Libri di Simone Budini

"Il Consiglio e la Corona. L’arte della politica nella Terra di Mezzo" esplora le varie rappresentazioni politiche nelle opere di Tolkien. Contrariamente all'idea che Tolkien fosse apolitico, il libro rivela come le sue opere riflettano profonde meditazioni su governo, autorità e potere. La Terra di Mezzo è molto più di un mondo di elfi, nani, hobbit e stregoni: è un palcoscenico dove si intrecciano lotte per il potere, alleanze politiche e contrasti tra diverse forme di governo. Questo libro, curato da Simone Budini, esplora la dimensione politica dell’universo tolkieniano, svelando le complesse implicazioni etiche, sociali e filosofiche che attraversano il capolavoro di Tolkien. Attraverso l’analisi delle forme di governo dei regni di Arda e della personalità politica dei personaggi, da Aragorn a Sauron, "Il Consiglio e la Corona" dimostra come Tolkien integrasse nei suoi scritti idee politiche profondamente radicate nella sua narrazione e spesso in contrasto tra loro. Dalla leadership di Aragorn come “Re Guaritore” al significato metaforico dell’Anello del Potere, dalle radici utopiche della Terra di Mezzo alla lettera di Tolkien che descrive Sauron come Dio-Re.

Nei sentieri tracciati da J.R.R. Tolkien l’essere umano sperimenta uno sguardo nuovo sulla realtà. La letteratura del Professore di Oxford permette di vedere tutte le cose in maniera rinnovata, risplendenti di una primigenia bellezza. Percorrendo la Terra di Mezzo si possono incontrare creature immaginarie e creare confronti audaci con figure leggendarie vissute tra mito e realtà. Le vicende raccontate nei libri tolkieniani possono diventare una luce che illumina la riflessione filosofica, gli scenari naturali del mondo conosciuto, le parole scritte nei testi di grandi autori del passato. Affinché tutto questo possa compiersi e lo sguardo si rinnovi, è necessario mettere in discussione le proprie certezze e le facili catalogazioni: bisogna lasciare l’Anello per essere veri rinnovatori.

L'autorità è la capacità di far crescere, di generare, di creare. Un potere che non è potere perché, mentre questo è in grado di imporsi senza far accadere nulla, quella è l'attitudine di far accadere senza bisogno di alcuna imposizione. Il potere schiaccia, l'autorità solleva. Possiamo interpretare l'autorità come la cifra distintiva dell'essere umano rispetto all'animale: solo l'uomo è in grado di realizzare qualcosa dove prima non c'era nulla. Non a caso definiamo autore colui che inventa, che scrive cose nuove a partire dal proprio ingegno, colui che è origine principale di un fatto. La differenza è che chi per primo scrive un testo o scolpisce un'opera è l'autore di questa; chi fonda una famiglia, un'azienda, una città, uno stato o un impero è un'autorità. Se però, oggi, quando pensiamo all'autorità ci viene in mente un qualcosa di connesso alla costrizione, all'obbligo, all'oppressione, o nel più ottimistico dei casi alla fama o al riconoscimento sociale, è perché nel tempo la comprensione del significato originario, primigenio, genuino del concetto si è andata profondamente modificando.