Affiori

Enrico è un avvocato, un borghese, uno con la vita semplice. L'arredamento della sua casa a Prati è composto da pezzi unici, ha una moglie sensuale e un figlio intelligente. Tutti i suoi desideri, si può dire, sono stati realizzati. Ma ha un segreto che c'entra poco con la sua vita, o forse c'entra troppo. Enrico sta scrivendo un saggio: le Vite parallele di Karl Marx e Charlie Gnocchi sulla falsariga di Plutarco. Charlie è un suo caro amico, lo ha conosciuto al bancone di un bar anni prima. Un personaggio curioso, che al posto del denaro utilizza il baratto. Dietro l'improbabile stesura di questo saggio c'è l'inseguimento di un amore giovanile mai realizzato: Giulia. Enrico la rincontra un pomeriggio dopo lavoro, per caso, nella libreria Odradek. In un mondo di ideologie effimere e contradditorie, la materialità appare come l'unica soluzione per una vita soddisfacente. Attraverso una farsa divertente l'autore riesce a canzonare le incongruenze del tanto diffuso radical chic, emblema di molte personalità di spicco e gruppi sociali, di cui viene rivelata la dissonanza ideologica con leggerezza e simpatia.

Alcune esistenze sembrano segnate dalla nascita e condannate ad un destino di ombre e fragilità. La vita di Gianluigi Silvestri, “Gigio”, è una di queste, che lotta per trovare un'alternativa percorribile all'isolamento, alla frustrazione, alla robustezza con cui il dolore si insinua nella propria anima. Quando tutto assume la sembianza del buio, è difficile non farsi sporcare, e poter davvero dire di essere innocenti.

Una città sfuggente e impossibile da contenere in una sola storia. Amori, affetti, famiglia, solitudini, riflessioni e ricordi vibrano nel contesto di una Roma che è, di volta in volta, conforto, compagna ma anche nemica, poi di nuovo pura gioia ed eterno conflitto. Nell'insieme di questi testi si scoprono ricordi, piccoli avvenimenti, scorci inconsueti. Dal Colosseo alla Caffarella, passando per i quartieri più noti e quelli periferici, Roma prende vita attraverso le parole di autori che l'hanno vissuta in diversi momenti ma con lo stesso pensiero: sentirsi a casa.

La Sicilia, le sue strade tortuose, le sue tradizioni e i suoi piatti tipici. Un panorama che non smette mai di sorprendere. Bryan, un ragazzo americano dallo spirito libero, decide di intraprendere un giro per l'isola più suggestiva di Italia alla ricerca delle proprie origini. La sua più fedele compagna è una Lambretta, che diventa il mezzo tramite cui compiere un viaggio non solo metaforico nel suo passato. Tra incontri indimenticabili ed esperienze inaspettate, il protagonista ci porta con sé in posti che non potremmo cogliere da così vicino se non attraverso la sua personale ricerca. Essa si intreccia con il tessuto vivo della Sicilia e ci offre uno specchio reale della società e dell'intero Paese.

L'antologia nasce dal Corso di Scrittura della Giulio Perrone Editore, durante il quale ogni partecipante si è messo alla prova nella stesura di un racconto breve. Gli autori hanno avuto l'occasione di misurarsi con le principali tecniche e fasi del laboratorio di scrittura: dallo sviluppo dell'idea alla struttura del testo, dalla prima stesura alla conclusione, dando vita a un prodotto finale definito, frutto di ispirazione, cura e impegno. Raccontare se stessi e gli altri non è mai facile: le emozioni, dalla gioia al dolore, dal rimpianto nostalgico alla più pura rivelazione costituiscono gli elementi cardine del nostro sentire. Capire lo spazio attraverso i sensi, esplorando le percezioni più intime che conducono negli angoli nascosti dell'essenza ultima: è questo che fanno le storie narrate nella raccolta. Dai toni drammatici a quelli scanzonati ogni racconto è un esperimento di chi ha voluto mettersi in gioco con le parole per cimentarsi nell'arte del raccontare.

Il caldo della Puglia e quello della Spagna. I muretti a secco tra gli ulivi e le strade della Rambla. Il sorriso e i vent'anni di Nina si muovono sinuosi tra le pagine di questi racconti. Nina, figlia di genitori emigrati in Spagna, sente la necessità di conoscere la terra natale: torna in Puglia, e lo fa da sola, in estate, in un tempo libero da impegni. Un viaggio intimo e solitario, un percorso senza sconti alla scoperta di vecchi sapori e nuove emozioni. Ad accompagnarla, una Vespa Piaggio 125 bianca dell'89, veicolo affidabile come il cavallo per Don Chisciotte grazie al quale celebrare tutta la bellezza, l'arte, le tradizioni e le vicende familiari di una Puglia carica di incanto, sospesa tra il bianco lucente delle masserie, il verde ribelle della macchia mediterranea e il blu profondo di un mare che sa anche ascoltare. Sembra di sentirlo il suono del le onde e del vento, quello che spettina i capelli di Nina in questo viaggio nel tacco della penisola, tra leggende, l'allegria di chi rinasce e la magia inconsapevole di ogni storia.

Le antologie in cento parole sono un progetto portato avanti per lanciare una sfida a tutti gli autori desiderosi di mettersi in gioco ed esplorare le possibilità e le molteplici sfaccettature del racconto breve, anzi brevissimo. Dall'amore ai vizi capitali, ai luoghi della quotidianità, i racconti spaziano tra i temi più disparati, narrati dalle penne varie e personali dei diversi autori, campioni di brevità e incisività. I racconti in cento parole sono pillole di storie, di umanità e di vite vissute – e da vivere – da gustare in pochi minuti e non lasciar più andare. Il sole che picchia. Il rumore delle onde. La sensazione della sabbia sulla pelle. L'estate che arriva non bussa, soprattutto nei ricordi dei protagonisti degli autori: così, l'infanzia di alcuni si fonde con un presente sul bagnasciuga di altri. L'estate porta con sé quella ventata di freschezza accompagnata dall'odore dei gelsomini nell'aria. Con Cartoline estive si vuole regalare al lettore uno spazio, uno spazio leggero come il soffio della brezza del mare, uno spazio in cui rifugiarsi quando le giornate si allungano e le sere prendono il sapore di un gelato di un'altra epoca. Ecco allora che l'estate diventa stagione di tutti: abbiamo chiesto a diversi autori e autrici di mettersi alla prova scrivendo un racconto in cento parole sulla stagione estiva come espressione di un immaginario fatto di incontri, piaceri e nostalgici ricordi. Come sempre, ad accompagnarci saranno le loro storie.

A Hornbeam Bay si muore dolcemente, salpando su una barca realizzata con cura e poesia, come la Milton, imbarcazione leggendaria che adesso accoglierà il sonno e il riposo della signora Jacobs. È per questo che tutto il paese si sta preparando e per l'occasione Elhoen Harper, dopo una lunga assenza, torna dove è nata e cresciuta, facendo i conti con ciò che è rimasto immutato, come i giorni d'estate in cui la tortora cantava e le amicizie di bambini si cementificavano, e con ciò che invece la vita ha segnato profondamente, stravolgendolo. Il rapporto fraterno con Gracie Jacobs, la pesca dei granchi con Deepy Crab Jr., che ha una folla nella testa e per questo ha imparato a comunicare in un modo tutto suo, le cerimonie dell'addio di chi sceglie di andarsene per mare, niente ha perso la sua magia: Simona Sofia Sasso racconta con delicatezza i luoghi dell'anima, quelli a cui basta un odore, un tocco, un suono per tornare prepotenti nei sensi e nella mente, facendo dei suoi abitanti creature sagge e senza tempo, sempre pronte a parlare al di là degli anni.

Una camicia a righe. Le righe dei confini, tra mare e cielo. Una vita vissuta tra le righe della mente o fuori di esse, nel tentativo di rendere normale ciò che ci circonda, se mai esista una normalità quotidiana. Tornare tra le righe e poi, di nuovo, uscirne fuori: essere prigionieri di un'esistenza verticale compatta e confortante, ma allo stesso tempo ingombrante e distorta, visibile solamente alla protagonista del romanzo. Così i giorni si fanno confusi, la pioggia con la sua azione purificatrice diventa un elemento da temere, le sensazioni si fanno vive e allo stesso tempo sfocate. Restano i racconti, uniti ai ricordi fittizi della mente. Righetto sfiora con delicata sensibilità una tematica quanto mai attuale, quella della malattia mentale, sospesa tra la leggerezza delle pagine e un rapporto madre – figlia difficile da costruire. Fuori e dentro le righe, in una continua oscillazione tra un reale tangibile e un'illusoria immaginazione.

Come si fa a superare un dolore, a domare la rabbia, a scendere a patti con le azioni altrui che ci appaiono inspiegabili e crudeli? Giuliana Geusa si cala nei panni di una donna che ha conosciuto da piccola la violenza e la furia, da grande la solitudine e l'impotenza di una relazione tossica, e in quelli di suo fratello Tonio che, dopo aver subito un abbandono, non è riuscito a rimettere del tutto insieme i pezzi. Accanto a loro ci sono i fantasmi familiari del passato, moniti di dolcezza o di dolore, e il dottor P., lo psicoterapeuta che guida la protagonista nel suo percorso di guarigione e riesce poi a far breccia nel muro di sofferenza del fratello. In una narrazione sui generis fatta di frammenti acuminati come uncini e lievi come balsamo, Geusa accompagna il cammino dei suoi personaggi che sono, in realtà, tutti noi: alle prese con la memoria, l'inadeguatezza, il senso di colpa e la mancanza, ma sempre col coraggio di aprire la porta e far entrare la luce.

A Puerto Miguel il tempo sembra essersi fermato. Tra il vecchio faro e il molo della cittadina cilena il presente ha il sapore di crostacei freschi e l'odore della salsedine è cristallizzato tra le pareti azzurre e bianche dell'unica locanda del borgo e le sfumature bluastre delle onde. È in questa tranquilla cittadina che arriva Adam Sullivan, giovane reporter incaricato di raccogliere storie interessanti: e così, dopo aver conosciuto i pochi abitanti del paese, il passato dei protagonisti si intreccia a un presente di schiuma bianca e code di balene, nascosto ai confini del mondo. L'orizzonte del mondo diventa specchio di tutto ciò che si cela al di là. Ecco, allora, che il borgo di mare si fa punto di incontro: tra storie, sguardi, cielo stellato e orizzonte sconfinato. Ma soprattutto tra uomo e natura.

Claudia è americana ma ha origini napoletane: radici impossibili da ignorare, soprattutto grazie all'impronta profonda che i ricordi e le fotografie dei nonni emigrati in America hanno lasciato su di lei. È proprio il richiamo della sua famiglia partenopea che spinge la ragazza a lasciare New York per approdare in Campania, di cui scoprirà angoli e storie a bordo di un'Ape rossa, mezzo di locomozione sgangherato e insolito, ma l'unico possibile per il viaggio emotivo che Claudia compie nello spazio e soprattutto nel tempo: e quindi, non soltanto Napoli con le sue discese e salite e le sue mille anime, ma anche Procida, Salerno, i santuari e le certose. Ogni autrice di Diario partenopeo ha scritto una pagina del diario di Claudia, protagonista comune a tutti i racconti, spostandosi tra il mare e le montagne campane, tra i sapori, le tradizioni, le storie più conosciute e quelle dimenticate, per comporre l'identikit di una famiglia, di un luogo, di un pezzo di storia.