arte, della poesia, tanto da fargli affermare: «scrivendo mi sento ogni volta portato in salvo». E certo non si tratta di una salvezza-rifugio, bensì di una fedeltà inattaccabile alle fasi di una personale avventura intellettuale, condotta sempre con fierezza e nobiltà d'animo. E in uno stile, come in questo nuovo capitolo, frenetico e franto, violento e trasgressivo, spigoloso e aggressivo, che nulla concede ma che mai si risparmia, nella generosa verità vitale del suo porsi.
Tutte le poesie (1971-2017)
Biancamaria Frabotta
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2018
pagine: 440
È un lungo, coinvolgente percorso quello in cui ci guida la voce di Biancamaria Frabotta, un percorso di decenni tra i più solidi e duraturi della nostra poesia d'oggi. Nella classica compostezza della sua pronuncia, questa poetessa, tanto amabile e riflessiva, passa dal giovanile ardore, dall'ideologica passione degli esordi, ai mutamenti, lievi quanto essenziali e profondi, di una personale avventura, dentro le lacerazioni e le delusioni dell'epoca, per approdare a un vivo e paziente sentimento dell'esserci. E tutto questo nella luce della poesia, che è il più alto momento di sintesi a sua disposizione e che si evolve nelle progressioni di un viaggio, nella sua bellissima viandanza. Una vicenda poetica, quella di Biancamaria Frabotta, che si muove, sempre in pieno equilibrio di linguaggio e toni, alla ricerca, anche, della meraviglia semplice, nella felice perlustrazione, sempre più fitta, dell'apparentemente minimo o marginale. Fino alla fiducia in una realtà più domestica e del sentimento, quella che troviamo in La pianta del pane che, come scrive Roberto Deidier nella sua limpida postfazione, «è una stanza nuziale ampliata a dismisura, [...] la proiezione della propria identità nello sguardo dell'altro». Ma la piana coerenza di questa autrice trova conferma nell'umanissima, antiretorica saggezza del più recente "Da mani mortali" e nella raccolta, dove si accentua l'adesione aperta alla «serena confidenza / delle cose», che non potrà non coincidere con una piena adesione del lettore alla bellezza saggia e impeccabile, pacata e pure cangiante dell'opera di Biancamaria Frabotta. Nota biobibliografica di Carmelo Princiotta.
Rifrazioni
Elio Pecora
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2018
pagine: 147
Nella ricchezza e varietà dei percorsi, la nuova raccolta di Elio Pecora è come un vasto poema cresciuto su se stesso assorbendo pensieri e figure, momenti di riflessione e frammenti di memoria. Immagini di una realtà personale e storica che riaffiorano e si intrecciano nella limpida classicità di pronuncia di un autore sempre fedele a se stesso e indifferente alle tendenze letterarie dei tempi. Pecora osserva con occhio critico la nostra epoca «che plaude all'urlo e allo scandalo», eppure sa che il destino dell'uomo può essere quello, in certi interstizi della storia, di «annaspare nel fango occhieggiando le stelle». Anche perché sa bene che l'esserci autentico si fonda sull'adesione al presente, poiché «Non si pronuncia la felicità, sta ferma nell'istante», e sebbene precipiti «l'ora, pure è la sola eternità / nella quale attestarsi». Non di meno il «pensiero del cuore», la più fidata guida del poeta, sa che il passato è un'immensa risorsa a cui continuamente attingere e che sempre ci convoca, essendo noi parte, come avrebbe detto Giovanni Raboni, della civile comunità dei vivi e dei morti. Ed ecco allora che Pecora porta sulla scena, nel suo canto e nei suoi affreschi densi di varie aperture cromatiche e sonore, personaggi della nostra letteratura, scomparsi ma ancora vivi nelle loro opere (come Erba, Bellezza, la Morante, Palazzeschi, la Rosselli, Moravia, Wilcock, la Sanvitale, Penna), ma anche più semplici figure anonime della sua memoria familiare o della sua terra. "Rifrazioni" è dunque densissimo di pensieri e sensazioni, di frammenti di dolore e gioia, frutto di un cuore esperto eppure sempre aperto alla meraviglia e alle contraddizioni della realtà.
Chilometri da casa
Nicola Vitale
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2017
pagine: 104
Nicola Vitale è poeta e pittore e in questo nuovo libro - un vero e proprio poema - convoca, tra le innumerevoli immagini che ci offre, anche l'irrinunciabile presenza degli artefici di una dimensione estetica, nel suo coesistere di verità e bellezza, in un tempo che ci trascina altrove, verso illusorie soluzioni. Compaiono le figure di Hopper e Leopardi, ma soprattutto ci avvince la ricerca, nel pensiero attivo del poeta, di un'esistenza che sia più umanamente o naturalmente affabile, dove ogni gesto o sentimento possa in sé contenere «una cosa qualunque che rimane» e che dunque conforti la nostra spesso vanificata attesa di senso. Vitale si apre a un flusso del dire che è flusso della sua meditazione sull'esserci, dentro una realtà che, esaurita la spinta verso il nuovo, ristagna nella banalità dei suoi meccanismi sociali, di affermazioni e potere. E compone un'opera che è anche di sorprendente originalità per la sua forma. Un poema, appunto, che alterna versi e passaggi in prosa, realizzando una musica poetica fondata su una limpidezza comunicativa della parola. Ma il "messaggio" centrale di "Chilometri da casa" è nel bisogno di una nuova apertura. Pure in presenza della nostra «irrimediabile coscienza dell'impermanente», il tema forte è questo: «occorre ricominciare», perché comunque, sempre, una rinascita è attesa, «tutto è pronto / per la partenza / di un nuovo cuore».
Visioni dell'aldilà prima di Dante
Bonvesin de la Riva, Giacomino da Verona, Uguccione, Pietro da Bersegapè
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2017
pagine: 267
Questa raccolta di importanti testi due-centeschi può essere una felice scoperta, afferma Marco Santagata nella sua premessa. Addirittura, precisa, una doppia felice scoperta: «quella di una tradizione in volgare di visioni dell'aldilà e di testi didattico-escatologici che precede di poco il poema di Dante, e quella di una zona padana, fra Milano e Verona, sulla cui produzione letteraria quasi mai anche le persone colte - prese dai lirici di Sicilia, dai guittoniani, dagli Stilnovisti, dai laudisti, insomma, dalla grande fioritura poetica dell'Italia mediana - gettano un occhio». I poemi di Bonvesin da la Riva e Giacomino da Verona, qui accompagnati da alcuni passi scelti dalle opere di Uguccione da Lodi e Pietro da Barsegapè, costituiscono esiti letterari di inconfondibile fisionomia e grande tenuta per diversi motivi. In primo luogo per l'energia della tensione e delle finalità squisitamente morali che si prefiggono, e che costituiranno sempre, anche nei secoli successivi, una matrice e un carattere della cultura letteraria settentrionale. In secondo luogo per il loro collocarsi attivamente in un clima e in una tematica - quelli, appunto, delle visioni e dei viaggi d'oltretomba - specifici dell'epoca e che troveranno poi nella Commedia dantesca la più elevata e ineguagliata espressione. E ancora per la grande forza ruvida, originaria, espressivamente inquieta e carica di episodi e scene di una penetrante concretezza, dei versi di questi quattro autori. La cui opera viene qui proposta, con testo a fronte e nella traduzione in versi italiani, da quattro poeti del nostro tempo, Maurizio Cucchi, Mary Barbara Tolusso, Giorgio Prestinoni e Fabrizio Bernini: decisamente, apertamente coinvolti dall'esemplarità di quei lontani maestri, tanto da impegnarsi nell'esercizio e nella bellissima avventura di ricrearne lo spirito e i valori.
Il moto delle cose
Giancarlo Pontiggia
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori
anno edizione: 2017
pagine: 160
È una poesia di pensiero, quella di Giancarlo Pontiggia, alimentata peraltro, sempre, da un'immaginazione fervida eppure controllata, frutto di una sapienza felicemente in equilibrio con un estro inquieto, nel corpo di una scrittura che è testimonianza di un esercizio della mente, di un percorso che passo dopo passo viene a tessere i momenti di un'avventura dell'esistere. E dunque di una vicenda, quanto mai articolata e insistita tra lo «stridìo rigoglioso delle cose» e «l'unghia del tempo». Un tempo «che non consola», nella sua «linea infinita», quella che ci precede e seguirà, quando il nostro ansioso esserci cadrà, come è suo destino, nel vuoto. Pontiggia osserva dunque «il moto delle cose», «la teoria semplice delle cose» che si producono e avvengono sotto un «firmamento algido», nel misterioso ordine della totalità che si versa nell'uno. Ma c'è una vivissima emozione nel suo sentire e osservare il mondo, un'emozione che si trasmette al lettore e che increspa l'attenta tessitura di una poesia che sa muoversi anche in azzurri paesaggi, tra il nulla e la luce calda e breve del vivere, magari in cerca di un misterioso senso dell'origine. Pontiggia passa dalla breve strofa concisa e quasi epigrammatica, al frammento scolpito, fino al respiro più ampio del poemetto, a sua volta condotto su misure essenziali, sobrie, asciutte. La sua è una pronuncia impeccabile e limpida, classica, che talvolta si apre in lievi volute sonore, in giochi fonici o in eleganti armonie sottili, come sottile e profonda è la sua perlustrazione poetica dell'esserci e del mondo.
I canti di Mihyar il damasceno
Adonis
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2017
pagine: 214
C'è qualcosa di assoluto, di totale e apertissimo, nei "Canti di Mihyar il damasceno". Qualcosa di profondamente astorico, di archetipico, ma che pur dimora costretto nei confini della storia e dell'esilio. Il lettore è coinvolto dalla grande potenza liquida e musicale della parola e del verso del poeta (qui tradotto in ottima poesia italiana da Fawzi Al Delmi), che scrisse questi canti nei primi anni Sessanta, subito affermandosi come voce naturale e coltissima di un popolo e di una cultura, quella araba, in virtù della nobile profondità maestosa del suo canto, vibrante e di ampio respiro. «Sono entrato nella liturgia della creazione» dice Mihyar, il grande «santo barbaro», personaggio che consente al poeta di esprimersi nella mirabile tensione di una parola carica di suggestioni, che si manifesta nelle accensioni essenziali della lirica come negli splendidi svolgimenti in poeticissima prosa dei salmi. Elegie e visioni, momenti epici, popolano questo capolavoro della poesia novecentesca, al cui centro è un personaggio creato da Adonis, Mihyar appunto, che vive nell'«incertezza di chi sa ogni cosa», mosso da una «identità in continua ricerca», come ci avverte nella postfazione Khalida Said, che ci inoltra sulla strada di quella figura mitica che coinvolge e riassume in sé svariati elementi: «la crisi del poeta come individuo che vive nel XX secolo» e insieme, su un altro livello, «l'esperienza della trasformazione e della mobilità nella società araba e la crisi dell'uomo che si trova di fronte a temi quali la vita, la morte e l'amore».

