Libri di Raffaele Ciccarone

sono i materiali combusti, le scorie radioattive, i materiali inerti, non riciclabili, il biossido di carbonio, gli scarti della combustione, gli scarti della produzione, le parole sporcificate. Ciccarone prende in parola la parola di Hölderlin e per scrivere poesia adotta i pensieri di un marziano che pensa gli umani: «solo i pensieri che non comprendono se stessi sono veri» ha scritto Adorno ed è vero, perché è stato il «reale» che ha frantumato la «forma» panottica e logologica della tradizione della poesia novecentesca. Raffaele Ciccarone ne ha preso atto e si comporta di conseguenza con un bagaglio di encomiabile allegrezza e leggerezza. È l’allegria lunaire della poesia kitchen. I versi di Ciccarone sono equivocidi significanti, errori di manifattura, colpi di scherma in punta di fioretto, scambi della catena di montaggio delle parole biodegradate, inutilizzabili, riadattate e ricompostate. Sono queste parole che richiedono la distassia e ladismetria, sono le parole combuste che richiedono un nuovo abito fatto di salti della immaginazione senza fili. Il «reale» del distico di Ciccarone è dato dalla compresenza e complementarietà.

"Sull'orlo" è il titolo comprensivo che raccoglie questi tre racconti, Anselmo voleva volare, La ninfa della cala, e Capelli rossi e occhi verdi come il mare. Il titolo vuole fungere da linea immaginaria che in apparenza sembra dividere, separare i singoli racconti, e che a ben vedere li unisce, accomunati come sono dall’atto di passare, per incanto, dalla realtà a un mondo irreale e fantastico. Infatti, con Anselmo scopriamo il desiderio ancestrale di imparare a volare, Roberto ci insegna che solo il fantastico sa come vivere con un amore avvolto nel vortice dell’essere e non essere e Ciro a sfidare le forze ignote della natura per affrontare avventure chimeriche.